08/10/2015, 00.00
CINA
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Cina, i raid contro gli avvocati “continueranno. Il Pcc usa la legge per mantenere il potere”

Un ex giudice di Wenzhou, divenuto avvocato per evitare le ingerenze della politica, fugge negli Stati Uniti perché “è impossibile continuare a vivere così. Questa campagna non passerà in tempi brevi, le autorità usano il diritto in maniera distorta per fare quello che vogliono”.

Washington (AsiaNews) – La campagna contro gli avvocati lanciata dal governo cinese “non si fermerà nel giro di qualche tempo. È destinata a durare, mentre la maggioranza dei legali vive nella paura. È un fenomeno senza precedenti”. Lo dice Zhong Jinhua, ex giudice della Corte intermedia del Popolo di Wenzhou, divenuto avvocato proprio per sfuggire alle pressioni delle autorità. Ma che comunque è stato costretto a fuggire negli Stati Uniti per l’impossibilità di continuare a vivere in questo modo.

Zhong ha lasciato la Cina con la famiglia. La decisione di fuggire è maturata dopo la tempesta scagliata dal governo centrale contro centinaia di avvocati, impegnati nelle aule di tribunale a difendere in punta di diritto i comuni cittadini. Circa 300 esponenti della professione sono stati “fermati per interrogatorio” dalla polizia di varie città, e molti di loro sono ancora in carcere. Nel raid è stato bloccato anche l’avvocato cristiano Zhang Kai, che insieme ad un gruppo di colleghi era impegnato a fermare con il diritto la campagna di demolizioni delle croci in corso nella provincia meridionale del Zhejiang.

In effetti, buona parte degli arrestati è di fede cristiana: “La maggioranza di questi avvocati – dice Zhong a Radio Free Asia – vive nel terrore di essere convocato per ‘una chiacchierata’ con le autorità. È una cosa senza precedenti: in queste circostanze sono state messe a tacere tante voci della società civile cinese, come anche molti attivisti per i diritti umani”.

Secondo diversi gruppi di Hong Kong, almeno 288 fra avvocati, funzionari di studi legali, attivisti per i diritti umani e loro familiari sono stati fermati dal 9 luglio scorso. Anche se 255 sono stati rilasciati, il resto è ancora sotto sorveglianza o persino in carcere, con accuse di tipo criminale.

Zhong un tempo era giudice, iscritto al Partito comunista. Nel 2012 ha minacciato in pubblico di dare le dimissioni se non fossero state applicate le riforme politiche promesse dai leader, quanto meno in campo legale. “I cosiddetti casi sensibili – racconta ancora – sono aumentati di numero, passando di mano in mano fra i corridoi del Partito. Si tratta di un’interferenza indebita dell’esecutivo in campo giudiziario. Sempre più le aule di tribunale sono divenute uno strumento per mantenere la stretta del Partito sul potere”. 

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