15/11/2019, 13.48
SRI LANKA
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Colombo: elettori demoralizzati sceglieranno il ‘male minore’

di Melani Manel Perera

Domani il popolo dello Sri Lanka si recherà alle urne per eleggere il nuovo presidente. Tra i nomi dei due principali sfidanti – Ranasinghe Premadasa e Gotabaya Rajapaksa – spicca un terzo, Anura Kumara Dissanayaka. Il governo di Sirisena “ha tradito tutte le promesse elettorali”. Aumenta la corruzione e i debiti; peggiorata l’economia e le condizioni dei poveri; si teme una nuova guerra civile; il Paese è un “campo di gioco” per le potenze mondiali.

Colombo (AsiaNews) – Alla vigilia delle elezioni presidenziali che si terranno domani, la popolazione dello Sri Lanka ha perso la speranza e “andrà a votare per il male minore”. Lo riferiscono ad AsiaNews alcuni esperti, che sostengono sia difficile fare previsioni sui risultati che usciranno dalle urne. Su un totale di 35 candidati, tra cui due monaci buddisti e solo una donna, gli esperti ritengono che il voto sarà quasi del tutto polarizzato sui due principali sfidanti: Sajith Premadasa, 52 anni, figlio del presidente assassinato Ranasinghe Premadasa, e Gotabaya Rajapaksa, 70, fratello dell’ex dittatore Mahinda. In generale, il popolo non è entusiasta né dell’uno né dell’altro, disilluso di continue promesse che non vengono mantenute.

Domani si recheranno alle urne circa 15,5 milioni di elettori, in un Paese ancora profondamente segnato dai tragici attentati della domenica di Pasqua, che hanno provocato 263 vittime. Alcuni degli intervistati rifiutano di rispondere alla domanda “Chi vincerà?”; in generale, non emergono scenari positivi dal quesito “Quale cambiamento prevede che ci sarà?”.

Secondo il prof. Sumanasiri Liyanage, economista, “le previsioni dell’esperto Vijeysandaran danno Gotabaya Rajapaksa per vincitore. Nel 2015 Maithripala Sirisena ha vinto con uno scarto di 400mila voti. Domani già solo il terzo nome in lizza, quello di Anura Kumara Dissanayaka del Janatha Vimukthi Peramuna [Jvp, partito comunista marxista-leninista – ndr], dovrebbe conquistare tra i 400mila e i 700mila voti”. Per lui, “il governo di Sirisena (2015-2019) è stato un fallimento su tutti i fronti. Ha fallito nell’affrontare ogni questione, e oltretutto la corruzione è aumentata. La maggior parte dei tamil e dei musulmani dovrebbe votare per Premadasa e non per Rajapaksa. In ogni caso, non ci sarà nessun cambiamento”.

Per Rehan Derrick Fernando, fratello gesuita che sta facendo il dottorato in Texas, “dovrebbe vincere Anura Kumara. È la prima volta che un partito di sinistra emerge nel panorama politico dello Sri Lanka. Ad ogni modo, è difficile fare previsioni perché non c’è un vero sostegno tra gli elettori nel nord-est, anche se i tamil hanno familiarità con le politiche di sinistra. Al contrario, i singalesi in occidente sostengono i partiti di maggioranza corrotti e si aspettano favori da questi politici corrotti”. Secondo il gesuita, “se uno dei partiti maggiori dovesse vincere, non c’è dubbio che ci sarebbe una guerra civile. Ho lavorato in molte aree del nord-est devastate dal conflitto e sono convinto di ciò che affermo. Se invece dovesse affermarsi Anura Kumara, le persone normali forse avrebbero un futuro migliore. Non dico che il Paese diventerebbe un Paradiso, ma almeno la corruzione scomparirebbe”.

Kumudu Kusum Kumara, ex professore in pensione dell’Università di Colombo, dice: “Non cambierà nulla. L’unica cosa che abbiamo raggiunto in passato in nome del cambiamento, è stato solo maggiore caos. Non siamo stati in grado di trovare una soluzione duratura al nostro più grande problema nazionale, cioè il conflitto tra Stato e comunità etniche, tra tamil e musulmani, e tra questi ultimi e gli elementi nazionalisti della maggioranza buddista singalese”. Dal punto di vista economico, continua, “ci siamo affidati alle politiche del neoliberismo, che hanno peggiorato ancora di più l’economia. Il cosiddetto sviluppo focalizzato sui mega progetti con prestiti stranieri di larga scala non hanno portato beneficio ai poveri, mentre ci hanno sommerso di debiti che la gente deve ripagare con tasse più elevate. Le disparità di stipendio si sono approfondite. La malnutrizione è aumentata nelle fasce più deboli della società. Dal punto di vista geopolitico, il Paese è diventato un campo di gioco per le potenze internazionali”. La democrazia, “intesa come uguaglianza dei cittadini e sovranità popolare, è giunta al termine. Una classe politica corrotta si è impossessata del governo, spingendo gli ideali verso il proprio interesse. Gli intellettuali, che avrebbero dovuto sorvegliare sul potere, sono diventati appendici dei partiti. Le persone temono di perdere ancora di più la libertà ottenuta con difficoltà nel 2015. Nell’est le persone temono per la propria sicurezza. La gente voterà il male minore, non il programma migliore”.

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