18/01/2013, 00.00
BHUTAN – INDIA
Invia ad un amico

Bhutan, diviso tra il “Pil della felicità” e la persecuzione anticristiana

di Nirmala Carvalho
Il presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) denuncia lo sfruttamento delle leggi anti-conversione per perseguitare i non buddisti, in particolare i cristiani. In Bhutan esiste una formale libertà di culto, ma i cristiani non possono costruire chiese, né dire messa in pubblico.

Timphu (AsiaNews) - Invece di promuovere il "Pil della felicità", il Bhutan deve "garantire piena libertà di culto ai cristiani del regno". Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), lancia questo appello in vista della 64ma Festa della repubblica dell'India (il prossimo 26 gennaio), quando il re del Bhutan, Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, parteciperà alla parata come ospite d'onore. Quel giorno, il popolo indiano celebra l'adozione della Costituzione e la dichiarazione dell'India come Stato laico. Per il leader cristiano è l'occasione per parlare delle leggi anti-conversione in vigore, uno strumento usato per "perseguitare i missionari cristiani" e le piccole comunità.

Inventato nel 1972, il "Pil della felicità" (Gross National Happiness, Gnh) si basa su quattro pilastri: sviluppo sociale equo e sostenibile; sostenibilità ambientale; promozione della cultura e delle relazioni; buon governo. Il Centro studi per il Bhutan ha diviso tali pilastri in nove categorie di riferimento, per un totale di 72 indicatori. Essi includono aspetti "oggettivi" e "soggettivi" della valutazione del benessere economico: utilizzo del tempo; benessere psicologico; stato di salute; vitalità della comunità; varietà culturale; livello d'istruzione; tenore di vita; buon governo; varietà ambientale. In base ad esso, oggi più del 66% della popolazione - che conta 742mila persone - è "sufficientemente felice".

Dal 2006 il governo del Bhutan ha iniziato a promuovere una democrazia formale, dopo secoli di monarchia assoluta che proibiva la pratica di religioni diverse dal buddismo. Varata nel 2008, la nuova Costituzione prevede - almeno in via ufficiale - libertà religiosa per tutti i bhutanesi, previa segnalazione alle autorità competenti. Negli anni sono sorti così alcuni templi indù. Tuttavia, ancora oggi i cristiani non possono costruire chiese e celebrare la messa in pubblico.

La situazione è peggiorata con l'approvazione di alcune leggi anticonversione nel 2010. "Queste - spiega Sajan George - dovrebbero vietare le conversioni ottenute con la forza o con soldi, e prevedono tre anni di prigione per 'proselitismo'". Tuttavia, aggiunge, "come accade in alcuni Stati indiani, esse vengono sfruttate per perseguitare i cristiani, producendo false accuse di conversioni forzate. Spesso, queste leggi colpiscono anche le opere di carità". In India sono sette gli Stati che prevedono leggi anti-conversione: Orissa, Madhya Pradesh, Chhattisgarh, Arunachal Pradesh, Gujarat, Rajasthan e Himanachal Pradesh.

"Il Pil della felicità - sottolinea il presidente del Gcic - è promosso e pubblicizzato come indicatore affidabile di sviluppo. [Al contrario] è solo un concetto fluido, aleatorio e alienante per l'essere umano. Il regno deve affrontare ancora molte sfide [come quella della libertà religiosa] per raggiungere uno sviluppo integrale. Come ha detto Benedetto XVI, il progresso materiale non ha reso sempre le persone più felici o libere. La vera felicità può essere raggiunta solo attraverso Dio e la fede".

 

 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Bhutan, al via le elezioni per il parlamento. Silenzio su libertà religiosa e pulizia etnica
31/05/2013
Bhutan, "per essere più felici" solo automobili elettriche
03/07/2014
“Il prodotto interno lordo della felicità” per la prima volta nell’agenda Onu
22/07/2011
Bhutan: condannati per una videocassetta su Gesù
15/06/2006
Bhutan: dopo 8 mesi di carcere, liberi due cristiani accusati di proselitismo
04/08/2006


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”