02/09/2009, 00.00
CINA
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Condannato a 13 anni di carcere per “sovversione” il dissidente Xie Changfa

In realtà ha organizzato un convegno del Partito democratico. In Cina è legittimo creare partiti diversi da quello comunista, ma i membri del Partito democratico sono arrestati e perseguitati dal 1988. Resta intanto in carcere senza accusa il dissidente Liu Xiaobo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Xie Changfa, dissidente cinese che ha cercato di organizzare un congresso del Partito democratico di Cina (Pd), è stato condannato ieri a 13 anni di carcere per “sovversione” dal tribunale di Chansha (Hunan).

Il fratello Xie Changzhen, presente al processo, denuncia che il dissidente è stato ammanettato durante l’attesa del verdetto e non gli è stato consentito di parlare.

Il suo avvocato Ma Gangquan, che preannuncia l’appello, ha sostenuto che organizzare un partito politico in Cina è un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Infatti Pechino consente l’esistenza di alcuni pochi partiti diversi dal Partito comunista, sebbene abbiano un ruolo di consiglieri del Pcc, piuttosto che di competitori.

Peraltro il Pd è stato proibito sin dal 1998 e decine di suoi fondatori sono stati arrestati e condannati a pene anche superiori a 13 anni, soprattutto con l’accusa di sovversione.

Xie è stato arrestato nel giugno 2008, subito prima delle Olimpiadi. In quel periodo le autorità arrestarono o mandarono via dalle città olimpiche i principali dissidenti, per evitare proteste pubbliche. Egli ha già scontato 3 anni di rieducazione-tramite-lavoro, veri campi di concentramento, per avere tenuto una serie di discorsi in cui ha denunciato la repressione militare del 4 giugno 1989 contro i dimostranti pro-democrazia in piazza Tiananamen a Pechino.

Il gruppo Human Rights in China dice che è una delle condanne più severe degli ultimi anni. A conferma che Pechino sta operando una sistematica e dura repressione contro attivisti pro-diritti e dissidenti in vista delle grandi celebrazioni programmate per il 60° anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese, il 1° ottobre.

Il gruppo Chinese Human Rights Defenders denuncia che rimane pure in carcere Liu Xiaobo, firmatario di Carta 08, documento che chiede più rispetto dei diritti e più democrazia in Cina. Portato via dalla polizia l’8 dicembre, è stato arrestato in modo formale solo a giugno, ma ancora ignora l’accusa. Il suo legale l’ha incontrato il 31 agosto e ha saputo che le indagini continueranno almeno fino al 23 settembre.

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