15/06/2021, 00.00
SRI LANKA
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Colombo, bambini sfruttati nelle piantagioni di tè e nel turismo sessuale

di Melani Manel Perera

I ragazzi abbandonano gli studi in cerca di facili guadagni in quelli che sono i settori più proficui del Paese. Anche se il governo locale ha aumentato l'età minima di lavoro a 16 anni, servono più investimenti in ambito educativo. Altri nove milioni di bambini a rischio in tutto il mondo a causa della pandemia. 

Colombo (AsiaNews) - Le due industrie principali dello Sri Lanka, quelle del tè e del turismo, continuano a impiegare minori per le loro attività. Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), nel 2016 in Sri Lanka vi erano 103.704 bambini lavoratori: solo un decennio prima la cifra era di circa mezzo milione. Oggi 39.007 fanciulli sono imprigionati in forme pericolose di sfruttamento. 

Nonostante il calo degli ultimi anni, i giovani sri lankesi continuano ad abbandonare gli studi per le condizioni di indigenza in cui vivono le loro famiglie, e inseguono guadagni nei settori più proficui del Paese.

È quello che succede ad esempio ai bambini nelle comunità di pescatori. Herman Kumara, coordinatore del National Fisheries Solidarity Movement, spiega che i giovani vengono coinvolti fin da piccoli nelle attività di famiglia per lo scarso accesso alle strutture educative. Un problema che affligge soprattutto le ragazze.

Anthony Jesudasan, presidente dell’organizzazione Voice of Plantation, ha raccontato ad AsiaNews che i bambini, non solo lavorano nelle piantagioni di tè (per esempio a Matara e Galle) ma da qui vengono anche presi e "portati nei negozi di Colombo, Mount Lavinia e Beruwela, dove vengono sfruttati come lavoratori domestici per un salario bassissimo.

Situazione ancora più drammatica quella relativa al turismo sessuale. I turisti internazionali si recano sulle coste del Paese in cerca di sesso a pagamento; molti ragazzini vengono adescati però durante i festival locali e in luoghi di culto religiosi: ad esempio a Kataragama, famosa meta di pellegrinaggio, e ad Anuradhapura.

L'anno scorso il governo dello Sri Lanka ha aumentato l'età minima di lavoro da 14 a 16 anni. Il 12 giugno, in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, il direttore generale dell'Ilo, Guy Ryder, ha sottolineato la necessità di continuare a investire nello sviluppo rurale e in condizioni di lavoro dignitose. Anche papa Francesco, il 13 giugno, nella sua riflessione prima della preghiera dell'Angelus, ha ricordato la piaga del lavoro minorile.

Secondo un rapporto Ilo-Unicef, il numero di bambini intrappolati nello sfruttamento lavorativo è di 160 milioni, con un aumento di 8,4 milioni negli ultimi quattro anni. L'incremento più significativo si è registrato nella fascia tra i 5 e gli 11 anni. Per la prima volta in 20 anni si è invertito il trend positivo che tra il 2000 e il 2016 aveva visto diminuire di 94 milioni il numero di minori lavoratori.

Il rapporto sottolinea che altri nove milioni di bambini in tutto il mondo sono a rischio di finire sotto il giogo dello sfruttamento a causa della pandemia da Covid-19. Secondo altre stime, questo numero potrebbe salire fino a 46 milioni in mancanza di un adeguato accesso al sistema di protezione sociale.

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