10/06/2009, 00.00
CINA
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Compito dei tribunali: impedire ai cittadini cinesi di protestare

La Corte suprema del popolo, massimo giudice del Paese, indica alle corti locali di intervenire per impedire che le richieste per i propri diritti causino proteste di piazza. Esperti: i leader hanno paura delle diffuse proteste, ma si preoccupano solo di riaffermare il controllo totale del Partito.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Corte suprema del popolo, massimo organo giudiziario cinese, ha pubblicato il 7 giugno i principi guida per i tribunali locali e ha indicato loro di prevenire le proteste sociali di massa, anzitutto tramite “la mediazione”.

Ai giudici locali è ordinato di lavorare in modo stretto con i governi locali e di fare immediato rapporto alle autorità superiori quando ci siano proteste scritte o situazioni di potenziale disordine.

Analisti ravvisano nel documento un nuovo tentativo di stroncare ogni forma di protesta sociale, con la richiesta ai tribunali di prevenire le proteste non accogliendo le istanze giuste dei cittadini, ma segnalando senza indugio alle autorità superiori le situazioni che rischiano di sfuggire al controllo.

Yu Lingyu, direttore generale dell’Ufficio per l’esecuzione presso il tribunale, conferma che nel Paese ci sono diffuse situazioni di forte tensione, quali i molti operai licenziati dalle ditte senza nemmeno ricevere gli ultimi salari o i contadini espropriati della terra con la forza; situazioni che possono anche sfociare in proteste di piazza. Secondo i dati della Corte suprema, nel 2008 ci sono state 286.221 cause di lavoro avanti ai tribunali, con un aumento del 93% rispetto al 2007. Da gennaio a marzo 2009 le nuove cause di lavoro sono state 98.568, +59% rispetto all’anno precedente.

Analisti notano che la preoccupazione della Corte suprema non è risolvere simili problemi, ma instaurare meccanismi per soffocarli e controllarli prima che esplodano in proteste o che attirino l’attenzione pubblica.

Zhang Sizhi, uno degli avvocati più stimati nel Paese, osserva al South China Morning Post che “simile attività può compromettere l’indipendenza e l’equità del sistema giudiziario”, soprattutto perché dà un avallo ufficiale a una condotta delle corti del tutto sottomessa e funzionale agli interessi della produzione e delle autorità locali. In Cina il sistema giudiziario non è indipendente, ma sottomesso al Partito comunista, eppure cittadini e avvocati si rivolgono ad esso per ottenere giustizia anche contro gli interessi dei leader locali. “Se questo meccanismo si afferma – conclude Zhang – il Partito comunista e il governo domineranno ogni ambito”.

Nel 2008 nel Paese ci sono state almeno 87mila proteste di massa per ragioni economiche.

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