25/02/2014, 00.00
COREA DEL SUD
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Card. Yeom: La Chiesa coreana impegnata per offrire all'Asia e al mondo i frutti del Vangelo

L'arcivescovo di Seoul racconta: "Quando ci siamo abbracciati per lo scambio della pace, il Papa mi ha detto che ama la Corea. Gli ho risposto che anche noi lo amiamo. Ora preghiamo e speriamo in una sua visita nel nostro Paese". Le sfide pastorali e missionarie dei cattolici coreani "devono passare attraverso l'amore". Rinnovato impegno a favore della vita, sotto attacco in tutta l'Asia orientale.

Roma (AsiaNews) - La Chiesa coreana "ha inviato in Asia e nel mondo circa 1000 missionari. È un numero significativo per noi, perché mostra che possiamo finalmente ricambiare il tanto amore che abbiamo ricevuto dai religiosi stranieri nel corso della nostra storia". A parlare è il card. Andrea Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, che lo scorso 22 febbraio ha ricevuto la berretta cardinalizia da papa Francesco: "Quando ci siamo abbracciati per scambiarci la pace, mi ha detto all'improvviso che ama la Corea. Io gli ho risposto subito, nonostante l'emozione, che anche noi amiamo lui e che speriamo di vederlo presto da noi".

Il neo-cardinale ha incontrato un gruppo di giornalisti presso il Pontificio collegio coreano di Roma: domani tornerà a casa dove, dice, "abbiamo tante cose da fare". Ad AsiaNews spiega che "le sfide missionarie per la Chiesa coreane sono tante. Ma voglio sottolineare che la chiave principale passa attraverso l'amore: se ami la terra in cui lavori e soprattutto ami il Vangelo, porterai buoni frutti a te e a chi ti sta vicino. Deve essere chiaro che il missionario non può e non deve pensare di dominare; deve invece offrire i frutti del Vangelo, che è la nostra gioia e la nostra forza".

Il ruolo dell'Asia in questa "offerta" è, secondo il card. Yeom, "sempre più determinante. Dobbiamo portare Cristo nel nostro continente e nel mondo così come indicato da Giovanni Paolo II, che nell'Asia ha posto i confini per la missione del Terzo millennio. Come coreani possiamo contare sempre sul sostegno e sull'esempio dei nostri martiri, che hanno fondato e tenuto in vita la Chiesa nonostante le persecuzioni e la violenza del regno. In qualche senso, loro si sono 'aiutati da soli' ed è quello che dobbiamo fare anche noi. Dopo aver ricevuto, dobbiamo offrire".

Le sfide pastorali, in casa e all'estero, "sono molte. Penso soprattutto alla famiglia, che è sotto attacco nella sua forma tradizionale in Corea ma anche in tanti altri Paesi dell'Asia orientale. La bassa natalità, le 'culle vuote' sono un problema che accomuna noi, i cinesi, i giapponesi. Dobbiamo impegnarci prima di tutto a favore della vita: in questo senso, penso che il Concistoro straordinario convocato dal Papa nei giorni scorsi sia stato di una tempistica incredibile. Ora dobbiamo raccoglierne i frutti e comunicarli non solo ai nostri fedeli, ma a tutti".  

Interpellato sul possibile viaggio del pontefice in Corea del Sud, che potrebbe svolgersi il prossimo agosto in occasione della Giornata asiatica della gioventù, il card. Yeom conclude: "Noi speriamo e preghiamo affinché il Papa venga da noi. Sarebbe bellissimo e molto importante, un nuovo slancio alla nostra opera missionaria e un modo per parlare di pace in tutta la penisola coreana".

 

 

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