09/01/2007, 00.00
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Bombe a Shenzhen; pacifici attivisti picchiati a morte: la crisi dell'ordine sociale

La polizia ha difficoltà a contrastare i criminali che a Shenzhen seminano bombe per la strada, ma picchia a morte pacifici attivisti. Un importante membro del Politburo invita le autorità ad affrontare le proteste sociali sul nascere.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nel Paese è sempre più difficile garantire la sicurezza pubblica: a Shenzhen (Guangdong) la polizia non riesce a fermare chi semina bombe per la strada, ma a Shanghai un pacifico attivista è morto per le percosse subite dalla polizia.

 

Per le autorità occorre "garantire la stabilità sociale" affrontando ed eliminando le rivolte sul nascere. Ieri Luo Gan, uno dei nove membri del Comitato permanente del Politburo, durante una visita nello Shandong ha invitato i dipartimenti giudiziari a intervenire alla fonte delle proteste sociali. Luo è uno dei “duri” del Partito sin dall’epoca di Jiang Zemin ed è stato più volte accusato di tortura e genocidio, in specie dal Falun Gong. Lo Shandong è una delle regioni dove maggiori sono le proteste sociali, come quelle promosse dall’attivista Chen Guangcheng che ha denunciato aborti forzati da parte di funzionari pubblici e che è stato incarcerato e condannato dopo un processo contraddistinto da intimidazione contro testimoni e avvocati. Il governo non riesce a impedire le sempre più frequenti proteste sociali, nonostante il diffuso uso della forza, ed ha difficoltà a combattere la criminalità nelle grandi città.

 

A Shenzhen, cuore trainante del boom economico, nei giorni scorsi sono esplose due bombe tra i passanti. La sera del 7 gennaio nel distretto di Baoan un ordigno è esploso ferendo al volto e agli arti un ragazzo di 13 anni che giocava per la strada. L’esplosione segue quella del 3 gennaio nella zona di Shazui, distretto di Futian, che ha ucciso due bambini di 5 e 8 anni e ferito un altro di 9. Dalla descrizione del superstite sembra trattarsi di una granata a mano e un medico ha detto che nel corpo aveva frammenti di bomba.

La polizia in entrambi i casi si limita a dire che si tratta di “oggetti non identificati” e che comunque sono “azioni non volontarie”. Ma i residenti non credono che siano incidenti e ricordano che a Shazui un mese fa la polizia ha fatto un’incursione contro i crimini sessuali, identificando centinaia di prostitute e loro clienti e esponendoli in pubblico come monito. Molti ritengono che questi “incidenti” siano una reazione delle organizzazioni criminali contro l’incursione e ricordano che nel 2003, dopo una analoga operazione, ignoti cercarono di far esplodere una bomba contro una pattuglia della polizia nel distretto di Baoan.

 

Intanto le pubbliche autorità “intervengono alla fonte” delle proteste, impedendo con la violenza persino la presentazione di petizioni, come mostra il caso di Duan Huiming, attivista di 48 anni, morto il 2 gennaio presso l’ospedale Ruijing di Shanghai dopo le percosse subite il 3 dicembre da poliziotti.

Duan e altri attivisti sono stati intercettati dai funzionari davanti alla Nong Ji Guest House al Qian Men a Pechino, picchiati e poi riportati a Shanghai. L’attivista Wang Liqing racconta che “c’erano 12 poliziotti che percuotevano una persona (Huiming). Lo hanno pestato e colpito con calci. E’ stato colpito con tale forza che ha sanguinato dal cranio e da altri organi”.

 

Anche sua sorella Duan Chunfang è stata percossa e ferita al volto. Molti attivisti dicono che erano presenti oltre 50 poliziotti e anche il capo sezione Gao Weiguo, che hanno assistito al pestaggio a sangue senza intervenire. Sanguinante e incapace a camminare, Duan Huiming è stato poi caricato sul treno n. 1461 per Shanghai, dove è stato imprigionato al Centro detentivo Huangpu per “disturbo della quiete pubblica”. Il 4 dicembre è stato condannato a un anno di campo di lavoro e subito tradotto a scontare la pena. Al campo di lavoro il 28 dicembre ha perso d’improvviso i sensi ed è stato portato all’ospedale Ti Lan Qiao, dove è stato classificato “in condizioni gravi”.

 

Il 31 dicembre è stato portato con la forza dall’ospedale alla stazione di polizia di Waitan, dove gli hanno offerto di tornare a casa. Dopo che ha rifiutato, per evitare che la autorità evadessero le loro responsabilità, è stato di nuovo percosso e poi portato con la forza e lasciato davanti a casa della sorella. Il pomeriggio del 1° gennaio Duan è stato portato all’ospedale Ruijing.

La sorella Chunfang racconta che dalla visita medica è risultato in pessime condizioni, con “gravi emorragie interne al torace causate da traumi esterni”, sangue nella parte superiore del tubo digerente, nei reni e nel dorso e fratture gravi al torace. “Una tomografia computerizzata ha mostrato un grumo di sangue nel cervello”.

 

E’ deceduto in ospedale il 2 gennaio, con una diagnosi di “leucemia acuta”. La famiglia ha rifiutato la cremazione del corpo e ha chiesto un’autopsia per accertare le cause della morte. (PB)

 

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