04/02/2020, 12.24
ITALIA-CINA
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Collaborazione fra ricercatori italiani e cinesi sulle mutazioni del coronavirus

di Giuseppe Pezzolla

Il giovane studioso Domenico Benvenuto, del Campus Biomedico di Roma, è riuscito a scoprire il gene mutante che ha permesso al coronavirus di passare dai pipistrelli all’uomo.  L’università romana collabora con studiosi cinesi fin dai tempi della Sars. Per combattere il virus sono utili quarantena e isolamento, inutili gli atteggiamenti razzisti e sinofobi. Il giovane ricercatore è nato nella stessa città di Giovanni da Montecorvino, primo vescovo di Pechino (1247-1328).

Roma (AsiaNews) - Una collaborazione fra ricercatori italiani e cinesi sulle mutazioni del coronavirus: è quanto si augura Domenico Benvenuto, studente universitario del Campus Biomedico di Roma che circa 10 giorni fa ha fatto un’importante scoperta: il punto genetico in cui il coronavirus si muta e attacca l’uomo. Tale scoperta è fondamentale per la ricerca di terapie efficaci contro l’epidemia che si sta diffondendo nella Cina e nel mondo. Il responsabile della ricerca, dott. Massimo Ciccozzi, e Domenico Benvenuto (foto 2) tendono a sottolineare che l’epidemia si combatte con la quarantena e l’isolamento senza giungere a atteggiamenti razzisti e “sinofobi”. Un particolare: il giovane ricercatore è nato nella stessa città di Giovanni da Montecorvino, primo vescovo di Pechino (1247-1328).

Il Campus Biomedico di Roma ha collaborato con la Cina fin dai tempi della Sars (2003). Negli anni successivi, una delegazione cinese è venuta in Italia per studiare i suoi modelli assistenziali ed avviare la riforma sanitaria di Pechino.  Da quei contatti è nato il progetto China-Italy-Shaanxi Vacational Training Programme. L’Istituto Superiore di Sanità e il Campus Bio-Medico di Roma hanno anche lavorato con i ricercatori cinesi della Xi’an Medical  University e del  Provincial  People’s  Hospital.

Ecco l’intervista al dott. Massimo Ciccozzi e  a Domenico Benvenuto.

Prof. Ciccozzi, siamo di fronte a un nuovo comune nemico, come si combatte?

L’epidemia si blocca con la quarantena e con l’isolamento, misure precauzionali che i cinesi per primi e via via noi e tutti gli altri Paesi abbiamo già adottato.

Il suo team ha ricostruito quello che possiamo definire “l’albero genealogico” del coronavirus e del suo gene mutante.  Cosa ci può dire di più?

Abbiamo fatto un modello matematico che serve a far vedere come in un punto specifico questa proteina ha subito una mutazione che gli ha consentito il passaggio di specie, dai pipistrelli all’uomo.  Il Journal of Medical Virology  e il Pathogen and Global Heath hanno già pubblicato il nostro lavoro e altri articoli stanno per uscire su prestigiose riviste scientifiche.  L’autore di questa scoperta è Domenico Benvenuto. Che adesso spiegherà i dettagli.

D.B.: Questa proteina è la Spike glycoprotein che sta all’esterno del Coronavirus e si finge una molecola che è già presente fisiologicamente nel nostro corpo. Quindi, quando incontra il recettore preposto a connettersi a quella molecola, il virus ne approfitta: siccome è simile a questa proteina, si attacca e cominciano l’ingresso nella cellula umana e il contagio virale

Che armi ci sono contro questa proteina?

L’abbiamo studiata dal punto di vista genetico e attraverso le sequenze abbiamo ricostruito la proteina e tramite modelli di omologia abbiamo ricreato la proteina tridimensionale.

Il vostro studio aiuterà ad elaborare un vaccino specifico?

Di sicuro mette sotto una luce diversa le mutazioni che sono presenti in questa proteina e individua alcuni aminoacidi che sono cambiati e che sono tipici di questo virus, come le zigrinature di una chiave che per ogni serratura sono diverse.  Noi abbiamo identificato alcune delle zigrinature tipiche del virus.

Come spiega la paura del contagio che in questi giorni alimenta perfino la sinofobia?

Questa paura verso la comunità cinese è immotivata. Bisogna certo prestare attenzione a persone che provengono o hanno soggiornato nelle zone dove ci sono il virus e l’epidemia. Ma non è detto che siano cinesi. In ogni caso, la sinofobia è una paura irrazionale.

A distanza di pochi giorni dal vostro studio inedito, il coronavirus è stato isolato e sequenziato all’Istituto Spallanzani di Roma. Voi primi nel mondo, loro primi in Europa.  A Padova invece, ricercatori italiani hanno realizzato la sintesi del Kit diagnostico rapido per il coronavirus.  Terzo risultato della ricerca italiana in soli tre giorni. Cosa può dire tale ricerca agli amici ricercatori cinesi?

Questi importanti risultati fanno parte di una rete internazionale di collaborazione fra ricercatori. I risultati vengono condivisi in rete e validati dal punto di vista scientifico, poi sono fruibili da tutti. Questa è già una prima fase di collaborazione con i cinesi. Questa volta hanno condiviso in modo tempestivo le loro informazioni e hanno attuato subito delle misure di controllo, per cui, come comunità internazionale di ricercatori, possiamo collaborare tutti insieme per arginare questa epidemia.

I risultati acquisiti possono sviluppare la ricerca nei laboratori cinesi?

Che io sappia, mi pare che ad Hong Kong abbiano già individuato alcune possibili terapie. Anche loro sono già all’opera.

Montecorvino Rovella, la sua città natale (appena 15 mila abitanti) in Cina è conosciuta. O sbaglio?

Beh, vi è una coincidenza che mi fa sorridere. Giovanni da Montecorvino, primo vescovo cattolico di Pechino, che in Cina è venerato come un santo, è mio concittadino: io e lui proveniamo dallo stesso paesino vicino Salerno. 

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