28/12/2005, 00.00
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Cina: inquinate le acque sotterranee nel 90% delle città

Forniscono il 70% dell'acqua potabile e il 40% per l'irrigazione delle campagne. Secondo fonti ufficiali la situazione peggiorerà, senza radicali interventi per rendere più efficiente l'uso delle risorse.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Le acque sotterranee cinesi, principale fonte di acqua potabile, sono inquinate nel 90% delle città cinesi, come conseguenza della rapida crescita economica. Fonti ufficiali dichiarano necessario un uso più efficiente dell'energia e di tutte le risorse.

Le falde acquifere sotterranee forniscono il 70% dell'acqua potabile a 1,3 miliardi di cinesi e il 40% dell'acqua utilizzata per l'irrigazione delle campagne. La gran parte dei fiumi sono così inquinati che l'acqua non può essere usata nemmeno per l'irrigazione. Ma nel 90% delle città queste falde "sono state contaminate - indica un rapporto dell'Amministrazione statale per la protezione dell'ambiente (Sepa) - da fattori inquinanti organici e inorganici e ci sono indizi che l'inquinamento sia in aumento". Zhang Lijung, vice direttore Sepa, definisce la situazione "grave". Principali cause sono i rifiuti degli stabilimenti industriali e quelli umani, scaricati senza bonifica nei fiumi che li portano nel sottosuolo. Ma contribuiscono anche gravi errori umani, come la dispersione in acqua di circa 100 tonnellate di benzene nel fiume Songhua da una fabbrica della China National Petroleum Corporation a Jilin a novembre, o la fuoriuscita a dicembre di rifiuti di zinco nel fiume Beijiang da una fonderia statale di Shaoguan, nel Guangdong. Milioni di persone rimasero per giorni senza acqua, nemmeno per lavarsi.

"L'inquinamento delle acque - aggiunge Zhang - provoca perdite economiche dirette di decine di miliardi di yuan (miliardi di dollari Usa), senza considerare le 'innumerevoli' perdite indirette". Sarà decisiva - conclude - la risposta che Pechino darà "nei prossimi 25 anni" per limitare il deterioramento delle acque.

E' necessario - dice sempre oggi Li Deshui, capo dell'Ufficio di statistica nazionale - monitorare il consumo di energia di ogni regione e per le maggiori fabbriche, in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil) locale. La Cina è il 2° maggior consumatore mondiale di petrolio, dopo gli Stati Uniti, ma il reddito medio cinese è circa un trentesimo di quello Usa. In Cina - secondo la Banca asiatica per lo sviluppo - si consuma per ogni unità di Pil 4 volte più energia di quanto occorre in media nei 7 Stati più sviluppati. Con una crescita economica del 9% annuo, è imperativo rendere più efficiente l'uso delle risorse, posto anche come obiettivo primario per il piano quinquennale 2006-2010. (PB)

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