22/10/2018, 10.46
LIBANO - VATICANO
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Card Raï: cittadinanza e appartenenza contro la ‘desertificazione’ cristiana in Medio oriente

Al Sinodo dei giovani il patriarca maronita rilancia l’impegno a salvaguardia della presenza nella regione. I cristiani rappresentano “la base culturale”. Mantenere l’identità dei cristiani orientali in Occidente e nei Paesi della diaspora. Evitare la ghettizzazione e l’indifferenza al tema dell’appartenenza ecclesiale. 

 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Cittadinanza e appartenenza alla propria terra, per scongiurare il pericolo di una “desertificazione” della presenza cristiana non solo in Libano, ma in tutto il Medio oriente. Sono i due punti fissati dal patriarca maronita card Beshara Raï, fra i partecipanti al Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani in corso dal 3 al 27 ottobre in Vaticano. “A livello personale” afferma il porporato in un intervento ripreso dal giornale cristiano libanese L’Orient-Le Jour (LOJ), questo Sinodo “mi ha fatto scoprire nuovi orizzonti”. 

“Sto pensando a come potrei, al mio ritorno, incoraggiare una nuova dinamica che ha per obiettivo strategico quello di aiutare i giovani cristiani, tutti giovani cristiani, siano essi del Libano, della Siria o dell’Iraq, o altrove, a non disertare l’Oriente” sottolinea il card Raï. Egli ha quindi aggiunto che “la presenza cristiana è una necessità assoluta in Medio oriente”, perché la “base culturale” su cui poggia la regione è una “base cristiana” e “non abbiamo alcun diritto di abbandonarla”. 

Il capo della Chiesa maronita, che oggi incontra papa Francesco in udienza, ha insistito sull’importanza della “educazione alla cittadinanza”, cioè avere diritti e doveri alla pari con gli altri gruppi etnico-religiosi, in particolare i musulmani. Egli ha quindi auspicato che questo elemento di base sia accompagnato da “gesti fattivi”, come “l’arruolamento di cristiani libanesi nelle forze armate e nei servizi di sicurezza o nelle pubbliche amministrazioni” del Paese del cedri e degli altri Stati che compongono la regione. 

Nei giorni scorsi il porporato è intervenuto in assemblea generale, dove ha sollevato il problema della presenza delle Chiese orientali al di fuori del territorio patriarcale, nelle diocesi appartenenti alla Chiesa latina. Egli si è rivolto alla Santa Sede e alle varie diocesi, perché aiutino le Chiese orientali - maronita, caldea, assira, etc - a “mantenere la loro identità” e a “permettere la comparsa di strutture ecclesiali orientali autonome” nei territori. La loro assenza, avverte, “rallenta l’azione delle Chiese orientali nei Paesi dell’emigrazione”. 

Infine, il patriarca maronita ha approfondito il tema della cittadinanza e della presenza dei cristiani orientali all’interno delle società occidentali, caratterizzate da un elemento multiculturale e multietnico. Vi sono due minacce, avverte: il ripiegamento su se stesse e la ghettizzazione da un lato e l’indifferenza al tema dell’appartenenza ecclesiale dall’altro, in nome di un diffuso relativismo verso ogni credo religioso. Ecco perché, avverte, vanno rafforzati gli elementi dell’appartenenza e dell’educazione alla cittadinanza e al bene comune. 

“Bisogna mettersi più all’ascolto ed essere capaci di cambiare - conclude il porporato - e queste sono le due grandi sfide che dovrà affrontare la gerarchia ecclesiastica negli anni a venire, come fanno notare i partecipanti al Sinodo. Tuttavia. dall’ascolto la Chiesa deve passare sempre più alla conversazione, essere capace di accogliere tutte le diversità che compongono la gioventù di oggi”.

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