27/10/2006, 00.00
BHUTAN
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Bhutan, solo i diplomati potranno candidarsi alle prime elezioni "democratiche"

di Prakash Dubey

Secondo un sacerdote della zona, dato il basso tasso di alfabetizzazione del Paese, i candidati saranno solo i figli dell'elite buddista che ha governato fino ad ora.

Thimphu (AsiaNews) – La nuova Costituzione del Bhutan, che avrebbe dovuto portare un rinnovamento politico e sociale nel Paese, rischia invece di ridare il potere a quell'oligarchia buddista che ha governato fino ad ora. Secondo uno degli articoli costituzionali al momento allo studio dei legislatori, infatti, solo chi ha un diploma di studio potrà candidarsi alle elezioni parlamentari del 2008.

Un sacerdote cattolico della diocesi di Darjeeling, p. Alex Gurung, spiega ad AsiaNews che questa "è un'arma a doppio taglio. Se da una parte garantisce un livello medio di istruzione di coloro che dovranno governare il Paese, dall'altro riporta sugli scranni i membri dell'elite buddista che il popolo voleva allontanare".

Infatti, "il grado di alfabetizzazione del Paese si ferma al 42 %, il più basso di tutta l'Asia meridionale, ed i diplomati sono 3mila su una popolazione di 600mila abitanti. Non è necessario ricordare che chi ha avuto accesso agli studi è figlio di chi ha governato fino ad ora".

Il sacerdote sottolinea che "i poveri e la classe media, la maggioranza del Paese, non avrà accesso ai suoi posti chiave. Vedo molta sfiducia nel nuovo governo ed in questa legge elettorale, che invece di portare democrazia rappresenta un proseguimento del vecchio regime".

Nel testo di legge, che verrà votato tramite referendum nel 2007, si legge inoltre che "non può candidarsi chi ha sposato una persona non bhutanese di nascita.

La nuova Costituzione prende il posto di un decreto reale del 1953 che "conferiva potere supremo al re". L'attuale dinastia Wangchuck è al potere dal dicembre del 1907: il sovrano del Paese, Jigme Singye, ha abdicato lo scorso dicembre in favore del figlio ed ha deciso di dare il via libera alle elezioni parlamentari che, dal 2008, daranno buona parte del potere ad un primo ministro eletto dal popolo.

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