12/11/2011, 00.00
KAZAKISTAN
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Chiuse chiese e moschee nelle carceri kazake. Isolamento per chi prega in cella

I luoghi di preghiera violano le nuove leggi sulla libertà religiosa. Proibita la preghiera nei luoghi pubblici. Il servizio nelle carceri è gestito dalla comunità musulmana e dalla Chiesa russo-ortodossa.
Astana (AsiaNews/ F18) – Il governo kazako chiude moschee, chiese e luoghi di preghiera nella carceri. Le autorità giustificano il gesto con l’applicazione della nuova legge che vieta qualsiasi forma di attività religiosa negli edifici pubblici. Alika Kadenova, ministro dell’Interno, ha affermato che chiese e altri edifici erano stati costruiti illegalmente. Tuttavia p. Alekseandr Suvorov della diocesi ortodossa di Astana e Almaty, fa notare che nessun funzionario è stato arrestato. In questi giorni la polizia ha mandato in isolamento alcuni prigionieri musulmani per aver pregato in cella.

Ongar Omirbek, portavoce della comunità musulmana, spiega che le prigioni sono aree sotto stretto controllo delle polizia, quindi non vi è alcuna ragione di temere eventuali attacchi terroristici o il dilagare dell’estremismo islamico. In questi mesi i prigionieri hanno lanciato molti appelli al governo per avere un luogo dove poter pregare. “Abbiamo scritto lettere e contattato le autorità per denunciare questo atteggiamento – afferma il leader musulmano – ma nessuno ci ha ascoltato. I prigionieri sono stati lasciati senza chiese e moschee”.

In totale sono 163 i luoghi di culto nelle carceri che verranno chiusi. Fra questi circa 100 appartengono alla comunità musulmana, gli altri alla Chiesa ortodossa kazaka. Esse sono le due uniche fedi ad avere luoghi pubblici di incontro e preghiera dentro i penitenziari.

Varate lo scorso il 13 ottobre e volute dal presidente Nursultan Nazarbayev, le leggi sono nate per combattere l’estremismo islamico. Esse influenzano però tutti i gruppi religiosi del Paese e mirano nazionalizzare le fedi considerate tradizionali o con un grande seguito, seguendo il modello di controllo utilizzato dal governo cinese. Per sopravvivere a livello nazionale ed evitare sanzioni, le realtà non autoctone devono dimostrare di avere almeno 5mila membri. Le leggi vietano qualsiasi forma di espressione religiosa nei luoghi pubblici e proibiscono alle donne musulmane di indossare il velo. In principio solo la Chiesa ortodossa russa e la comunità islamica kazaka, considerate parte della tradizione, erano escluse da queste restrizioni, ma la recente scoperta sul territorio di gruppi estremisti ha spinto il governo ha stringere la morsa anche su di esse.


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