25/06/2015, 00.00
INDIA
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Caritas India tra le Ong “da tenere sotto controllo”. Ma senza preavviso

Il direttore esecutivo spiega ad AsiaNews di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Fonti del governo spiegano che l’organizzazione cattolica è accusata di finanziare “attività anti-indiane”. Da 53 anni si occupa di sviluppo della popolazione, interventi d’emergenza, gestione disastri e riabilitazione. Coordinatore Caritas Asia: "Notizia del tutto infondata".

New Delhi (AsiaNews) – “Abbiamo sentito dai media che Caritas India è stata inserita nella categoria ‘prior permission’ dall’Ufficio stranieri del ministero degli Affari interni. Tuttavia, non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale”. È quanto dichiara ad AsiaNews p. Frederick D’Souza, direttore esecutivo dell’organizzazione cattolica, braccio sociale della Conferenza episcopale dell’India (Cbci) e ramo nazionale di Caritas Internationalis.

Nei giorni scorsi è stata diffusa la notizia che il governo centrale dell’India ha inserito la Caritas nazionale in una lista di Ong internazionali da “tenere d’occhio”. Si tratta della categoria “prior approval” (“previa approvazione”) prevista dal Foreign Contribution Regulation Act 2010 (Fcra), legge che regola l’accettazione e l’utilizzo di fondi stranieri.

Inserire una Ong in questa lista significa che le donazioni estere non possono essere versate direttamente nei conti bancari dell’organizzazione, ma devono ottenere l’approvazione del ministero degli Affari interni.

Secondo un funzionario di governo che ha richiesto l’anonimato, Caritas India è stata inserita in questa categoria dopo che i suoi fondi, dati a varie Ong nel Paese, sarebbero stati usati per finanziare “attività anti-indiane”. Nel 2012, l’organizzazione cattolica sarebbe stata citata in un rapporto segreto dei servizi, che la accusava lavorare “contro gli interessi economici del Paese”.

Tra le attività anti-indiane citate dalla fonte, ci sarebbe il sostegno alle manifestazioni contro il controverso progetto della centrale nucleare di Kudankulam (Tamil Nadu). A lungo osteggiato dalla popolazione locale, l’impianto è stato avviato nel 2013. Durante le proteste – culminate anche in violenti scontri con la polizia – la Chiesa locale è stata spesso accusata dalle autorità di fomentare le manifestazioni, perché “finanziata” da ong straniere. Sulla base di queste rivendicazioni, il governo ha congelato per un lungo periodo i conti bancari di quattro associazioni, due delle quali guidate da mons. Yvon Ambroise, vescovo di Tuticurin.

“Come organizzazione della Conferenza episcopale dell’India – spiega ad AsiaNews p. D’Souza – abbiamo risposto a ogni disastro avvenuto nel Paese, portando soccorsi e riabilitazione alle vittime, da oltre 53 anni. Abbiamo attuato programmi di governo e assistito i poveri, affinché accedessero sempre ai piani governativi. Ci siamo sempre attenuti alle norme e ai regolamenti previsti dal Fcra, e saremo felici di continuare a farlo in futuro”.

Caritas India collabora con 350 Ong in tutta l’India e conta oltre 250mila volontari. Fondata nel 1962, l’organizzazione è apprezzata nel Paese per le sue iniziative per lo sviluppo e per la gestione dei disastri, due campi che si declinano con varie attività e progetti, tutto in collaborazione con vari dipartimenti governativi.

Contattata da AsiaNews, anche Caritas Asia conferma quanto detto da p. D'Souza. "La notizia dell'inclusione di Caritas India nella lista nera delle finanze del governo indiano - afferma p. Zar Gomes, coordinatore regionale dell'organizzazione per il continente - è del tutto infondata. Si tratta solo di un pettegolezzo mal riportato da un organo di stampa irresponsabile".

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