24/02/2015, 00.00
ISRAELE - PALESTINA
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Betlemme: l’esercito israeliano spara contro i manifestanti, muore un giovane palestinese

La vittima è il 19enne Jihad al-Jafari, simpatizzante del movimento Fatah. L’incidente è avvenuto nel campo profughi di Dheisheh, poco distante dalla città. I soldati sarebbero stati attaccati con pietre e hanno risposto aprendo il fuoco contro i dimostranti. Portavoce esercito israeliano conferma: “I nostri soldati si sentivano in pericolo e hanno sparato”.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Nella notte le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso un manifestante palestinese di 19 anni nel campo profughi di Dheisheh, poco distante da Betlemme, in Cisgiordania. Fonti mediche aggiungono anche che vi sarebbero diversi feriti fra gli ospiti del centro di accoglienza; l'esercito israeliano parla di un soldato ferito. La vittima è Jihad al-Jafari, un sostenitore del movimento Fatah, legato al presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas; il giovane è stato colpito da un proiettile in pieno petto ed è morto poco dopo per dissanguamento.  

Un portavoce dell'esercito israeliano racconta che un gruppo di palestinesi avrebbe iniziato a lanciare sassi e oggetti infuocati verso alcuni soldati di stanza nella zona "per una operazione militare". Nell'attacco un soldato è rimasto ferito. Sentendosi aggrediti e minacciati, continua il portavoce militare, le truppe hanno aperto il fuoco "verso il leader dei rivoltosi, che è stato colpito".

Testimoni riferiscono che il giovane è stato raggiunto dai proiettili mentre "si trovava sul tetto dell'abitazione dei propri genitori"; l'esercito israeliano avrebbe "impedito ai medici di raggiungere in tempo il ferito". Al-Jafari sarebbe deceduto prima di raggiungere l'ospedale di al-Yamama. Tuttavia, non vi sono conferme ufficiali e anche sul fronte israeliano trapelano solo pochi dettagli. 

Lo scontro della notte è un ulteriore segnale della crescente tensione fra israeliani e palestinesi, alimentata negli ultimi mesi da attacchi mirati e rappresaglie che hanno causato morti e feriti su entrambi i fronti. Inoltre, dalla fine della guerra di Gaza nell'estate scorsa, in Israele vi sono stati diversi attentati eseguiti da "lupi solitari", singole persone non appartenenti a gruppi e organizzazioni. In risposta, l'esercito israeliano ha compiuto raid e operazioni di polizia nei campi profughi e nelle case dei palestinesi in Cisgiordania, arrestando decine di persone. 

Secondo la Palestinian Prisoners Society, le forze di sicurezza israeliane hanno fermato almeno 350 palestinesi nel solo mese di gennaio.

L'accresciuta tensione è coincisa con le pressioni e manifestazioni dei coloni ebrei che volevano pregare (e occupare) la Spianata delle moschee a Gerusalemme, violando lo status quo della città.

I colloqui di pace, sponsorizzati dagli Stati Uniti, fra Israele e Palestina si sono interrotti nell'aprile scorso e sembrano ormai su un binario morto. In questi mesi il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha avviato una serie di azioni unilaterali alle Nazioni Unite, volte a ottenere la fine dell'occupazione israeliana a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, e il riconoscimento ufficiale dello stato palestinese. 

 

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