29/09/2011, 00.00
THAILANDIA
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Cattolici thai contro la corruzione, “minaccia nazionale”

di Weena Kowitwanij
Giovani e laici hanno avviato una campagna contro il malaffare che “mina i valori etici della società”. Secondo una ricerca, per il 62% dei giovani è accettabile una “quantità minima” di corruzione. Arcivescovo di Bangkok: coscienza morale e responsabilità nell’economia e nella finanza.
Bangkok (AsiaNews) – La corruzione rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale. Essa colpisce la società, l’economia, la politica e – al tempo stesso – mina i valori etici su cui si fonda l’umanità intera. Per questo vari gruppi della Chiesa cattolica thai – il movimento giovanile, uomini d’affari, manager, professori ed educatori, insieme alla Commissione di Giustizia e pace – hanno organizzato il 27 settembre scorso un convegno, al quale hanno partecipato 200 persone fra leader religiosi e cittadini. L’incontro, incentrato sul tema “Se una corruzione ‘trascurabile’ diventa accettabile… come potrà sopravvivere la nazione thai?”, partiva da una recente inchiesta condotta dall’università cattolica dell’Assunta.

Secondo i dati diffusi dai ricercatori, per il 62% dei giovani thai è accettabile una “quantità minima” di corruzione, mentre solo il 38% la bolla come del tutto “inaccettabile”. L’Indice di percezione della corruzione, stilato da Transparency International, indica che la Thailandia si trova al 78mo posto al mondo, con un indice di 3,5 punti su un massimo di 10. La nazione con il minor tasso di corruzione percepita è Singapore, con un punteggio di 9,3. Inoltre, il 75% degli intervistati – sondaggio della Camera di Commercio dell’università di Thailandia – dichiarano di non voler “interferire” nel caso in cui fossero coinvolti in una vicenda di corruzione, preferendo “non fare nulla”. Il 56% circa ritiene un “problema grave” la corruzione; il 32% pensa che “tutti” debbano fare qualcosa per combatterla e il 20% punta il dito contro il governo, che “non ha intenzioni serie” nel combatterla.

Presiedendo la cerimonia inaugurale del convegno, alla presenza di oltre 200 delegati, mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok, ha ricordato l’attenzione mostrata da Benedetto XVI sulla crisi economica mondiale e l’enciclica papale Caritas In Veritate: “Il mercato – ha sottolineato il prelato – non è il luogo in cui il più forte schiaccia il più debole. Economia e finanza, in quanto strumenti, possono essere usate in malo modo”. Per questo, spiega ancora l’arcivescovo di Bangkok, “non bisogna fare attenzione agli strumenti”, ma piuttosto “ai singoli” che li usano e alla loro “coscienza morale” e al bisogno assoluto di una maggiore responsabilità sociale in tema di mercato”.

Banjon Sowmanee, presidente della Fondazione missione islamica, aggiunge che “solo gli insegnamenti della fede e della morale saranno il terreno” sul quale si potrà cercare di risolvere questa piaga sociale. “Le persone in un ambito sociale – aggiunge il leader musulmano – non dovrebbero dimenticare l’importanza degli insegnamenti; al contrario, essi vanno messi in pratica”. Gli fa eco Kobkan Wattanawarakul, collaboratrice dell’ex presidente della Camera di commercio thai (Tcc) Dusit Nontanakorn, scomparso per malattia il 6 settembre scorso. La donna richiama il compito della camera di commercio nel promuovere una “economia sostenibile” e invita ogni cittadino a “combattere con determinazione nella lotta alla corruzione”.

Un membro della Commissione nazionale anti-corruzione sottolinea l’importanza di misure “preventive” di indagine, che si affiancano al lavoro delle istituzioni. Infine il professor Virachai Techavijit – docente cattolico e presidente della Regent School – che chiede una “riforma dell’istruzione” che sia incentrata sui valori dell’integrità, onestà, moralità. E auspica una piena “libertà di stampa” che sappia essere più forte di una diffusa corruttela.
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