18/02/2011, 00.00
SRI LANKA
Invia ad un amico

Commemorazione del giornalista ucciso: nessun diritto senza libertà d’espressione

di Melani Manel Perera
Nel ricordo di Lasantha Wikrematunge, assassinato due anni fa, Christopher Warren, segretario federale del Media, Entertainment and Arts Alliance, chiede allo Sri Lanka di seguire l’esempio dell’Egitto. E ai giornalisti di cogliere la svolta storica, per rinnovare la marcia mondiale per la democrazia e i diritti umani.
Colombo (AsiaNews) – “Quella dello Sri Lanka è una storia punteggiata dagli abusi dei diritti umani. Non può esistere una società fondata sui diritti umani senza che ci sia il diritto alla libertà d’espressione. Viceversa, non può esistere libertà d’espressione senza una società basata sui diritti umani. In una situazione come questa è facile pensare che le cose non miglioreranno mai, ma Tunisia ed Egitto mostrano che il decennio dell’attesa è finito. E spetterà anche ai giornalisti fare la differenza”. A parlare è Christopher Warren, ex presidente dell’International Federation of Journalists (Ifj) e segretario federale del Media, Entertainment and Arts Alliance (The Alliance), intervenuto alla commemorazione del 2° anniversario per la morte del giornalista Lasantha Wikrematunge. Tema dell’incontro, organizzato dal Free Media Movement (Fmm) dello Sri Lanka il 15 febbraio scorso, era “Il ruolo dei media nella democratizzazione post-conflitto”. Dopo la visione di un documentario sull’assassinio di Lasantha, Warren ha preso la parola con un lungo intervento.

“Queste ultime settimane”, inizia il segretario federale, “sono state esaltanti per chi che crede nella democrazia, nei diritti umani e nella libertà di stampa ed espressione. Prima la Tunisia e poi l’Egitto hanno avviato un tumultuoso processo per liberare e democratizzare la società. Non c’è dubbio – continua Warren – che la parte più difficile di questo viaggio deve ancora venire, e che per andare fino in fondo questi Paesi avranno bisogno di tutto il sostegno possibile della comunità internazionale edi chi crede nella democrazia”.

Secondo Warren infatti quanto accaduto in Egitto sarà “un faro per il mondo”. E i fatti di piazza Tahrir “spingeranno ogni Paese della regione a confrontarsi con questa domanda: se ce l’ha fatta l’Egitto, perché non noi?”.

Ma tutto questo è significativo al di là dei confini egiziani e mediorientali, perché per Warren segna “il rinnovamento della marcia mondiale per la democrazia e i diritti umani”. “Negli ultimi anni – spiega – la marcia si è interrotta per la cosiddetta ‘guerra globale al terrore’, che ha spinto a giustificare le restrizioni sui diritti umani per la sicurezza. Incoraggiando il mondo democratico a compromettersi con i regimi autoritari in nome della lotta al terrorismo”.

“Noi giornalisti”, continua Warren “dobbiamo essere onesti. Troppi dei nostri colleghi cadono nella trappola del confort e del compromesso. Ma qualcosa sta cambiando: soprattutto tra i giornalisti della nuova generazione, alcuni hanno scelto di abbandonare il posto dove lavoravano, piuttosto che compromettere i loro principi giornalistici. Hanno lottato – e hanno vinto – per una maggiore libertà, per il diritto di raccontare negli interessi del popolo, non dello Stato o della classe dirigente”. E adesso il mondo sta raccogliendo i frutti delle loro battaglie.

Warren parla poi dello Sri Lanka. Evidenziando come l’assassinio di Lasantha sia stato un segno del tentativo di eliminare un modo “scomodo” di fare comunicazione: “L’ultimo editorialie di Lasantha ‘E poi sono venuti per me’ è potente”, e mostra quanto bene egli avesse capito che “gli attacchi al giornalismo libero e indipendente facessero parte di una spinta concertata contro la democrazia e i diritti umani”.

Senza libertà d’espressione verrebbero a mancare altri diritti: la libertà religiosa, di parola e dei mezzi di comunicazione, “forse il più limitato in assoluto” secondo il segretario dell’Alliance.

In conclusione, Warren afferma: “Ora la sfida per noi giornalisti, come credenti nella democrazia e nei diritti umani, è quello di cogliere la svolta storica che ha illuminato l’Africa settentrionale. Come lo Sri Lanka, anche il mio Paese è un’isola [l’Australia, ndR]. Ma ora che la marcia mondiale per la democrazia e i diritti umani è ripresa, nessun Paese sarà un’isola a lungo”.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Protesta contro l'imbavagliamento della libertà di stampa
24/01/2007
Il card. Ranjith incontra artisti e giornalisti cattolici dell’arcidiocesi di Colombo
24/01/2011
Sri Lanka, giornalisti in protesta contro il governo per chiedere giustizia
20/01/2011
Giornalisti filippini: libertà di stampa "sotto assedio"
10/12/2004
Pechino, condannata a sette anni la giornalista Gao Yu: difendeva i diritti umani
17/04/2015


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”