07/08/2009, 00.00
PALESTINA - ISRAELE
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Continua la confusa conferenza di Fatah, con qualche pregio

di Joshua Lapide
Ritardata la chiusura per uno o due giorni. Delegati riformisti lasciano l’aula; ci si scontra per le modalità del voto; disaccordi sul peso dei delegati di Gaza, bloccati da Hamas. Ma giornali israeliani apprezzano il mantenimento dell’apertura verso i dialoghi di pace e la soluzione “due popoli, due Stati”.

Betlemme (AsiaNews) – La conferenza del partito Fatah, la prima dopo 20 anni, è stata prolungata di uno o due giorni a causa delle lotte interne fra i delegati. Ma per parte della stampa israeliana essa rimane un avvenimento positivo perché riafferma il dialogo con Tel Aviv.

L’incontro degli oltre 2 mila delegati a Betlemme doveva concludersi ieri, ma vi sono state discussioni e lotte sul modo in cui votare per i due organismi, il comitato centrale e il consiglio governativo. Alcuni delegati riformisti hanno perfino abbandonato l’aula accusando il presidente Mahmud Abbas di aver manipolato la scelta dei delegati.

Dopo tanti di anni di ritardi da parte di Yasser Arafat, il convegno miracolosamente radunato vorrebbe dare più energia al movimento – laico, a cui partecipano cristiani e musulmani – che negli ultimi anni ha perso spazio e potere a favore di Hamas, islamico e integrista. Il rinnovamento mira a una vittoria delle elezioni programmate per il gennaio 2010.

Ma le tensioni interne sono forti: giovani membri si sentono emarginati dalla vecchia guardia; riformisti trovano poco spazio di manovra in un partito incrostato di corruzione e di interessi sedimentati. Molti delegati hanno chiesto all’attuale leadership di pubblicare un rapporto completo sul modo in cui i fondi del partito sono stati usati negli ultimi 20 anni.

Il problema più cocente è l’assenza di 400 delegati da Gaza, bloccati dalle milizie di Hamas, che controlla la Striscia. I delegati di Gaza esigono per loro una quota di seggi nei due organismi centrali; ma altri suggeriscono che essi potranno votare via e-mail o per telefono e che non c’è bisogno di alcuna quota.

Uno dei punti unificanti i vari gruppi alla conferenza ieri è stato quello di accusare Israele di aver concorso nella morte di Arafat nel 2004, mettendo il leader ammalato sotto assedio a Ramallah. Alcuni delegati affermano che essi dovranno continuare le inchieste che sospettano un avvelenamento del loro leader storico.

Rimane comunque il fatto che fin dai primi giorni, al convegno di Betlemme si è parlato di dialogo con Israele e il nuovo statuto mette molto in sordina la lotta armata. Ciò porta a una grande differenza  con Hamas che influenzata dall’Iran, combatte per l’eliminazione di Israele. Tale posizione non è sfuggita ad alcuni attenti osservatori. Il quotidiano Haaretz sottolinea oggi in un editoriale che  tutto ciò è molto positivo perché significa che Israele “ha davvero un partner” per lavorare verso la soluzione “due popoli, due Stati”.

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