22/11/2006, 00.00
LIBANO
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Condanna, ansia e partecipazione nel Libano che si prepara ai funerali di Pierre Gemayel

di Youssef Hourany

Domani il rito che sarà celebrato dal patriarca Sfeir che parla di "un nuovo colpo contro la pace tanto desiderata" ed esorta a rifiutare a violenza. Le forze di maggioranza chiamano ad una manifestazione. L'unanime condanna internazionale finisce con l'essere un sostegno al governo. L'Onu ha approvato la formazione del tribunale internazionale.

Beirut (AsiaNews) – Condanna, partecipazione, ansia. Il Libano reagisce così all'assassinio di ieri del ministro Pierre Gemayel, "un nuovo colpo contro la pace tanto desiderata" l'ha definito il patriarca maronita Nasrallah Sfeir, che ha invitato i libanesi ad evitare atti di violenza. Una esortazione che già ieri è venuta anche dalla famiglia dell'ucciso, il padre del quale, l'ex presidente Amin, ha invitato a "rifiutare il linguaggio della vendetta e della violenza".

Non ci nascondono, però, i timori che i funerali del ministro, che saranno celebrati domani, in un giorno di lutto nazionale e con la maggioranza che chiama "ad un nuovo 14 marzo", evocando così l'immensa folla che, dopo l'assassinio dell'ex primo ministro Rafica Hariri, portò alla fine dell'occupazione siriana.

Impossibile, in proposito, non notare che proprio ieri il Consiglio di sicurezza ha dato il suo via libera alla costituzione del tribunale internazionale che sarà chiamato a giudicare proprio le responsabilità di quell'assassinio e degli altri perpetrati nel Paese dal 2004. Proprio "coloro che temono la messa in opera del tribunale internazionale" sono definiti responsabili dell'uccisione di Gemayel, nel comunicato che il "14 Marzo" ha emessa a tarda sera, al termine di una riunione straordinaria, presso la sede centrale del partito della Falange libanese, nel centro di Beirut.

E se ieri sera il capo del "14 marzo", Saad Hariri - figlio del premier ucciso - ha immediatamente accusato la Siria, che ha negato qualsiasi responsabilità, anche dalla maggioranza parlamentare è venuta l'esortazione ai libanesi, ed in particolare ai cristiani, ad opporsi al pian criminale che vuole creare la discordia interna.

La condanna unanime dell'attentato, venuta da Washington come da Teheran, dall'Onu e dall'Ue, oltre che dai Paesi arabi finisce con l'essere anche un appoggio al governo di Fouad Siniora. Il primo ministro ha preso parte alla riunione convocata dal movimento del 14 marzo. La riunione ha visto un dolente discorso del padre dell'assassinato, l'ex presidente libanese Amin Gemayel, che ha sottolineato l'importanza di questa nuova testimonianza data con il sangue del ministro Gemayel. L'ex presidente ha invitato tutti ad elevare le loro preghiere per implorare da Dio la pace e la perseveranza del messaggio di perdono iniziato nella famiglia Gemayel, con l'assassinio del primo martire della famiglia, Bachir, a pochi giorni della sua elezione alla presidenza della Repubblica. Da Amin Gemayel è venuta poi l'esortazione a rifiutare il linguaggio della vendetta e della violenza, come aveva fatto il ministro ucciso ed un forte appello a nome anche di sua moglie Joyce e di tutta la famiglia, perché viene rispettata la memoria del ministro Gemayel, che non appartiene più alla famiglia ma "al grande patrimonio della resistenza libanese". Egli ha infine chiesto di pregare per l'assassinato, perché interceda per il suo Paese presso il Dio misericordioso, ed ha promesso a tutti di continuare il cammino verso la piena libertà e la piena sovranità del Libano.

Da parte usa, il patriarca maronita il cardinale Nasrallah Sfeir, che presiederà giovedì il rito funebre nella cattedrale di S.Giorgio, nel centro di Beirut, alle 13 di domani, giovedì 22 novembre, ha considerato "l'assassinio del ministro Gemayel, come un nuovo colpo contro la pace tanto desiderata nel Paese dopo gli anni di guerra" ed ha richiamato l'attenzione di tutti sulla necessita di mantenere la calma e di non reagire in modo violento, perché il Libano non è più in grado di pagare prezzi a causa della violenza. Il patriarca ha infine sollecitato le coscienze di tutti a raddoppiare gli sforzi per frenare questa compagna di violenza ed ha espresso la sua solidarietà con la famiglia del ministro Gemayel. La cerimonia religiosa per il ministro ucciso è stata voluta dalla famiglia Gemayel come un "nuovo atto di obbedienza alla volontà di Dio". Dopo la conclusione del rito funebre, la salma sarà trasportata nel villaggio natale del ministro, a Bikfaya, vicino alla tomba di suo zio Bachir, ucciso nel 1982, del nonno Pierre, fondatore della Falange libanese e della figlia del presidente Bachir, la giovane Maya, uccisa pure lei 22 anni fa da un auto bomba.

Il presidente libanese, Emile Lahoud, che giovedì doveva presiedere la cerimonia della consegna delle spade ad un gruppo di ufficiali dell'esercito libanese, spostata dal primo agosto, a causa della guerra del mese di luglio, ha deciso nuovamente di rinviare la cerimonia e di annullare il ricevimento annuale per la festa dell'indipendenza del Libano. In un messaggio televisivo ha espresso la sua viva condanna contro questo crimine che macchierà il volto del Libano ed ha espresso la sua fiducia nella forza d'animo dei cittadini libanesi, che sono nuovamente chiamati a dimenticare il passato e cominciare una nuova fase nella storia del Paese. Il presidente ha manifestato il suo assenso alla formazione del tribunale internazionale dell'ONU, ma a condizione che rispetti la Costituzione libanese ed ha salutato la memoria di tutti i martiri del Libano, indicando questo nuovo crimine come una fase del complotto internazionale contro il Libano.

Il capo delle Forze Libanesi, Samir Geagea, ha lanciato un suo nuovo attacco contro il presidente del Libano Emile Lahoud, invitandolo a presentare le sue dimissioni, perché "questa sua permanenza nel palazzo presidenziale è all'origine di tutte le miserie del Libano" Egli ha anche nuovamente accusato la Siria e ribadito il suo pieno appoggio alla formazione del tribunale dell'ONU, "che sarà l'unico mezzo per infliggere le pene dovute contro i criminali che hanno causato molti morti innocenti".

Il Libano, nel giorno della sua debole indipendenza, saluterà la memoria di un giovane leader maronita, un nuovo martire sull'altare della patria,il nome del quale sarà segnato nel registro dei giovani martiri del Libano.

 

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