05/05/2008, 00.00
MYANMAR
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Ciclone Nargis, pressioni sulla giunta birmana perchè accolga i soccorsi internazionali

È la richiesta di gruppi birmani all’estero, secondo i quali il governo dei generali non è in grado di gestire l’emergenza. Il bilancio delle vittime sale a 351. A Yangon i soccorsi sono lasciati nelle mani dei semplici cittadini, mentre i militari intervengono solo nei quartieri più ricchi.
Yangon (AsiaNews) – I birmani all’estero chiedono al governo militare di Naypytaw di permettere il libero intervento delle agenzie umanitarie dopo il passaggio del devastante ciclone tropicale Nargis. Intanto gli abitanti della ex capitale Yangon lamentano insufficienti soccorsi da parte dell’esercito nazionale, impegnato a sgombrare dai detriti solo le strade dei quartieri più ricchi, lasciando a se stessa il resto della città, ancora senza elettricità ed acqua potabile. Secondo Naing Aung, segretario generale del Forum for Democracy in Myanmar – con sede in Thailandia – “l’intervento degli esperti internazionali è vitale, perché il regime non in grado di gestire l’emergenza”.
 
La tv Myaddy, emittente controllata dalla giunta militare, riferisce che il passaggio di Nagris ha ucciso 351 persone. La televisione di Stato ha detto che sono andate distrutte 20mila case sull'isola di Haingyi, nel mare delle Andamane, la prima parte del Paese colpita da Nagris il 3 maggio. Solo qui i morti sarebbero 162. Sempre secondo stime ufficiali, sono quasi 100mila le persone rimaste senza casa sull'isola. Si teme che, come ai tempi dello tsunami del 2004, la giunta nasconda, ridimensionandolo, il reale bilancio del disastro naturale, estromettendo dalle operazioni di aiuto le Ong internazionali. Tanto più che tra meno di una settimana si svolgerà il controverso referendum costituzionale, a cui non sono ammessi osservatori esterni.
 
Il governo militare ha dichiarato lo stato di calamità naturale in cinque zone. A Yangon le strade sono intasate da rami e detriti caduti dagli edifici. I cittadini della ex capitale insieme a molti monaci buddisti hanno unito le forze per ripulire le vie di comunicazione. Secondo testimoni citati dal quotidiano The Irrawaddy, i militari sono impiegati nei soccorsi solo nei quartieri dove risiede la classe dirigente del Paese. Stamattina in città la gente aspetta in lunghe code di poter comprare  candele e generi alimentari, i cui prezzi sono schizzati alle stelle come conseguenza della situazione.
 
Le Nazioni Unite riferiscono di attendere ancora il via libera della giunta per dare inizio alle operazioni di soccorso. Il direttore regionale dell’ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari, Terje Skavdal, spiega che il piano di primo intervento nella zona prevede la distribuzione di tende per gli sfollati, tavolette di cloro per purificare l’acqua e set per cucinare. Aggiunge inoltre che il vice ministro birmano del Welfare ha detto che l’assistenza internazionale potrebbe essere ben accetta.
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