06/06/2016, 08.54
IRAQ
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Civili uccisi dai cecchini dello Stato islamico, fuggivano da Fallujah

Testimoni locali parlano di persone “colpite a morte” dai miliziani mentre “cercano di attraversare il fiume”. Nelle ultime settimane tremila persone hanno trovato riparo in un campo profughi alla periferia della città. L’esercito governativo continua l’offensiva. Ai miliziani resta la sponda ovest dell’Eufrate. 

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - I civili in fuga da Fallujah, roccaforte in Iraq dello Stato islamico (SI) sotto l'assedio dell’esercito governativo, vengono colpiti dai proiettili dei miliziani mentre tentano di abbandonare l’area dei combattimenti. È quanto denuncia il Norwegian Refugee Council (Nrc), ong norvegese in prima fila nella difesa dei diritti delle popolazioni sfollate, dopo aver intervistato diverse famiglie fuggite dalla città. I superstiti raccontano di “civili colpiti a morte” dai jihadisti, mentre “cercano di attraversare il fiume Eufrate”. 

Secondo quanto riferiscono gli esperti di Nrc, che guidano un campo profughi alla periferia di Fallujah, ancora oggi vi sono decine di migliaia di persone ostaggio di Daesh [acronimo arabo per lo SI]. Nelle ultime tre settimane almeno 3mila persone hanno raggiunto il centro. 

Il 30 maggio scorso è iniziata l’offensiva dell’esercito irakeno per riconquistare Fallujah, città del governatorato di Anbar, circa 50 km a ovest della capitale, da due anni nelle mani dei miliziani. Al momento vi sono almeno 50mila civili intrappolati all’interno della città; finora solo poche centinaia di famiglie (5mila persone in tutto) sono riuscite a fuggire, mettendosi in salvo.

Shakir al-Essawi, capo del Consiglio regionale di Fallujah, racconta di civili che cercano di varcare il fiume all’interno di frigoriferi, armadi e barili, per sfuggire ai colpi dei cecchini dei miliziani jihadisti. I nostri "incubi peggiori”, aggiunge Nasr Muflahi, direttore in Iraq di Nrc, sono “confermati”. Nel mirino “uomini, donne e bambini innocenti”, aggiunge, che “hanno dovuto lasciare tutto alle loro spalle nel tentativo di salvarsi la vita”.  

Intanto sul fronte dei combattimenti l’esercito irakeno ha circondato la città; solo la sponda occidentale del fiume Eufrate non è ancora sotto il diretto controllo dei militari di Baghdad. Il Primo Ministro Haider al-Abadi ha affermato che l’offensiva ha subito un rallentamento per permettere ai civili di abbandonare l’area dei combattimenti. 

Nei giorni scorsi a Saqlawiya, cittadina a nord di Fallijah, è emersa una fossa comune con i corpi di 400 persone; si tratterebbe di soldati governativi uccisi dai jihadisti fra il 2014 e il 2015. 

Assieme a Mosul, roccaforte jihadista in Iraq, Fallujah è una delle città più importanti a essere finita nelle mani dello SI nel 2014, all’inizio dell’offensiva jihadista. Prima dell’ascesa di Daesh in città vivevano 300mila persone e, in passato, è stata uno dei “simboli” della “resistenza” sunnita contro l’invasione delle forze armate statunitensi in seguito alla caduta dei rais Saddam Hussein. Inoltre, è conosciuta come “città delle moschee” per gli oltre 200 luoghi di culto musulmani nell’area urbana.

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