04/07/2007, 00.00
HONG KONG - CINA - VATICANO
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Card. Zen: “La Lettera del Papa non nasconde politica, speranza per le reazioni di Pechino”

In un’intervista ad AsiaNews, il vescovo di Hong Kong spiega che il richiamo all’unità della Chiesa cinese espresso da Benedetto XVI nel testo è necessario e ben esposto. Inoltre, sottolinea, il processo di riunificazione delle due correnti di fedeli è in corso da tempo, ed ora la comunità ufficiale inizia a capire i suoi errori.
Hong Kong (AsiaNews) – La Lettera del Papa alla Chiesa cinese, “meraviglioso equilibrio tra chiarezza dei principi e gentilezza delle espressioni”, non ha motivazioni politiche nascoste: per questo, “con la forza dello Spirito Santo, deve essere accolta dai fedeli e dalle autorità cinesi come un invito alla normalizzazione della situazione della Chiesa, unica strada verso il miglioramento della società”. Il vescovo di Hong Kong, card. Joseph Zen Ze-kiun, commenta così ad AsiaNews la Lettera scritta dal Papa ai vescovi, presbiteri, alle persone consacrate ed ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese, pubblicata il 30 giugno scorso.
 
Il porporato sottolinea la sua ammirazione per il testo, un “meraviglioso equilibrio tra la chiarezza dei principi e la gentilezza delle espressioni. Il Santo Padre ha fatto veramente un capolavoro: tutto il discorso è pervaso da un’alta atmosfera di discorso religioso, quasi una contemplazione teologica. Nessuno deve sospettare che vi siano dei motivi politici nascosti: è puramente un’esposizione molto pacata della dottrina tradizionale della Chiesa, accettata e vissuta in tutto il mondo”.
 
L’invito contenuto nel testo all’unità della Chiesa cinese “è necessario e ben esposto. Se per unità si intende vicinanza dei cuori ed unione degli spiriti, questo è un processo che va avanti già da tempo. Certamente, ora si può notare che fra le due parti della Chiesa [quella ufficiale, riconosciuta dal governo e dall’Associazione patriottica, e quella non ufficiale, che rifiuta di aderire alle istituzioni religiose governative ndr] vi è molta più comprensione e rispetto mutuo”.
 
Questo perché “da una parte la gente della Chiesa ufficiale capisce sempre meglio che la posizione della Chiesa cosiddetta clandestina è quella oggettivamente giusta, e dall’altra perchè quelli della Chiesa clandestina sanno che quasi tutti i vescovi ufficiali sono in comunione con il Papa. Perciò, sanno che devono rispettarsi vicendevolmente e volersi bene”.
 
Certo, ora “è difficile prevedere quali saranno le reazioni della Cina. Io non sono un profeta, ma nutro forti speranze per le reazioni del governo e della Chiesa ufficiale, anche perché i primi segnali sembrano augurare bene per il futuro. Il documento è stato consegnato alle autorità cinesi in anticipo, perciò la loro reazione è stata ponderata, non improvvisata. Dal mio punto di vista, Pechino ha reagito in maniera pacata e moderata, un segnale positivo”.
 
Per quanto riguarda invece l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, da molti considerata il vero ostacolo al dialogo sino-vaticano, il card. Zen sottolinea che questa “deve capire che quella attuale è una situazione anormale. Devono accettare di rientrare nei parametri della normalità, altrimenti tutto il mondo saprà che quella cinese non è una Chiesa libera”.
 
Il messaggio conclusivo del vescovo di Hong Kong è positivo: “Noi credenti siamo degli ottimisti impenitenti, e quindi speriamo che sia arrivato il momento giusto per una svolta. Sappiamo che dopo tanti anni è difficile cambiare: per questo ci vuole molto coraggio e la forza dello Spirito Santo, sia per i vescovi ed i sacerdoti che per i dirigenti dello Stato cinese. Tutti devono fare uno sforzo per raggiungere la normalità, e quindi fare del bene. Questa in corso è una battaglia che conduce ad uno spreco di energie, che potrebbero invece essere impegnate per il miglioramento della società. Dobbiamo cambiare le cose”.
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