06/02/2015, 00.00
GIORDANIA - ISLAM
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Contro lo Stato islamico, Amman lancia l'operazione "Martire Moaz"

Raid aerei condotti nelle sedi dello SI a Deir al-Zor e Raqqa, in Siria. La Giordania unita nel combattere i jihadisti. Le condoglianze di re Abdallah alla famiglia del pilota bruciato vivo. Il dolore del re per "cristiani e minoranze" sotto attacco in Medio oriente. Lo SI minaccia le comunità musulmane, ma anche tutto il mondo. L'islamofobia "fa il gioco" dei terroristi.

Amman (AsiaNews) - La Giordania ha annunciato di aver compiuto diversi raid aerei bombardando postazioni dello Stato islamico, in risposta all'esecuzione di uno dei suoi piloti militari, bruciato vivo dal gruppo jihadista.

L'operazione, chiamata "Martire Moaz", dal nome del pilota di F16, catturato e poi bruciato dallo SI, avrebbe colpito "campi di addestramento, depositi di armi e di munizioni". L'operazione andrà avanti fino "allo sradicamento" dello SI.

Il comunicato ufficiale non ha precisato i luoghi colpiti. Ma alcuni testimoni affermano di aver sentito il re Abdallah comunicare al padre dell'ucciso che i raid sono avvenuti nella zona di Raqqa, in Siria. Fonti della sicurezza dicono che i raid hanno colpito obbiettivi della provincia di Deir al-Zor e di Raqqa.

Ieri il re si è recato a Karak, a 120km da Amman per portare la sua solidarietà alla famiglia di Moaz al- Kassasbeh, che riceveva le condoglianze in una grande tenda eretta per l'occasione (v. foto).

Il modo atroce con cui è avvenuta l'esecuzione del pilota sta aggregando la società giordana e dando una legittimità popolare alla partecipazione del regno alla lotta anti-jihadista. Oggi sono previste manifestazioni di solidarietà alla famiglia dell'ucciso, per chiedere anche una vendetta senza pietà verso i militanti dello SI.

Non appena la notizia e il raccapricciante video dell'esecuzione di al Kassasbeh si sono diffusi, il re Abdallah ha dichiarato che "la risposta della Giordania e del suo esercito sarà severa".

Due giorni fa, il re è tornato in fretta dagli Stati Uniti, dove era in visita anche per partecipare ieri a un incontro con capi religiosi e leader mondiali a Washington. In sua assenza, l'ambasciatore giordano Alia Bouran ha letto il suo intervento.

In esso Abdallah afferma che la guerra condotta dai terroristi dello Stato islamico ha come primo obbiettivo quello di colpire la comunità musulmana in Medio oriente, per allargarsi a tutto il mondo. "Lo scopo di questi criminali è stroncare la vita e i diritti ovunque. Il loro odio e i loro assassini raggiungono l'Asia, l'Europa, l'Africa, l'America e l'Australia. Con le uccisioni brutali dei loro detenuti e prigionieri e la loro crudeltà essi cercano di tenere in ostaggio le famiglie di tutto il mondo".

Dopo aver ringraziato papa Francesco per la sua visita in Terra Santa e per le sue denunce contro l'abuso del nome di Dio nell'esercizio della violenza, Abdallah rivendica per la sua famiglia e per il Medio oriente la presenza di un islam fatto di "servizio, coraggio morale, giustizia, fraternità". Con "dolore e oltraggio", ricorda gli attacchi contro i cristiani e le altre minoranze in Iraq e in Siria, molti dei quali sono accolti come profughi proprio in Giordania.

"Questa - ha aggiunto - è un'offesa contro l'umanità e contro l'islam. I cristiani arabi sono parte integrale del passato, presente e futuro della nostra regione".

Il re ha fatto notare che oggi in tutto il mondo islamico "uomini e donne ... lottano contro odio, ingiustizia, settarismo, sedizione (fitnah) e crudeltà. Essi lavorano per lo sviluppo, l'inclusione, i diritti umani, opportunità per donne e giovani, la salute dei bambini e il bene comune. Essi insegnano ai giovani la verità riguardo la nostra fede, dando ad essi gli strumenti necessari per una vita positiva".

Egli ha anche messo in guardia contro una cieca islamofobia: "[essa] è un male e d un pericolo non solo per i musulmani ma per tutti i popoli. Essa fa il gioco degli assassini e dei delinquenti e mina l'unità proprio quando il nostro mondo ne ha più bisogno".

 

 

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