06/12/2007, 00.00
LIBANO
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Beirut si prepara al settimo rinvio dell’elezione del presidente

Maggioranza e opposizione di dicono d’accordo sul nome di Sleiman. Il ministro degli esteri francese cerca di risolvere il contrasto, che formalmente è su come emendare la Costituzione, in realtà riguarda composizione e poteri del futuro governo.
Beirut (AsiaNews) – Si prepara la settima fumata nera per l’elezione del presidente della Repubblica libanese. Appare del tutto improbabile, infatti, che entro oggi maggioranza ed opposizione riescano a trovare un accordo. “Ci vediamo più tardi”: è tutto quello che ha detto ai giornalisti, a  fine mattinata, il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner, che sta conducendo un tentativo di mediazione. Kouchner usciva da un incontro con il capo della maggioranza, Saad Hariri, e con Nabih Berri, presidente del Parlamento e capo di Amal, movimento sciita all’opposizione.
 
Raggiunto, almeno a quanto tutti dicono, un accordo sul nome del capo dell’esercito, generale Michel Sleiman, come futuro capo di Stato, a dividere c’è, formalmente, il modo col quale emendare l’art. 49 della Costituzione, che esclude l’elezione alla massima magistratura di dirigenti statali, a meno che non abbiano lasciato il loro incarico da due anni. L’emendamento andrebbe presentato dal governo, ma l’opposizione guidata da Hezbollah si rifiuta di votare un documento proveniente da un esecutivo che essa considera illegittimo e chiede le dimissioni preventive del Gabinetto. Che rifiuta di lasciare.
 
Oggetto del contrasto sono in realtà alcune precondizione poste dall’opposizione: una decisione preventiva sulla composizione del prossimo governo – dopo le immediate dimissioni di quello di Fouad Siniora – nel quale vuole una minoranza “di blocco”, capace cioè di fermare qualsiasi decisione governativa; una nuova legge elettorale e voto nel 2009, quando il nuovo presidente della Repubblica dovrebbe dimettersi, rinunciando agli altri quattro anni di mandato.
 
Inascoltate le parole che ancora ieri hanno detto i vescovi maroniti, che hanno evidenziato la drammaticità di un Paese senza presidente e chiesto di non porre precondizioni alla sua elezione. (PD)
 
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