17/02/2017, 10.58
PAKISTAN
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Chiesa cattolica del Pakistan condanna con forza l’attentato al tempio sufi

di Kamran Chaudhry

L’attacco suicida ha provocato 75 morti, tra cui 20 bambini, e oltre 200 feriti. Islamabad impone un giro di vite contro il terrorismo e chiude la frontiera con l’Afghanistan. Cattolici temono violenze anche contro le chiese. Per domani prevista una manifestazione di giovani a Karachi.

Lahore (AsiaNews) – La Chiesa cattolica del Pakistan condanna con forza l’attentato di ieri contro un tempio sufi nel Sindh, che ha provocato la morte di almeno 75 persone e il ferimento di oltre 200 fedeli. Tra le vittime ci sono anche 20 bambini, colpiti da un militante dello Stato islamico mentre assistevano all’esecuzione di una danza rituale. Nel frattempo il governo ha dichiarato lo stato di allerta in tutte le principali città del Paese e attuato un giro di vite contro i terroristi, uccidendone 37. Le autorità hanno anche chiuso la frontiera con l’Afghanistan e chiesto al governo di Kabul di consegnare 76 terroristi rifugiati sul suo territorio.

Ieri un kamikaze si è fatto esplodere nel santuario sufi di Lal Shahbaz Qalandar, nella città di Sehwan (a circa 200 chilometri da Karachi). Si tratta del quinto attentato nel giro di una settimana: il primo, il 13 febbraio scorso di fronte la Punjab Assembly di Lahore, ha provocato 14 vittime; nei giorni successivi altre bombe sono esplose a Quetta, Mohmand Agency e Peshawar.

P. Paulus Gill ha guidato una preghiera in ricordo delle vittime del Sindh nella cattedrale di san Francesco Saverio di Hyderabad (circa 130 chilometri dal luogo dell’esplosione). Ad AsiaNews egli afferma che in Pakistan “si stanno perdendo i valori umani. Ciò cui stiamo assistendo è il risultato della religione che si mescola alla politica. I templi hanno un basso sistema di sicurezza a causa del continuo andirivieni dei visitatori”. Secondo il sacerdote, “solo il dialogo può portare la pace con i fondamentalisti. L’estremismo ha iniziato a dilagare nella nostra società in particolare dopo la deriva islamica del generale Zia ul Haq, che ha introdotto pregiudizi religiosi e di genere nelle leggi del Paese. Ora noi stiamo affogando in essi e servirà molto tempo prima che la pace prevalga in Pakistan”.

P. Abid Habib, membro della Commissione Giustizia e pace e dell’Association of Major Religious Superiors, teme che le violenze possano estendersi anche alle chiese cattoliche. “Stiamo ricevendo – riporta – messaggi che le nostre chiese saranno attaccate. I terroristi potranno anche avere le proprie basi in Afghanistan, ma essi sono finanziati dai sauditi. I militanti seguono l’ideologia wahhabita, che elogia il concetto di jihad [guerra santa, ndr] e spinge all’odio contro gli infedeli”. Per loro, aggiunge, “visitare i templi significa adorare gli dei. Nella provincia del Sindh molte persone venerano i propri santi, e anche tanti indù fanno visita al tempio di Lal Shahbaz Qalandar”.

L’associazione giovanile Voice of Peace (Vop), un forum interreligioso, ha organizzato per domani una manifestazione di fronte al Club della stampa di Karachi. Sunil Kumar, fondatore e presidente, riferisce: “Siamo scioccati per questo quotidiano spargimento di sangue. L’estremismo ha raggiunto livelli altissimi. Le persone ora aspettano solo il bilancio dei morti dopo ogni incidente. Nessuna religione e nessun luogo è al sicuro, la popolazione può essere colpita ovunque”. L’attivista di fede indù sottolinea che “i gruppi terroristici stanno tentando di sviare l’attenzione del pubblico. La nostra nazione deve svegliarsi e utilizzare tutte le risorse a disposizione per salvare vite”. “L’unica soluzione – conclude – è capire e rispettare le varie confessioni e concedere uguali diritti ai cittadini non musulmani. I nostri governanti devono imparare dai propri errori”.

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