29/04/2008, 00.00
ASIA
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Contro la crisi alimentare mondiale, un piano d’emergenza dell'Onu

Due giorni di discussioni a Berna per decidere interventi immediati e strategie a lungo termine. C’è contrasto tra chi privilegia la coltivazione di cibo e chi non vuole rinunciare al biocarburante. Primi problemi in Vietnam e Thailandia, mentre già è grave la crisi nelle Filippine.

Manila (AsiaNews/Agenzie) – Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha iniziato ieri a Berna (Svizzera) consultazioni su come affrontare la crisi causata dai continui aumenti di generi alimentari e petrolio, che rischiano di far tornare alla fame oltre 100 milioni di persone. Generi essenziali come riso, grano, olio e zucchero sono cresciuti almeno del 50% in un anno.

Al termine dei due giorni di discussioni, a cui partecipano anche i vertici di oltre 20 enti mondiali tra cui la Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale del commercio, si attendono misure di emergenza e progetti a lungo termine. C’è però diversità di vedute all'interno dello stesso Onu. Jean Ziegler, relatore speciale  per il diritto al cibo, ha invocato una sospensione della produzione di biocarburante e ha criticato il Fondo monetario internazionale per avere “imposto ai Paesi più poveri” la coltivazione di generi non alimentari, contribuendo a diminuire la produzione di cibo. Achim Steiner, capo del Programma ambiente, afferma invece che il biocarburante è necessario per avere nel futuro energia alternativa a basso prezzo e ritiene che il forte aumento dei prezzi dipenda da pure speculazioni di mercato.

La crisi alimentare è già evidente in molte zone di Africa e America centrale, mentre ha avuto impatto limitato in Asia, che pure consuma l’80% del riso mondiale, poiché grandi Paesi come Cina, India e Giappone sono autosufficienti.

Pure autosufficiente è il Vietnam, che ha bandito l’esportazione fino a giugno ma dove ieri è cominciato a mancare il riso nei negozi, dopo giorni di lunghe file davanti ai mercati. Nella capitale Hanoi il cereale già manca, mentre nella meridionale Ho Chi Minh City il supermercato Saigon Co-op Mart ne vende solo 10 chilogrammi a cliente. Il governo denuncia manovre speculative e ha ordinato alle autorità locali di regolare i mercati e impedire incette a chi non lo commercia.

Situazione difficile nelle Filippine, primo importatore mondiale di riso, il cui governo ha chiesto alla Banca mondiale di fare pressione sui Paesi esportatori perché mitighino i divieti all’esportazione che rischiano di farlo mancare agli Stati importatori. Manila distribuisce “buoni riso” alle famiglie povere e progetta di dare sussidi mensili di circa 1.400 peso (21 euro) a 300mila famiglie (500 peso per famiglia e altri 300 per figlio con un massimo di 3). Il riso comprato con il “buono” pubblico costa 18,25 peso al chilogrammo (28 centesimi di euro), la metà che nei negozi.

Occhi puntati sulla Thailandia, prima esportatrice mondiale, dove si prevede che presto rallentino gli aumenti avvenuti  in questi giorni.

A Singapore, secondo Stato più ricco dell’Asia colpito da un’inflazione al 6,7% (massimo da 26 anni), il governo offre pasti a 2 dollari locali (95 centesimi di euro) per aiutare i poveri e ha creato un sito web che indica dove trovare cibo buono ed economico. (PB)

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