18/10/2016, 11.32
MYANMAR
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Card. Bo: la ripresa dei conflitti interni “è inaccettabile. Ritorniamo al dialogo”

L’arcivescovo di Yangon lancia un appello a tutta la nazione dopo le violenze riesplose negli Stati Kachin e Karen. La guerra “non è mai giusta e non può mai servire per raggiungere la pace”. La conferenza di Panglong “non sia una falsa rinascita. Coinvolgiamo le religioni nel cammino di pace”.

Naypyidaw (AsiaNews) – Gli scontri armati ripresi in più parti del Myanmar “sono inaccettabili, come è inaccettabile che il Paese scivoli ancora verso soluzioni militari. Uno Stato democratico non può permettersi un’altra stagione di conflitto. Ritorniamo al dialogo”. È l’appello che il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, ha rivolto a tutto il Myanmar a seguito dei violenti scontri che da giorni si susseguono negli Stati Kachin e Karen, dove sono morti decine di civili.

Da due mesi si è intensificata l’avanzata del Tatmaadaw (esercito governativo) nel territorio abitato dall’etnia Kachin (al confine settentrionale con la Cina). Le truppe di Naypyidaw utilizzano attacchi aerei e terrestri per colpire le postazioni del Kia (Kachin Independence Army), causando un numero indefinito di morti.

A partire dal 9 ottobre sono ripresi gli scontri anche nello Stato Karen (sud-est del Paese). Dopo che nove militari sono morti in un'imboscata dei ribelli, l’esercito governativo ha iniziato una serie di operazioni contro gli “estremisti islamici” ritenuti colpevoli del gesto. Fonti di Naypyidaw parlano di 30 miliziani uccisi e 29 arrestati. I soldati hanno isolato la regione e non permettono ai giornalisti di entrare e scattare fotografie. Le case dei musulmani – comprese le baracche di decine di migliaia di sfollati Rohingya – vengono perquisite.

I Kachin e i Karen sono due delle 135 etnie di cui il Myanmar è composto, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica con il governo centrale e la sua componente di maggioranza birmana. Divampata nel giugno 2011 dopo 17 anni di relativa calma, la guerra fra Tatmadaw e Kachin ha causato decine di vittime civili e almeno 200mila sfollati.

Gli eventi recenti, scrive il card. Bo, “hanno fatto sorgere forti preoccupazioni che la conferenza di pace Panglong [dal 31 agosto al 4 settembre scorso ndr] possa essere stata una falsa rinascita. Il conflitto esploso cos’è: guerra per la pace? Guerra e basta? La guerra non può mai essere giusta. Fare la guerra per raggiungere la pace è un’illusione che ha solo provocato ulteriori guerre nella storia”.

L’arcivescovo di Yangon pone l’attenzione sulle drammatiche condizioni dei civili, che si trovano loro malgrado in mezzo ai conflitti: “Molte persone sono sfollate. Nei campi profughi la poca distribuzione di cibo ha raggiunto livelli allarmanti. Donne e bambini soffrono la fame”. Per questo “bisogna permettere alle organizzazioni umanitarie di raggiungere questi campi”.

Proseguire nel cammino della pace, scrive il cardinale, significa riconoscere che “la nazione è costruita su fondamenta religiose. Il popolo del Myanmar è molto religioso e segue le linee guida dei leader spirituali. Perciò rendiamo i capi religiosi parte del processo di pace”. Facciamo in modo, prosegue, “che il governo nomini funzionari di diverse religioni – buddisti, cattolici, protestanti, musulmani, indù etc. – affinché lavorino per questo”.

Nel recente incontro interreligioso di Assisi, conclude il card. Bo, papa Francesco ha sottolineato l’importanza del dialogo come via previlegiata per essere fautori di pace: “Continuiamo insieme il pellegrinaggio di pace iniziato con la conferenza di Panglong”.

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