24/08/2021, 11.21
LIBANO
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Card. Rai: contro la crisi, un progetto interno di autonomia e solidarietà

di Fady Noun

Il patriarca maronita contro classe dirigente e forze che cercano di svuotare il Paese della presenza cristiana. La drammatica esplosione di Tleil ha mosso le coscienze. Chiesa, parlamentari, comuni di Kesrouan-Jbeil, associazioni di categoria promotori di una iniziativa in risposta ai bisogni alimentari, medici, energetici. 

Beirut (AsiaNews) - Le forze al potere stanno davvero cercando di svuotare il Libano della sua viva presenza cristiana? Questa è la gravissima accusa lanciata alla classe politica e dirigente del Paese dei cedri dal patriarca maronita, il card. Beshara Raï, nel fine settimana scorso. Pur senza fare nomi, nell’omelia della messa domenicale a Dimane - residenza estiva dei patriarchi - il capo della Chiesa maronita ha lasciato intendere che è in atto un tentativo di “svuotare il Paese delle sue forze più vive” e che è il fronte cristiano il vero obiettivo di questo piano machiavellico. 

In un contesto di crisi che continua, il patriarca ha annunciato che la Chiesa maronita intende reagire per contrastare questo piano, in coordinamento con i deputati della regione, le amministrazioni locali e le associazioni di categoria. A titolo “temporaneo”, queste istanze si stanno organizzando per garantire alla popolazione di soddisfare i bisogni essenziali in termini alimentari, di medicinali, energetici e di comunicazione, “nell’attesa che venga alla luce un nuovo apparato statale degno di tal nome” ha proseguito il capo della Chiesa maronita. 

Federazione dei comuni del Kesrouan

Una fonte bene informata riferisce che si sono già svolti due incontri presso la sede della Federazione dei comuni del Kesrouan, a Jounieh, con l’obiettivo di organizzare la vita civile nel distretto. Le riunioni hanno coinvolto cinque deputati della circoscrizione di Kesrouan-Jbeil, tra cui Chamel Roukoz, genero del capo dello Stato, l’industriale Neemat Frem e Farid el-Khazen. A questi si aggiungono i vicari patriarcali p. Paul Rouhana e p. Nabil Andari, insieme a molti funzionari della città e imprenditori, fra cui proprietari di aziende farmaceutiche e importatori di carburante. L’obiettivo di questi incontri: porre fine al caos che si sta diffondendo a causa della continua penuria nelle scorte, come testimoniano in maniera mirabile le file interminabili davanti ai distributori di benzina e che, a volte, danno origine a scene di violenza. 

Sappiamo che la lira libanese ha perso circa il 90% del proprio potere di acquisto e che la mancanza di combustibile, dovuta all’esaurimento delle riserve della Banca del Libano, mette in pericolo la sicurezza alimentare e medica della popolazione. Fra le conseguenze immediate la mancanza di carburante per mantenere operativi ospedali e celle frigorifere. 

Il dramma di Tleil

Il dramma di Tleil (Akkar), che ha causato oltre cento morti e diverse decine di ustionati gravi, è stato uno dei fattori scatenanti di questa presa di coscienza, stando a quanto afferma il deputato Charbel Roukoz. L’incendio e l’esplosione del serbatoio si potevano evitare, ha detto in sostanza il parlamentare, se la riserva di benzina illegale scoperta dall’esercito fosse stata posta sotto tutela, più che lasciata alla mercé di un saccheggio anarchico. Ed è il verificarsi di un nuovo dramma di questa natura, tuttora possibile nell’attuale clima di anarchia in cui versa il Paese, che le autorità e le forze in gioco cercano di evitare. 

“Il rifornimento di benzina - aggiunge il parlamentare - che risulta particolarmente difficile perché ci vogliono ore di attesa per fare il pieno, non è il solo bisogno della popolazione. La raccolta dei rifiuti domestici, l’elettricità, i medicinali, il gas butano, le comunicazioni sono tutti bisogni essenziali che la popolazione soffre nel non poterne beneficiare, se non al prezzo di enormi sacrifici…”. “Una buona organizzazione - chiosa il generale Roukoz, pessimista in merito alla possibile formazione di un governo - non ha mai messo in pericolo l’unità del Paese”.

“Non avete paura di essere accusati di isolazionismo o di partizione?”. “Non sappiamo cosa farcene di queste escalation” risponde il genero del presidente Michel Aoun. “Quello che facciamo è un atto di salvezza pubblica, non una divisione”. “Il fattore essenziale - spiega il parlamentare, secondo cui queste riunioni si terranno a cadenza settimanale - è di evitare che le persone si scannino a vicenda. L’organizzazione è una cosa positiva e necessaria, soprattutto in tempo di penuria”. 

Secondo l’analista Jean Aziz, la riunione presso la sede della Federazione dei comuni del distretto di Kesrouan, dove si trova la sede del patriarcato maronita, è servito a stabilire “una lista di priorità”. Prima fra tutte, quella dei servizi pubblici indispensabili per qualsiasi vita sociale come l’alimentazione elettrica delle stazioni di filtraggio dell’acqua e degli ospedali, delle fabbriche farmaceutiche e delle centrali di comunicazione. Anche la sicurezza non fa eccezione, e per questo è necessario “concedere - conclude l’esperto - più poteri e autorità alla polizia municipale, per riportare l’ordine attorno alle stazioni di servizio ma anche, più in generale, per contrastare il fenomeno della criminalità”. 

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