15/12/2009, 00.00
COREA
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Corea del Sud, nuovo mercato mondiale

di Joseph Yun Li-sun
Nonostante la grave crisi finanziaria mondiale, Seoul ha retto benissimo e continua a crescere a livello economico e finanziario. Merito della sua produzione industriale e della svalutazione del won. Ma aborto e riunificazione con il Nord mettono a rischio il futuro.

Seoul (AsiaNews) – La Corea del Sud è l’unico Paese che, pur colpito dalla grave crisi finanziaria del 2008, è riuscito ad annullarne gli effetti continuando quasi senza sosta la sua crescita industriale. Lo dicono i dati del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, che hanno presentato nei giorni scorsi i dati relativi al terzo trimestre dell’anno in corso.

Secondo le proiezioni dei due istituti, nei prossimi cinque anni la media di espansione economica annuale della Corea sarà del 4,6%, un dato molto alto rispetto al 2% previsto per il Giappone e al 2,3% su cui dovrebbero assestarsi le altre economie avanzate. Inoltre, i capitali investiti nel periodo in esame sono cresciuti del 10,4%, mentre Tokyo è stata costretta a tagliare il 26%.

L’Istituto per lo sviluppo coreano – gestito direttamente dal governo di Seoul – sostiene poi che gli investimenti cresceranno nel prossimo anno del 17%, e sottolinea che in piena crisi la Corea ha tagliato soltanto il 2% della spesa interna, contro il 37% effettuato dalle compagnie giapponesi nel marzo 2009.

Impressionanti anche i dati relativi al Prodotto interno lordo, che si assesta sui 16.400 dollari pro capite annui: quattro volte più alto di quello cinese e sedici volte più alto di quello indiano, nonostante la Corea sia dietro agli altri due giganti asiatici per quanto riguarda la crescita industriale media.

Diversi fattori contribuiscono a questa impressionante tenuta economica. Da una parte va sottolineato la svalutazione pilotata dello won, la moneta nazionale, che è calato del 20% rispetto al dollaro negli ultimi due anni, mentre lo yen giapponese saliva del 25%. Questo deprezzamento, dicono gli esperti, ha lasciato lo won “svalutato in maniera artificiale”, facendo salire di molto il valore delle sue riserve industriali.

Inoltre va ricordato l’indotto coreano, composto da un giusto mix di produzione industriale, terziario e mercato finanziario. La Corea del Sud non ha una Borsa imponente, e di conseguenza il crollo dei mercati non l’ha toccata più di tanto; invece, il suo forte settore di produzione meccanica ed elettronica – sono note ormai in tutto il mondo le marche Hyunday e Lg – ha tenuto nonostante la recessione, ed ha ricominciato subito ad esportare.

Tuttavia, vi sono due fattori sociali che mettono a rischio questo nuovo paradiso economico. Il primo riguarda l’invecchiamento progressivo della popolazione, reso ancora più pericoloso da una politica abortista fra le più spregiudicate al mondo. Entro il 2050, dice la Banca mondiale, ci saranno più pensionati che lavoratori, e questo sconvolgerà il sistema economico interno.

Il secondo fattore è l’incognita Corea del Nord: il Paese, governato da uno degli ultimi regimi comunisti al mondo, ha 22 milioni di abitanti che vivono sotto la soglia della povertà. In caso di riunificazione della penisola, questi si riverserebbero in massa nella parte sud, affossandone il Prodotto interno lordo.

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