28/01/2008, 00.00
VIETNAM
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Cattolici di Hanoi continuano la protesta sfidando l’ultimatum del governo

di J.B. An Dang
Il governo locale minaccia “azioni estreme” se le dimostrazioni non cessano. I media accusano la Chiesa di violenze contro pubblici ufficiali e di minare l’ordine pubblico. La diocesi risponde accusando i media di manipolazione e rivendicando la proprietà della nunziatura da parte della Chiesa.

Hanoi (AsiaNews) – Più di 3 mila cattolici si sono radunati nel giardino della nunziatura apostolica di Hanoi a pregare, in aperta sfida all’ultimatum posto dal governo della città di liberare l’area e terminare le manifestazioni entro le 5 di ieri pomeriggio. Molti cattolici hanno perfino dormito nel giardino dell’edificio, sequestrato dal governo nel 1959 e che la Chiesa vietnamita continua a richiedere indietro, ora che si vuole utilizzare per costruire ristoranti e night club. Intanto l’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngô Quang Kiệt ha diramato oggi un comunicato in cui rivendica il diritto dei cattolici a manifestare in un’area della Chiesa cattolica, sottratta ingiustamente dallo stato.

Il 26 gennaio scorso il Comitato del popolo di Hanoi ha emesso un comunicato, minacciando “azioni estreme” se le manifestazioni e il sit in - che continua dal 23 dicembre scorso – non terminavano entro le 5 del pomeriggio di ieri.

La dichiarazione a firma di Ngo Thi Thang Hang, la vice-presidente, esige dall’arcivescovo della città di ordinare ai cattolici di togliere la statua della Madonna, presente nel giardino della nunziatura, e la croce che i fedeli hanno piantato davanti all’entrata dell’edificio. Ngo Thi Thang Hang ha anche ordinato al vescovo di “presentare a lei un rapporto entro le 18” di ieri.

Intanto la stampa governativa ha aperto una campagna di disinformazione sui tafferugli avvenuti lo scorso 25 gennaio, in cui alcuni cattolici sono entrati nel giardino dell’edificio per salvare una donna picchiata dalla polizia perché era penetrata nell’area per portare dei fiori alla statua della Madonna presente in giardino.

La stampa accusa i cattolici di Hanoi di aver attaccato le forze di sicurezza e domandano la governo di ristabilire l’ordine prendendo le misure più severe.

Il p. Joseph Nguyen, che ha assistito agli scontri del 25 gennaio, bolla la lettura dei giornali comne una “svergognata distorsione”. E ad AsiaNews spiega: La preghiera di protesta si è tenuta alle 11.30, dopo la messa. Durante la dimostrazione, una donna Hmong ha saltato il cancello della nunziatura e ha deposto alcuni fiori alla statua della Madonna nell’area dell’edificio”.

“Il personale di sicurezza l’ha scoperta e ha cercato di afferrarla. Senza badare alle sue spiegazioni, essi hanno cominciato a picchiarla e a darle calci. Erano presenti almeno 2 mila cattolici come testimoni. Un comandante del personale di sicurezza ha perfino ordinato ad alta voce alle sue guardie di picchiare la donna fino a farla morire”.

“L’avvocato Lê Quoc Quan, lì presente, è intervenuto in difesa della donna, accusando le guardie di violare la legge. Le guardie allora hanno cominciato a picchiare anche lui, trascinandolo in un ufficio interno”.

“Vedendo tutto questo, i dimostranti non hanno avuto altra scelta che forzare il cancello e scontrarsi con la pubblica sicurezza. Dire però che i cattolici hanno attaccato il personale di sicurezza è una grossa menzogna”.

Ieri in tutte le messe nella capitale, i cattolici sono stati informati sull’ultimatum. Ma nonostante ciò, essi hanno deciso di manifestare ancora davanti alla nunziatura, con canti e preghiere.

Quest’oggi l’ufficio dell’arcidiocesi di Hanoi ha emesso un comunicato in cui si criticano i media statali di non presentare in modo “accurato” gli eventi di questi giorni.

Secondo radio, televisione e giornali di stato, l’arcidiocesi non può pretendere la proprietà dell’edificio perchè “il 24 novembre 1961, il p. Nguyễn Tùng Cương, allora amministratore della diocesi,… ha donato la proprietà al governo”.

L’arcivescovado risponde che l’autorità competente per tale transazione è solo “il vescovo diocesano, col consenso del consiglio finanziario e il collegio dei consultori”. Il comunicato precisa che “di sicuro egli [il p. Nguyễn Tùng Cương] non ha mai fatto alcuna donazione”. Esso ricorda pure che la Costituzione vietnamita  difende la libertà religiosa e i luoghi di preghiera; inoltre, l’ordinanza 21/2004/PL-UBTVQH11 del 18 giugno 2004 specifica che le proprietà legali delle organizzazioni religiose sono protette dalla legge e che ogni violazione di tale diritto è proibito.

I media statali accusano i cattolici di Hanoi di distruggere  proprietà dello stato, occupare suolo statale, radunarsi e pregare illegalmente su suolo pubblico, disturbare l’ordine publico erigendo una croce nel giardino della nunziatura, diffondere notizie distorte su internet.

Il comunicato della diocesi precisa che la proprietà in questione non è dello stato. “Il governo non ha alcuna prova che la Chiesa del Vietnam glielo ha donato, né vi è un decreto di confisca. Essa è perciò ancora proprietà della diocesi”. Da questo punto di vista, i raduni e le preghiere su una proprietà della Chiesa sono perfettamente legali e non possono essere interpretati come “raduni illegali su aree pubbliche”. Anche la statua della Vergine e la croce “erano lì in origine. I fedeli li hanno solo riportati dove erano prima”.

Sulle accuse di diffondere notizie  distorte su internet, la diocesi sottolinea che tali articoli “sono stati messi da molte persone e l’arcidiocesi di Hanoi non ne è responsabile”. Ma, continua, “la maggior parte di essi sono accurati ed è diritto dei cittadini, protetto dalla Costituzione” il diffonderli. Al contrario, conclude il comunicato dell’arcidiocesi, “sono la radio e la televisione di Hanoi, il giornale ‘La Nuova Hanoi’ e il ‘Capital security’ ad aver in modo intenzionale distorto la verità dei fatti per umiliare i nostri sacerdoti e fedeli”.

In una dichiarazione del 14 gennaio scorso, il Comitato del popolo di Hanoi ha accusato l’arcivescovo della capitale di “usare la libertà di religione per provocare proteste contro il governo” e così “danneggiare le relazioni fra il Vietnam e il Vaticano”.

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