05/12/2017, 11.56
PAKISTAN
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Catechista pakistano: la Chiesa riconosca il valore dei laici

di Kamran Chaudhry

I catechisti di Lahore ricevono gli stipendi più bassi. Cresciute le vocazioni rispetto al passato. I bambini che studiano nelle scuole governative vengono privati del catechismo. Il bisogno di promuovere la fede attraverso i social media.

Lahore (AsiaNews) – “I laici sono i più ignorati da parte della Chiesa pakistana e continuano a lavorare in silenzio”. Lo afferma ad AsiaNews Emmanuel Neno, segretario esecutivo della Commissione per i catechisti della Conferenza episcopale. Egli mette in luce alcune criticità della Chiesa locale, prima tra tutte la sottovalutazione del valore dei laici. Secondo il cattolico, “la situazione dei catechisti non è differente”. Poi lancia un appello: “La Chiesa deve riconoscere la loro esistenza”.

Neno, 60 anni di cui 35 passati al servizio della Chiesa locale, ha studiato alla Fordham University di New York [prestigiosa università cattolica della città, ndr], ha tradotto e scritto più di 40 testi, contribuito alla traduzione in urdu del Catechismo della Chiesa cattolica. La sua versione del Rituale Romano è usata da tutto il clero. Da oltre 30 anni i suoi volumi sul catechismo vengono insegnati agli studenti fino alla 10ma classe, in 500 scuole gestite dai cattolici.

Parlando dell’evoluzione della Chiesa negli ultimi 35 anni, l’ex seminarista riporta che “le gerarchie sono tutte locali, anche i vescovi sono figli di questa terra. Rispetto al passato, sono cresciute le vocazioni. Ora esiste un programma nazionale di catechismo, adattato alla cultura del Paese. Esso è segno della nostra preoccupazione di adempiere l’impegno di una Chiesa evangelizzatrice”.

Secondo Neno, la sfida maggiore è non avere uno staff al Dar-ul-Kalam, il centro di formazione dei laici a Lahore. “Ogni giorno le lunghe visite agli uffici postali interrompono il mio lavoro di ricerca, i progetti e la formazione. Lavoro da solo nel mio ufficio. Inoltre i bambini che studiano nelle scuole governative vengono privati del catechismo. In più, la proliferazione delle Chiese e delle sette confonde i cristiani locali, che credono che siano tutte case di Dio”.

Per dare voce alle preoccupazioni dei cattolici locali, il catechista ha aperto una pagina Facebook in lingua urdu sulla Chiesa. In poco tempo, ha raggiunto più di 10mila adesioni. “I giovani vogliono conoscere le realtà della loro fede – sostiene –. Affrontano dure domande sul cristianesimo da parte della maggioranza musulmana e hanno bisogno di un approccio apologetico per dare risposte logiche. La maggior parte degli interrogativi vengono posti da pastori protestanti ed ebrei messianici”.

Sull’uso dei media digitali da parte del clero, Neno riporta che “i sacerdoti utilizzano i social media per le loro attività personali e pastorali, ma ciò non aiuta nel promuovere la fede. La Chiesa deve porre più attenzione a questa tecnologia, che è diventata il linguaggio dei laici”. Da ultimo, sottolinea la necessità della catechesi per il clero: “Quando i sacerdoti escono dal seminario, c’è un enorme divario nella comunicazione. Di solito il loro vocabolario è molto elevato, grazie agli studi in filosofia e teologia. Ma essi devono trattare con catechisti, non con teologi”

Fra i problemi che deve affrontare c’è anche quello economico: “I catechisti hanno gli stipendi più bassi. Nell’arcidiocesi di Lahore il compenso per chi inizia ad insegnare il catechismo è di 2mila rupie (circa 16 euro). Ogni anno esso aumenta di 100 rupie, che non bastano neanche per comprare due filoni di pane. E questo aumento dipende anche dal favore dei superiori”.

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