23/02/2010, 00.00
FILIPPINE
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Con El Niño tornano siccità e black-out, sciamani e preghiere

di Santosh Digal
Da gennaio perse oltre 2,5 milioni di tonnellate di riso e grano nelle regioni settentrionali. Colpito dalla siccità anche il resto del Paese con tagli all’energia elettrica e acqua razionata anche nella capitale. C’è chi si rivolge agli sciamani. Il vescovo di Urdeneta invita la popolazione ad avere fiducia nella provvidenza e a fare il possibile per combattere gli effetti del fenomeno climatico.

Manila (AsiaNews) –  Continua l’emergenza siccità nel nord delle Filippine a causa del fenomeno climatico del Niño. Oltre 2,5 milioni di tonnellate di riso e grano sono andate perse dall’inizio dell’anno e le poche piogge hanno compromesso circa 800mila ettari di campi. I danni al settore agricolo si stimano per oltre 25 milioni di euro, ma potrebbero raggiungere quota 300 milioni se il fenomeno continuerà fino a luglio. La siccità ha colpito anche il resto del Paese, con continui blackout energetici nelle città industriali e razionamento dell’acqua potabile tra la popolazione.

“Ci stiamo preparando al peggio - afferma Joel Rudinas, sottosegretario del Dipartimento di agricoltura - questa è una situazione molto difficile perché da poco siamo sopravvissuti ai tifoni che in ottobre hanno distrutto 1,5 milioni di tonnellate di riso e causato gravi danni alle infrastrutture”.      

Per far fronte alla calamità la presidente Arroyo ha chiesto alle compagnie energetiche di aumentare l’erogazione di acqua ed energia a favore delle regioni agricole e ha stanziato circa 15milioni di euro in aiuti per i contadini e i pescatori di 14 province del nord.

Anche con la promessa di aiuti, nelle regioni più colpite la popolazione è rassegnata. “Io e la mia famiglia abbiamo pregato Dio per chiedere la pioggia – afferma Ramon Cruz della provincia di Urdeneta (nord Luzon), tra le più colpite dalla siccità – ma abbiamo ormai perso la speranza di salvare i nostri campi”. Nelle province settentrionali dell’isola di Luzon  le poche precipitazioni stanno portando all’esaurimento le dighe di Binga e Magat, che forniscono acqua ed energia a gran parte della regione.

“Saremo costretti a interrompere le operazioni irrigue se il livello dell’acqua non aumenterà”,  afferma Mika Hosillos portavoce della Sm Aboitiz Power, azienda che gestisce le dighe. Egli dice che la situazione è talmente disperata che ha chiesto agli sciamani di compiere il tradizionale rituale della pioggia per scongiurare ulteriori tagli nell’erogazione idrica. “Da sempre qui rispettiamo le tradizioni locali – afferma – e noi siamo parte della comunità”. 

 In questi giorni la Chiesa ha invece organizzato delle raccolte di fondi nelle varie parrocchie per aiutare gli agricoltori più colpiti e sostenere con la sua presenza il morale della gente.  “ Dobbiamo avere fiducia nella provvidenza – ha affermato mons, Jacinto Jose Aagcaoili vescovo della diocesi di Urdeneta  – e fare tutto il possibile per affrontare gli effetti provocati da El Niño”.

Il ritorno di “El Niño” era già stato annunciato in agosto dai ricercatori britannici del Met Office Hadley Centre for Climate Prediction and Research, che avevano previsto l’arrivo del fenomeno nei primi mesi del 2010.  Esso è ciclico e si manifesta ogni due - sette anni come un aumento di temperatura di 0,5 C°-1,5 C° delle acque dell’oceano Pacifico orientale, di solito molto fredde. Tale cambiamento provoca un’alterazione delle normali correnti oceaniche portando siccità nell’area asiatica e africana e piogge torrenziali nel continente sudamericano. Tra il ’97 e il ‘98, combinato agli effetti del riscaldamento globale, El Niño aveva causato una disastrosa siccità nella regione del Sud-est asiatico. Per gli incendi erano andati in fumo migliaia di ettari di foreste con danni all’agricoltura per miliardi di dollari.

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