15/04/2008, 00.00
COREA DEL SUD
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Comincia a muoversi il “bulldozer” Lee Myung Bak

di Pino Cazzaniga
Le prime mosse del presidente, rafforzato dalle elezioni politiche, ne confermano la fama di uomo concreto. La reazione controllata, ma ferma agli attacchi di Pyongyang e l’attesa per le riforme economiche.
Seoul (AsiaNews) - Il nuovo presidente della Corea del sud, Lee Myung-bak ha mostrato ancora una volta di essere quello che il popolo da tempo ha definito il “bulldozer”: persegue obiettivi pratici con decisione.
 
Il fatto che abbia atteso più di un mese e mezzo (dal 25 febbraio) prima di tenere la sua prima conferenza stampa (il 13 aprile) conferma la sua statura politica. Durante questo periodo ci sono stati due serie di fatti che lo hanno messo subito alla prova, e cioè la propaganda isterica e invereconda contro di lui da parte dei dirigenti della Corea del nord e le controverse elezioni parlamentari nella Corea del sud, vinte dal Grande partito nazionale (GNP), il suo.
 
Nessuna espressione retorica nel discorso: agli insulti di Pyongyang ha risposto rinnovando l’offerta di apertura e cooperazione, ma con principi, cioè con reciprocità; “ciarlatano politico” e “traditore senza testa” è stato definito in un editoriale del Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale del regime del nord; nella reazione Lee ha dimostrato di essere un uomo intelligente che non si lascia intimorire.
 
Circa il risultato delle elezioni non si è abbandonato ad espressioni di auto compiacimento anche se i numeri gliene darebbero diritto. Nel 2004 il Partito democratico unito (UDP che allora si chiamava URI) era risultato vincente con 141 seggi, mentre il GNP ne aveva ottenuti solo 128; il 9 aprile, invece, il GNP ha ottenuto 153 seggi, mentre l’UDP è sceso a quota 81: una flessione del 40%. Poiché i seggi dell’assemblea nazionale sono 299 il risultato di queste elezioni da’ a Lee anche il controllo del parlamento.
 
E tuttavia due cifre gettano un’ombra sul risultato di queste elezioni: il 46% dell’assenteismo elettorale e la secessione di 58 membri del GNP fedeli alla signora Park Gen-hye, già presidente del partito. La mancanza di precisi programmi politici e i litigi nella nomina dei candidati sono stati le cause dell’assenteismo elettorale, della flessione del partito progressista e della secessione nel partito conservatore. Gli analisti osservano che una democrazia è matura se c’è un partito di opposizione che controlla quello di maggioranza. “Come un uccello vola con due ali una democrazia deve avere un sano partito di opposizione” scrive l’editorialista del quotidiano Joong Ang. Da questo punto di vista il popolo della Corea del sud ha segnato il passo nel cammino verso la maturità democratica .
 
L’editorialista del The Korea Times mettendo a fuoco lo scarto tra il consenso istituzionale, espresso dai numeri dei voti, e il consenso reale, messo in rilievo dalle astensioni e dalle divisioni, osserva che “la Corea sarà governata da un partito, il GNP, che è sostenuto soltanto dal 25% dei votanti”. E tuttavia la sfiducia è stata rivolta ai partiti, non al presidente. La maggior parte degli analisti è d’accordo nel ritenere che da queste elezioni Lee esce rafforzato. Come nelle elezioni presidenziali del dicembre scorso in cui è risultato eletto a stragrande maggioranza, anche ora i voti positivi e lo stesso assenteismo indicano chiaramente che il popolo coreano ha votato per la stabilità,
 
Nella sua prima intervista Lee ha dimostrato che la fiducia in lui è ben riposta. Ha detto: “In queste elezioni il popolo ci ha detto che dobbiamo finire di guardare a sinistra e a destra e che, invece, (dobbiamo) focalizzare i nostri sforzi nel rinvigorire l’economia e nel migliorare le condizioni di vita del popolo attraverso la politica di compromesso e di integrazione”. È un richiamo alla “politica pragmatica” che è il suo principio.
 
Il “bulldozer” intelligente si muove con decisione, ma su quei terreni dove è possibile costruire. In questa prospettiva va letta l’espressione “politica di compromesso”. Per esempio, non procederà alla costruzione di un grande canale che collegherebbe la capitale con l’estremo sud, basandosi solo sulla maggioranza parlamentare. Terrà conto del parere del popolo, probabilmente con il ricorso al plebiscito Inoltre ha già ridotto dal 7 al 6% l’obiettivo della crescita del prodotto nazionale, perché le condizioni attuali della economia mondiale non lo permettono.
 
È stato severo verso i partiti politici, specialmente quelli di destra.. “Per sopravvivere ai radicali cambiamenti della competizione globale, noi dobbiamo essere i primi a cambiare, e i cambiamenti devono iniziare dal vertice. Io come presidente cambierò per primo” ha detto.
 
Applicherà la “politica pragmatica” anche alla diplomazia, iniziando subito. Oggi parte per una visita negli Stati Uniti e nel ritorno ne farà una in Giappone. “Vi assicuro che i miei viaggi all’estero non saranno semplicemente cerimoniali”, ha detto. “Cercherò invece di produrre risultati sostanziali”.
 
Riguardo alle relazioni intercoreane Lee ha parlato di periodo di riassestamento, cioè revisione della politica del “sole splendente” perseguita nel decennio delle amministrazioni progressiste. “Il governo - ha detto - risponderà alle recenti provocazioni da parte del Nord in maniera dignitosa. Anche il Nord deve cambiare.”. Lee ha esortato Pyongyang a finirla con le minacce provocanti, a venire sinceramente al tavolo del dialogo e a realizzare i cambiamenti necessari per adattarsi al nuovo ordine internazionale. “Il governo (di Seoul) - ha aggiunto - è più che pronto al dialogo, se questo serve a risolvere il problema nucleare e a portare un aiuto sostanziale al popolo della Corea del nord”.
 
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