20/11/2015, 00.00
INDIA
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Card. Gracias: Il Congresso eucaristico non si chiude, perché l’incontro con Gesù non muore!

di card. Oswald Gracias
L’arcivescovo di Mumbai saluta i partecipanti al Congresso eucaristico nazionale. Il ricordo delle testimonianze delle vittime dei pogrom di Kandhamal e del pellegrinaggio al Santuario della Madonna. L’impegno dei cattolici al rientro nelle rispettive comunità. A Mumbai la diocesi costituirà un gruppo di avvocati che offriranno patrocinio gratuito ai carcerati poveri.

Mumbai (AsiaNews) – Gesù “è il più grande dono della misericordia di Dio all’umanità, e l’Eucaristia è il più grande dono della misericordia di Gesù a tutti noi. Ricevendo la sua misericordia, noi siamo chiamati a offrire la sua misericordia agli altri”. Queste le parole del card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, in conclusione al Congresso nazionale eucaristico che si è svolto al Goregaon di Mumbai dal 12 al 15 novembre.

Nel suo intervento finale, il porporato ha ringraziato gli organizzatori dell’evento, i partecipanti e i relatori. Ha poi reso omaggio a papa Francesco, che all’inizio del Congresso è intervenuto con un videomessaggio. Parlando delle iniziative da attuare sulla spinta del Congresso, il card. Gracias ha detto: “Non possiamo essere più gli stessi ora che torneremo alle nostre case. Abbiamo capito l’importanza della Parola di Dio e quindi partecipiamo con più attenzione all’Eucaristia e comprendiamo la missione che ci è stata affidata”.

A tal proposito, l’arcivescovo ha proposto la creazione nella sua arcidiocesi di un gruppo di avvocati volontari che offriranno patrocinio gratuito ai carcerati che non possono affrontare le spese legali del processo. Di seguito pubblichiamo la riflessione del cardinale, traduzione a cura di AsiaNews.

Confesso che avverto una lieve sensazione di tristezza al termine di questo Congresso eucaristico. Per me è stato come un ritiro. Mancava solo il silenzio – ma tutto il resto era allo stesso livello di intensità. Abbiamo avuto un ampio spettro di esperienze: le profonde riflessioni teologiche del card. Toppo nel suo discorso di apertura e le ricche esposizioni degli altri illustri teologi.

Abbiamo pianto insieme alla vedova Nayak mentre lei testimoniava il terribile ricordo del martirio di suo marito. Siamo rimasti impressionati quando, intervento dopo intervento, i relatori parlavano della loro consapevolezza della reale presenza di Dio nell’Eucaristia e di come Gesù parli a loro. Ci siamo sentiti davvero umili quando i laici parlavano e pregavano: “Signore, anche noi possiamo toccarti? Anche noi possiamo ascoltarti?”.

Le manifestazioni di fede ci sono apparse stimolanti ed emozionanti: la storia sul traffico di esseri umani nel West Bengal; le celebrazioni di fede nella famiglia del Kerala; la gravosa relazione sui problemi tra la caste in Tamil Nadu. Il pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Vailankanni a Bhate Bunder è stato esso stesso una manifestazione di fede: vedere migliaia di persone che si incontravano, mettevano in comune la propria fede, avvertivano la gioia e l’entusiasmo del loro amore per Cristo.

Partecipare all’Eucaristia nei tre diversi riti [latino, siro-malabarese e siro-malankarese – ndr] è stata un’esperienza unica, con le liturgie ben preparate, partecipate e significative.

È forse una meraviglia il fatto che ci sentiamo tristi per la conclusione del Congresso eucaristico?

Non possiamo essere più gli stessi ora che torneremo alle nostre case. Abbiamo capito l’importanza della Parola di Dio e quindi partecipiamo con più attenzione all’Eucaristia e comprendiamo la missione che ci è stata affidata. Dopo l’incontro [sulla strada] per Emmaus, i discepoli non sono più stati gli stessi. I loro occhi si erano aperti e tornarono di corsa verso Gerusalemme per dare la Buona Novella. Posso paragonare per me l’esperienza di Goregaon all’incontro di Emmaus? I miei occhi si sono aperti sulle domande teologiche che avrei potuto avere o sugli ambiti della mia vita che potrei rafforzare? Tra tre settimane papa Francesco inaugurerà l’anno speciale del Giubileo della Misericordia. Gesù è il più grande dono della misericordia di Dio all’umanità, e l’Eucaristia è il più grande dono della misericordia di Gesù a tutti noi. Ricevendo la sua misericordia, noi siamo chiamati a offrire la sua misericordia agli altri.

Ogni vescovo, ogni delegazione, ogni delegato dovrà decidere come condividere il dono della Misericordia quando tornerà a casa. A Mumbai stiamo pensando di riunire un gruppo di avvocati che potranno aiutare i carcerati nei loro processi, perché molti di coloro che si trovano in prigione non hanno nessuno che li aiuti. Essi sono troppo poveri per poter sostenere le spese legali; anche queste persone devono incontrare la misericordia di Dio. Possiamo immaginare un’altra casa per i diversamente abili come ad un memoriale di questo Congresso eucaristico? Durante il recente Sinodo dei Vescovi è stato sottolineato spesso che la famiglia è il contenitore della misericordia e il donatore della misericordia. Possiamo lavorare per questo?

E ora all’improvviso ho capito che questo è stato davvero un incontro di Emmaus. Infatti il Signore era con noi, spiegava a noi, apriva i nostri occhi. Non erano forse i nostri cuori che bruciavano mentre lo ascoltavamo?

E ora torniamo tutti alle nostre case. Il Congresso eucaristico non si conclude, perché è l’incontro di Emmaus che non può concludersi, non può morire! Non deve morire! Dobbiamo tenere il fuoco acceso. Dobbiamo diffondere la Buona Novella: Gesù Cristo e solo Gesù Cristo!

Vi ringrazio. Dio vi benedica e fate buon rientro a casa!

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