04/12/2010, 00.00
INDONESIA
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Contro l’intolleranza, dialogo anche con l'islam radicale

di Mathias Hariyadi
E’ quanto indica la Commissione Interreligiosa della Conferenza episcopale indonesiana. Nel Paese cresce l’intolleranza musulmana contro i cristiani, che porta a fatti di violenza. Intervista esclusiva a padre Susetyo, segretario della Commissione.

Jakarta (AsiaNews) – L’intolleranza religiosa è in aumento in Indonesia nella zona di Jakarta, specie tra la gente comune. E’ quanto confermano indagini di gruppi per la tutela dei diritti. Intervista esclusiva di AsiaNews a padre Benny Susetyo, segretario della Commissione Interreligiosa della Conferenza dei Vescovi indonesiani (Kwi).

L’Istituto Setara, gruppo per la tutela dei diritti umani a Jakarta Centrale, la scorsa settimana ha confermato il dato all’esito di un’indagine condotta tra ottobre e novembre tra circa 1.200 persone dei diversi distretti di Jakarta, Bogar, Depo, Tangerang, Bekasi. Circa il 50% degli interpellati ha dichiarato una totale opposizione alla costruzione nella loro zona di edifici religiosi di altre fedi, problema molto attuale nel Paese. Il distretto più intollerante è Bekasi, dove – riporta lo studio - “il 74% degli intervistati ha indicato di rifiutare qualsiasi costruzione di luoghi (cristiani) di culto”.

Nei mesi scorsi nella zona gruppi estremisti islamici si sono opposti anche con violenza alla costruzione di una chiesa del gruppo cristiano protestante Batak. Gli islamici accusano i cristiani di “fare proselitismo” tra i musulmani. Due sacerdoti sono stati accoltellati.

Anche un recente rapporto dell’International Crisis Group avverte il governo indonesiano che la crescente intolleranza di gruppi islamici contro i cristiani, nella Grande Jakarta, rischia di disintegrare il tessuto sociale e la pacifica convivenza che esiste da decenni.

Padre Susetyo nel dicembre 2008 fu rapito e pestato da ignoti (nella foto). Ora egli spiega ad AsiaNews che per ridurre il conflitto è fondamentale un dialogo continuo con l’altra parte, come sempre la Kwi incoraggia a fare. “Molti problemi tra le comunità cristiane e islamiche – dice – possono essere causati dalla mancanza di reciproca conoscenza e comprensione. Per questo la Chiesa deve svolgere un continuo dialogo”.

La Kwi, oltre al dialogo interpersonale, da tempo “ha autorizzato la Commissione interreligiosa non soltanto a intensificare il dialogo e il confronto con le principali organizzazioni islamiche moderate, come la Nahdlatul Ulama e la Muhammadiyah, ma anche con i gruppi islamici più radicali, come l’Islamic Defender Front (Fpi)”.

Padre Susetyo aggiunge che il 1° settembre 2010 il vescovo Johannes Pujasumarta, presidente della Commissione interreligiosa, ha ricevuto la visita del leader Fpi Habib Rizieq Shihab, insieme a suoi stretti collaboratori, per un dialogo costruttivo al fine di ridurre le tensioni tra i fedeli delle due religioni, anche in previsione dei possibili problemi per l’annunciata iniziativa “Brucia il Corano” programmata per l’11 settembre ad opere di un prete statunitense (iniziativa poi rinunciata, per le proteste mondiali).

“La Kwi – prosegue il sacerdote – ha posto da parte il lungo rifiuto di dialogo con gli islamici più estremisti. Nonostante il diffuso scetticismo di molti gruppi cattolici, il dialogo ha aperto un’atmosfera costruttiva di reciproca comprensione”.

Anche Kiai Hajj Hasym, ex capo dei Nu, ha avvertito, durante un incontro dell’Agenzia Nazionale Antiterrore indonesiana, che tra gli studenti universitari islamici sta crescendo il radicalismo.

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