26/06/2009, 00.00
SRI LANKA
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Centinaia di pescatori scomparsi da anni durante la guerra con le Tigri tamil

di Melani Manel Perera
Andavano a pesca lungo la striscia di mare che va da Trincomalee e Mullathivu. Tra il ‘98 ed il ‘99 sono spariti nel nulla lasciando le loro famiglie nella povertà . I parenti sospettano siano stati rapiti dalle Tigri tamil e chiedono al governo di poter visitare i campi profughi per cercarli.
Matara (AsiaNews) - Da dieci anni aspettano notizie dei loro mariti, figli e genitori scomparsi nel nulla tra la fine del ‘98 e l’inizio del ‘99. Centinaia di pescatori un tempo attivi lungo la striscia di costa che va da Trincomalee e Mullathivu, per lunghi anni teatro della guerra tra l’esercito e le Tigri tamil. Andavano per mare e all’improvviso, un giorno, non sono più tornati a casa. Hanno lasciato le loro famiglie nella povertà, privandole dell’unico sostentamento economico offerto dalla pesca.
 
Ora che la guerra è finita, le mogli ed i figli chiedono al governo di poter cercare i loro cari nei campi profughi. L’ultima speranza è che siano mischiati tra i rifugiati perché quando scomparvero molti pensarono che fossero stati catturati dalla flotta dei ribelli tamil.
 
Le famiglie dei pescatori hanno scritto al presidente Mahinda Rajapaksa il 20 maggio, il giorno dopo l’annuncio ufficiale della disfatta delle Tigri. Il 25 giugno hanno organizzato anche una conferenza stampa (nella foto) per reclamare i loro diritti. Vogliono che il governo interroghi Karuna Amman, ex capo della marina del Ltte, per conoscere cosa sappia dei loro parenti. Ma alle autorità di Colombo chiedono di poter visitare i campi profughi e cercare i 50 pescatori; ricevere un “certificato di morte” nel caso in cui non li trovassero; poter accedere ai sussidi destinati a chi non ha più alcun sostegno economico.
 
Per sostenere la loro causa comune si sono messi insieme ed hanno costituito l’Organization of Disappeared Fishermen's Parents, Wives and Children. L’associazione raccoglie 74 famiglie che abitano nella zona sud del distretto di Trincomalee e 73 che vivono in quella a nord-est.
 
L.H. Dayawathi, una donna di 60 anni, racconta ad AsiaNews che suo genero è scomparso il 15 gennaio del ’98 andando a pesca nel mare davanti a Mullathivu. “Da allora - spiega la donna - ho lavorato sodo con mia figlia per sostenere lei ed i suoi quattro figli. Producevamo scatole per cibo e vestiti da lavoro ma ora siamo stanche, vecchie e ammalate. Chiediamo al governo di prendesi cura di noi come fa per i soldati, i rifugiati e le altre vittime della guerra”.
 
A dieci anni di distanza dalla scomparsa dei pescatori, la situazione di povertà che ha colpito le famiglie continua ad aggravarsi colpendo giovani e vecchi. J.H.Nimesha Madhumanthi è una ragazzina che non ha ancora finito gli studi. Racconta: “Ho perso mio padre il 16 febbraio del 1999. Era andato a pescare nel mare di Trincomalee. Mia madre ci ha abbandonato e i miei nonni hanno badato a me in questi anni. Ora sono vecchi, non ce la fanno più e io faccio fatica a portare avanti i miei studi”.
 
A.L.Ananda, membro del Southern National Fisheries Solidarity (SFNAFSO), afferma che il governo “dovrebbe fare qualcosa di immediato per questa gente innocente. Sono anche loro parte della nostra società ed hanno il diritto di usufruire dei sussidi destinati alle famiglie che hanno perso i loro cari”.
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