17/10/2016, 13.47
GIORDANIA - VATICANO
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Card Sandri: il memoriale di Mosé in Giordania luogo di misericordia e dialogo interreligioso

L’inviato speciale del papa ha presieduto la cerimonia di riapertura del Memoriale sul Monte Nebo. L’augurio di pace per le giovani generazioni del Medio oriente “in una gara reciproca alla carità”. Il santuario sia luogo di “esperienza” di pace e convivenza. L’appello al “cammino ecumenico fra le Chiese” in Oriente in cui “si sono consumati gli scismi”. 

 

Amman (AsiaNews) - La riapertura del memoriale di Mosé sul Monte Nebo è un avvenimento storico, perché esso è un crocevia di “dialogo” e di “incontro” per i fedeli delle tre grandi religioni monoteiste - cristianesimo, islam ed ebraismo - nate “in questo amato Medio oriente”. È quanto ha sottolineato il card Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali e inviato speciale del papa, durante la messa celebrata ieri per la riapertura del Santuario-Memoriale in Giordania. Il porporato ha quindi aggiunto l’auspicio che esso “resti sempre un luogo in cui i pellegrini imparano a essere misericordiosi”.

Nel fine settimana in Giordania ha riaperto al pubblico il memoriale di Mosé sul Monte Nebo, dove visitatori e fedeli possono tornare ad ammirare alcuni tra i mosaici più belli nel regno Hascemita, assieme alla basilica che li contiene.

Esso è il luogo in cui, secondo la Bibbia (Deuteronomio 34), Dio ha indicato a Mosè la Terra Santa e dove il profeta, venerato dalle tre religioni monoteiste, è morto.Sebbene nessuno abbia mai saputo dove fosse il luogo della sua sepoltura (come dice lo stesso testo sacro), nel tempo comunità di monaci si sono stabilite sul Monte Nebo. Con la loro opera e le loro preghiere esse hanno perpetuato la memoria di Mosè attraverso i secoli. 

Alla solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal card Sandri erano presenti anche il nunzio apostolico in Giordania mons. Alberto Ortega Martin, il Custode di Terra Santa fra Francesco Patton, il ministro giordani del Turismo Lina Annab, il governatore e il sindaco di Madaba. Alle personalità di primo piano della politica, delle istituzioni e della Chiesa locale si aggiungono anche diplomatici, sacerdoti, suore, religiosi e moltissimi fedeli. 

Nell’omelia l’inviato speciale del papa ha ricordato “le giovani generazioni di questo amato Medio oriente”, auspicando che possano essere “accompagnate sulla soglia di un’esistenza di pace nei loro Paesi, nella convivenza pacifica tra le religioni e le culture in una gara reciproca alla carità e alla costruzione del bene comune, e mai più alla violenza”.

Richiamando il valore della libertà religiosa, il porporato ha aggiunto: “Se come Mosè distendiamo il nostro sguardo su tutta la terra circostante, siamo consapevoli delle divisioni e delle contro-testimonianze; dei conflitti che da decenni mettono di fronte un popolo contro un altro popolo; del grido di coloro che fuggono dalla guerra e della persecuzione nella Siria e nell’Iraq, e trovano rifugio nella terra giordana”.

Puntando il dito contro la “sordità” di quanti “hanno in mano le sorti dei popoli e della Nazioni, e preferiscono preservare i mercati e i profitti, invece che salvare le vite innocenti delle donne e dei bambini” egli auspica che “questo Santuario” riaperto “nell’Anno della Misericordia, rimanga un luogo in cui i pellegrini” sono “educati” a una “esperienza” di pace e convivenza. 

Infine, il card Sandri ha ringraziato il re di Giordania per l’ospitalità e lo sforzo da sempre compiuto a difesa della coesistenza pacifica fra fedi, oltre alla grande opera di accoglienza di profughi dalla Palestina, dalla Siria e dall’Iraq. In conclusione, egli ha esortato la comunità internazionale e impegnarsi di più per garantire pace e giustizia fra i popoli e rivolto un appello “per il cammino ecumenico fra le Chiese: in Oriente si sono consumati gli scismi, nell’Oriente dove oggi è mescolato il sangue dei cristiani di tutte le confessioni”.

Prima della celebrazione, il car Sandri ha pranzato al “Ristorante della Misericordia” ad Amman, una mensa avviata dalla Chiesa per offrire un pasto ai poveri e alle famiglie bisognose; un centro gestito dai volontari Caritas e da alcuni rifugiati, al cui interno trovano dignità, un lavoro e una piccola fonte di guadagno. Il porporato ha anche visitato la parrocchia greco-melkita di Madana, dove ha sede un laboratorio di mosaico gestito da rifugiati irakeni. 

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