30/12/2010, 00.00
INDIA
Invia ad un amico

Card. Gracias : la libertà religiosa è la via della pace anche per l'India

di Card. Oswald Gracias
L’arcivescovo di Mumbai offre una sua riflessione sul Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace. Egli chede che i leader spirituali indiani promuovano tolleranza e pace verso gli altri credenti. “E’ estremamente penoso vedere che la libertà religiosa è negata in particolare nel nostro continente, che è la culla delle grandi religioni del mondo”.

Mumbai (AsiaNews) - Il cardinal Oswald Gracias è arcivescovo di Mumbai, e presidente della Conferenza Episcopale indiana. Ecco una sua riflessione sul tema della libertà religiosa, in India, in Asia e nel mondo, prendendo spunto dal Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2011, che sarà celebrata il 1° gennaio (cfr.: Giornata della Pace 2011: Libertà religiosa, via della pace)

“In tutte le mie diverse esperienze attraverso l’India, in 40 anni di sacerdozio, posso dire che la libertà religiosa era data per scontata. E’ negli ultimi 20 anni che la libertà religiosa è stata messa sotto accusa, e pressione, da parte di varie fazioni in India. In questi ultimi 20 anni, purtroppo, la religione è diventata motivo di gradne divisione nella nostra società. Questo è tragico, perché la religione può essere una forza potente per la coesione, la tolleranza e la crescita dell’amore, della pace e del rispetto, oltre che della solidarietà. Tristemente tuttavia nella storia recente dell’India  la religione è divenuta pretesto per divisione, intolleranza, ostilità e violenza. Per questo motivo il messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della Pace è di fondamentale importanza per la pace nel mondo. La libertà religiosa è un diritto umano basilare, e la negazione di questo diritto è una grande ingiustizia verso gli individui, la società e lo Stato, e verso la comunità globale. La negazione della libertà religiosa sarà causa infine di una reazione violenta, e della mancanza di pace.  Nel momento in cui l’India sta emergendo a livello globale, è particolarmente essenziale che la libertà religiosa sia garantita al nostro popolo, anche ai cittadini più marginalizzati e sfruttati della nostra amata patria. Nessuno può essere privato della libertà di religione, se l’India vuole rivendicare la sua autorità morale nel congresso delle nazioni.

Bisogna ricordare che i leader spirituali hanno la responsabilità di promuovere la pace, la tolleranza e l’armonia fra i loro fedeli. E’ una responsabilità di importanza vitale. Devono far crescere una cultura di pace e tolleranza grazie a una difesa vigorosa della libertà religiosa. Il ruolo dei leader religiosi deve essere esaltato nel promuovere la comprensione e nel lavoro per costruire ponti di pace e armonia fra i seguaci delle diverse fedi. Nessuno può sostenere di essere un leader religioso se promuove comportamenti violenti fra i suoi fedeli in nome della religione. I leader spirituali hanno la responsabilità di insegnare i precetti della propria fede, e ciò creerà una cultura di tolleranza e renderà più solida l’eredità spirituale indiana, che nel recente passato è stata molto macchiata di sangue.

Ma [qui in India] dobbiamo parlare anche di un altro problema, e cioè delle “Leggi sulla libertà religiosa”. Queste leggi sono state introdotte da politici, e purtroppo questi provvedimenti sono utilizzati per opprimere la nostra gente. Questa è solo una politicizzazione della religione. Ora per alcuni libertà di religione è sinonimo di conversione. Ora è molto illogico che mentre una persona gode di molti diritti e libertà nel nostro paese - fra cui il diritto di cambiare il governo, tramite il voto -  quando si tocca il problema di fare una scelta libera e informata in campo religioso incontriamo una rigida opposizione. Libertà religiosa significa libertà di ricerca della verità e bisogna facilitare questa ricerca piuttosto che porre ostacoli. Come può un potere, o una persona diversa da me decidere qual è la verità per me? Sono accuse ridicole e senza fondamento, quelle verso la comunità cristiana, una comunità minuscola in India, che secondo le statistiche del 2001 raggiunge il 2.18% della popolazione.  L’India essendo una nazione moderna e libera dovrebbe difendere il diritto della sua gente a praticare la fede in cui crede; il diritto a cambiare fede è definito dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, all’art. 18: ‘Ciascuno ha il diritto di libertà di pensiero, coscienza e religione; questo diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà, sia da soli che in comunione con altri, in pubblico o in privato, di manifestare la propria religione o credo nell’insegnamento, nella pratica, nella preghiera e nell’osservanza dei suoi  precetti’.

E naturalmente lo Stato non può avere pregiudizi a favore di una religione in particolare. Lo Stato deve essere laico (non anti-religioso) e non deve fare discriminazioni sulla base del credo religioso. La nostra amata patria è uno Stato laico e la libertà di praticare, predicare e diffondere la propria religione è racchiuso nell’art. 25 della nostra Costituzione. Ma tristemente in molti Stati esistono persecuzione e discriminazione a causa della religione. La separazione fra Chiesa e Stato è necessaria, e presuppone un’eguaglianza di trattamento per tutte le religioni. Per creare una cultura di pace fra le religioni.

Dopo il Concilio Vaticano II un grande contributo della Chiesa cattolica in tutto il mondo è stato il Dialogo interreligioso. A molti livelli la Chiesa cattolica dell’India ha aperto centri di dialogo, e ha dato il via  avari programmi, incontri e seminari per promuovere la pace, la comprensione e la tolleranza reciproca fra le religioni e i fedeli. Grazie a questo dialogo interreligioso molti pregiudizi sono stati sostituiti dall’accettazione, dalla tolleranza e dalla coesistenza pacifica. Le nostre istituzioni  educative, i nostri ospedali cristiani, le nostre cliniche mediche, i dispensari e le altre attività sociali sono modelli di dialogo interreligioso e di lavoro per la pace. Le persone sono accolte senza badare alla fede o alla casta e trattate con dignità.

In effetti la Chiesa cattolica in India ha un ruolo di avanguardia nella promozione della libertà religiosa grazie alle opere caritative non discriminatorie. In queste opere l’85% delle persone trattate sono fratelli e sorelle non cristiani. E rendiamo servizio in aree rurali, e altre zone remote e inaccessibili a persone di ogni casta, fede e credo. La Chiesa ha aperto centri in aree remote per insegnare a leggere e scrivere, educare bambini e adulti, e aiutare con servizi sociali e sanitari. I Dalit e i tribali godono di un’attenzione speciale da parte della Chiesa; queste parti della società, oppresse, si emancipano, mentre prima erano condannate a restare in uno stato di povertà inumana, al fondo della scala sociale, a causa delle strutture economiche, sociali e religiose. Ci sono migliaia di centri della Chiesa che si occupano di bambini poveri, di persone invalide, mentalmente ritardate, molto anziane, prive di mezzi di sussistenza; e poi lebbrosi, malati di Aids/Hiv. E’ un impegno verso tutti gli esseri umani.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Fondamentalismo e relativismo, nemici della libertà religiosa e della pace
16/12/2010
Il Papa parte in treno dalla stazione vaticana per Assisi 2011
27/10/2011
Assisi 2011: pellegrinaggio, non preghiera, di tutte le religioni e di non credenti
14/10/2011
Giovane ulema pakistano ad Assisi, per promuovere il dialogo interreligioso
17/10/2011
Julia Kristeva: L’umanesimo illuminista deve dialogare con l’umanesimo cristiano
27/10/2011


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”