13/05/2011, 00.00
VATICANO
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Concedere la messa in latino, mira alla riconciliazione nella Chiesa

Pubblicata oggi l’istruzione della Commissione Ecclesia Dei che regola modi e condizioni per la celebrazione della liturgia nella forma preconciliare. “Generosa accoglienza” per i fedeli che la chiedono, purchè non neghino valore a messa e sacramenti celebrati secondo la riforma e riconoscano l’autorità del Papa.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Ha lo scopo fondamentale di “favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa”, l’istruzione pubblicata oggi in Vaticano che regola modi e condizioni per la celebrazione della messa secondo la liturgia precedente la riforma del Concilio Vaticano II. Intitolata "Universae Ecclesiae", l’istruzione giuridicamente, è mirata all’applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI, in vigore dal 14 settembre 2007 e tiene conto delle osservazioni che i vescovi erano stati invitati a fare.
 
Il documento, pubblicato dalla commissione “Eclesia Dei”, esplicita due ulteriori finalità: offrire a tutti i fedeli la Liturgia romana nell’uso più antico, considerata “tesoro prezioso da conservare” e garantire e assicurare realmente, a quanti lo domandano, l’uso della “forma extraordinaria”, in quanto sia la liturgia conciliare che quella precedente “sono due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell’unico Rito Romano, che si pongono l’uno accanto all’altro”.
 
In sostanza, l’istruzione afferma la competenza dei vescovi a concedere la celebrazione “straordinaria” e prevede la possibilità di ricorsi alla Commissione contro i provvedimenti episcopali. Quanto alla celebrazione, essa va “concessa” con “generosa accoglienza”, qualora lo chieda “un gruppo di fedeli”, che non debbono essere necessariamente della stessa parrocchia o della stessa diocesi. Ma “i fedeli che chiedono la celebrazione della forma extraordinaria non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestano contrari alla validità o legittimità della Santa Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria e/o al Romano Pontefice come Pastore Supremo della Chiesa universale”.
 
Si vuole insomma evitare che gruppi tradizionalisti anticonciliari (come i lefebvriani) possano pretendere la celebrazione “straordinaria” e aprire un contenzioso con il vescovo che la negasse. Tale preoccupazione emerge anche nelle disposizioni circa il "sacerdote idoneo" alla celebrazione in tale forma. “Naturalmente - sottolinea una nota di padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede - egli non deve avere impedimenti dal punto di vista canonico, deve conoscere sufficientemente bene il latino e conoscere il rito da celebrare. Si incoraggiano perciò i vescovi a rendere possibile nei seminari una formazione adeguata a tal fine, e si indica la possibilità di ricorrere, se mancano altri sacerdoti idonei, alla collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Commissione Ecclesia Dei (che usano normalmente la forma extraordinaria)”.
 
L’Istruzione, conclude padre Lombardi, appare “un testo di grande equilibrio, che intende favorire – secondo l’intenzione del Papa – il sereno uso della liturgia precedente alla riforma da parte di sacerdoti e fedeli che ne sentano il sincero desiderio per il loro bene spirituale; anzi, che intende garantire la legittimità e l’effettività di tale uso nella misura del ragionevolmente possibile. Allo stesso tempo il testo è animato da fiducia nella saggezza pastorale dei vescovi, e insiste molto fortemente sullo spirito di comunione ecclesiale che deve essere presente in tutti – fedeli, sacerdoti, vescovi – affinché la finalità di riconciliazione, così presente nella decisione del Santo Padre, non venga ostacolata o frustrata, ma favorita e raggiunta”.
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