10/02/2017, 11.15
EGITTO
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Cairo: la polizia mette i sigilli ad Al-Nadim, ong in prima linea contro le torture nelle carceri

di Loula Lahham

Le autorità hanno sospeso le attività di una delle più importanti organizzazioni del Paese a difesa dei diritti umani. Il custode del palazzo fermato e sottoposto a interrogatorio. Il centro fornisce sostegno psicologico e riabilitazione sociale alle vittime. Attivisti e ong denunciano la crescente stretta delle autorità verso le associazioni pro diritti umani. 

 

Il Cairo (AsiaNews) - La polizia egiziana ha messo ieri i sigilli al centro Al-Nadim, una delle più importanti organizzazioni a difesa dei diritti umani di tutto il Paese. Una associazione conosciuta e apprezzata per il suo lavoro di denuncia degli abusi e per l’opera altrettanto meritoria di riabilitazione e recupero delle vittime, con una particolare attenzione agli ex detenuti oggetto di torture durante il periodo di prigionia. 

Sulla propria pagina Facebook Aïda Seifal-Dawla, fondatrice dell’ong egiziana, ha affermato che “ieri mattina, all’arrivo, i dipendenti hanno trovato le porte della struttura sigillate dalla polizia”. L’attivista ha inoltre aggiunto che “il portiere dell’edificio è stato sottoposto a termini di custodia per interrogatorio”. 

Il blocco di ieri giunge al termine di una serie di tentativi messi in atto in passato dal governo e dai suoi accoliti per cercare di fermare la struttura e il lavoro compiuto al suo interno. Nell’arco dell’ultimo anno questo è già il terzo tentativo di interrompere con la forza le attività del centro. 

Infatti, circa un anno fa, questo centro ha cominciato una battaglia giuridica contro una decisione del tribunale che voleva bloccarne le attività, in seguito all’ordine di chiusura emanato dai responsabili amministrativi. Il ministero egiziano della Sanità aveva dichiarato all’epoca che il centro aveva violato delle regole, non meglio precisate, ma il direttore del centro ha risposto che la decisione era motivata da ragioni politiche. 

Inaugurato nel 1993, il centro fornisce alle vittime un sostegno psicologico e una riabilitazione sociale; al contempo esso ha promosso delle campagne mediatiche contro il ricorso alla tortura in prigione. 

Il centro dirige e pubblica con regolarità dei rapporti sulle violazioni commesse dalle forze di sicurezza, i casi di omicidi e di tortura che si verificano nelle carceri egiziane. Gruppi di difesa dei diritti dell’uomo affermano che molte delle persone arrestate non vengono nemmeno segnalate dalle autorità; da parte sua, il governo egiziano nega queste accuse, sebbene siano ben comprovate dal rapporto pubblicato nel gennaio di quest’anno proprio da Al-Nadim. 

Analisti ed esperti sottolineano che la decisione di chiudere il centro si inquadra nel contesto delle recenti iniziative in chiave repressiva messe in atto dal governo contro organizzazioni pro diritti umani e realtà della società civile, insieme alla stretta sulle opposizioni. Il centro Al-Nadim fa parte di un certo numero di Ong oggetto di inchiesta, per aver - secondo l’accusa - ricevuto fondi dall’estero illegali e in violazione alla legge. 

Amnesty International e altri gruppi attivisti hanno condannato con forza questa decisione delle autorità del Cairo. Essa mostra, sottolineano, che il centro è una delle sole ancore di salvezza per le vittime della tortura e delle sparizioni forzate nel Paese. 

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