19/05/2004, 00.00
Vietnam
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Condannati a tre anni di carcere quattro cristiani Hmong

Washington (AsiaNews/FH) – Quattro cristiani, che organizzavano e presiedevano servizi religiosi in casa, nella remota provincia vietnamita di Ha Giang, sono stati  condannatati da un tribunale con la vaga accusa di "disturbo dell'ordine pubblico". È quanto riferisce una nota della Freedom House, di Washington, secondo la quale lo scorso marzo i quattro cristiani Hmong sono stati condannati a pene variabili tra i 26 e i 36 mesi di detenzione. Attualmente si trovano imprigionati in condizioni di carcere duro. Tutti e quattro sono residenti nel villaggio di Giap Trung, nel comune di Thang Tin, che fa capo alla provincia di Ha Giang, negli ultimi tempi teatro di un'intensa campagna anti-cristiana condotta dalle autorità vietnamite.

Il 6 aprile la Freedom's House aveva sollecitato l'immediato rilascio di dieci cristiani dell'etnia Hmong, imprigionati a causa di accuse di natura religiosa: i quattro cristiani, di cui si è venuta a sapere la condanna, facevano parte proprio di quel gruppo. Le dieci persone sono state arrestate tra il novembre e il dicembre del 2003; in quell'occasione, il Center for Religous Freedom ottenne copia del lungo documento d'accusa contro questi cristiani, nei quali si dava notizia di incontri religiosi (tenutisi per sei domeniche consecutive) ai quali avrebbero preso parte una sessantina di persone.

Ecco di seguito un breve profilo dei quattro condannati: Ly Chin Sang, 60 anni, cristiano dal 1991, condannato a 36 mesi di prigione; sposato con Giang Thi Ca, ha un figlio di 19 anni, che vive con i genitori. Ly Sin Quang, 28 anni, anch'egli figlio di Ly Chin Sang, è pure lui divenuto cristiano lo stesso anno del padre, nel 1991; lui e sua moglie, Vang Thi Da, hanno quattro figli: non è stato reso pubblico nessun documento giudiziario sul suo conto. Vang My Ly, 24 anni, cristiana dal 1991, ha subito una condanna di 26 mesi; è sposata con Ma Thi Di e ha tre figli piccoli

Dalle lettere ai famigliari emergono la sofferenza dei prigionieri e un grido di aiuto, soprattutto per il futuro dei figli  in tenera età. Il Center for Religous Freedom ha ottenuto tre lettere scritte in marzo da cristiani Hmong che vivono nel distretto di Xin Man, situato nella provincia di Ha Giang. Queste missive descrivono la confisca di Bibbie in lingua vietnamita, di un computer, di numerosi effetti personali nonché di denaro. Gli autori raccontano, tra l'altro: "Abbiamo ricevuto minacce di multe se non abbandonavamo il cristianesimo e non ricostruivamo un altare ai nostri antenati".

A causa della pressione internazionale, le autorità vietnamite evitano, da un po' di tempo a questa parte, di riferirsi esplicitamente al cristianesimo in occasione delle azioni di repressione religiosa, facendo invece ricorso all'espressione "religione illegale": il governo del Vietnam, infatti, riconosce come legittimi solo i cristiani che erano credenti prima della rivoluzione comunista del 1954.

Il Center for Religous Freedom ha riferito il mese scorso la notizia (ripresa e rilanciata da AsiaNews) che nella provincia di Lai Chau le autorità militari vietnamite avevano fatto uso di iniezioni di droga per spingere i cristiani Hmong a firmare dichiarazioni di abiura della loro fede. Lo scorso novembre lo stesso Centro ha descritto l'estradizione di un importante leader della Chiesa hmong, Ma Van bay, dalla provincia meridionale di Bonh Phuoc. Un processo sul suo caso venne annunciato per il 28 aprile, sebbene l'accusa non fosse stata resa nota.

La direttrice del Centro, Nina Shea, definisce i cristiani perseguitati dell'etnia Hmong come "persone veramente dimenticate, che vivono confinate sulle montagne, che parlano solo la propria lingua, senza legami significativi con il mondo esterno". I cristiani Hmong, osserva ancora la Shea, "sono due volte vittime: come cristiani e come membri di una minoranza. Dietro l'amichevole facciata di normalità che il governo vietnamita mostra agli investitori e ai turisti, vi è una realtà molto tragica". (LF)

 

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