15/09/2004, 00.00
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Caso Anwar: la Corte federale conferma l'accusa di corruzione

Fino al 2008 l'ex ministro dovrà restare fuori dalla politica

Kuala Lumpur (AsiaNews/AP) – Anwar Ibrahim resta colpevole di corruzione. Lo ha stabilito la Corte federale della Malaysia che ha confermato oggi il reato per il quale Anwar ha già scontato 6 anni di carcere. La decisione impedisce all'ex ministro di rientrare in politica almeno fino al 2008.

La stessa Corte, all'inizio del mese, aveva annullato la condanna per sodomia per la quale Anwar doveva passare ancora 9 anni di detenzione. Molti analisti si aspettavano una decisione simile riguardo l'accusa di corruzione.

Alaudin Mohmad Sherif, uno dei 3 giudici della commissione, ha detto oggi che "non ci sono nuove prove e non abbiamo scoperto errori che giustifichino una riapertura del caso".

La sentenza della Corte federale è la seconda sconfitta per Anwar in questa settimana. Ieri il consiglio supremo del partito al governo in Malaysia (United Malays National Organization - Umno) ha deciso di non riammettere nelle sue fila Anwar. Abdullah Ahmad Badawi, attuale primo ministro e presidente dell'Umno, ha detto che la decisione è stata unanime: "Ho esposto ai membri del consiglio il mio dissenso al ritorno di Anwar nel partito e tutti mi hanno dato ragione. Per ora, la nostra porta è chiusa". Badawi ha poi aggiunto di non essere preoccupato dell'influenza dell'ex ministro al di fuori del partito: "Il nostro partito è molto forte. Ha la maggioranza nel Paese e nel Governo".

Anwar Ibrahim era il vice dell'allora Primo ministro Mahathir Mohamad, che nel 1998 lo licenziò per conflitti di potere. La colpa di corruzione, che ancora grava su di lui, gli vieta la partecipazione attiva alla politica. Secondo la legge malaysiana il veto dura 5 anni a partire dalla fine della scarcerazione. Per Anwar significa rimanere lontano dalla politica fino ad aprile 2008. A questo punto l'unica speranza di abbreviare i tempi è ottenere la grazia dal re, Syed Sirajuddin Syed Putra Jamalullail. Ma Ezam Mohamad Noor, esponente del Justice Party, il partito guidato dalla moglie di Anwar, ha dichiarato che "non chiederemo la grazia". Ezam ha poi aggiunto: "La coscienza di Anwar è a posto, non ha commesso nessun reato. Chiedere la grazia al re significherebbe ammettere di essere colpevole. Anwar accetterà la grazia solo se sarà il governo o il re a proporla".

Oggi al momento della decisione della Corte Federale Anwar non era in aula. Il 57enne ex ministro si trova in Germania, dove ha subito un intervento per curare i traumi subiti durante la prigionia. Egli ha sempre affermato che entrambe le accuse – corruzione e sodomia – rientravano nei piani di Mahathir per eliminarlo dalla scena politica. Nel 1998, in seguito alla condanna, anche l'Umno lo aveva allontanato dal partito. Anwar era allora diventato leader del movimento riformista, unendosi così alle forze contrarie all'Umno. I sostenitori dell'ex ministro sperano nel suo carisma per poter unificare un'opposizione divisa tra il Justice Party, di stampo fondamentalista islamico, e il partito di maggioranza cinese, più laico. (MA)

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