10/04/2020, 08.57
CINA
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Coronavirus: cala l'inflazione. L’economia cinese non decolla

I prezzi sono cresciuti solo del 4,3% in Marzo. Senza la domanda dall’estero, i prodotti cinesi rimangono invenduti. Il trasporto container marittimo ha visto una riduzione tra il 20 e il 30%. Per gli analisti, il Pil della Cina scenderà al meno 6% nel primo trimestre. L’accordo Opec-Russia non aiuta i produttori cinesi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’indice dei prezzi al consumo in Cina è cresciuto solo del 4,3% in marzo: un netto rallentamento rispetto al mese precedente (+5,2). Il dato negativo riportato dall’Ufficio nazionale di statistica indica che l’economia cinese stenta a riprendersi, malgrado la ripresa della produzione dopo il blocco imposto dal governo per contenere il coronavirus.

Anche l’indice dei prezzi alla produzione ha segnato un calo (-1,5%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La propagazione del Covid-19 nel resto del mondo ha ridotto in modo drastico la domanda per i prodotti cinesi.

Secondo Sea-Intelligence, la domanda mondiale per il trasporto marittimo di container ha visto un crollo tra il 20 e il 30% nei primi mesi del 2020. Lungo la rotta commerciale Europa-Asia il declino è ancora più marcato (tra il 29 e il 34%).

Senza fornire dati precisi, il ministero del Commercio cinese ha dichiarato ieri che gli scambi commerciali del Paese stanno lentamente migliorando. Lo scorso mese, la Cina ha esportato materiale medico per oltre 10 miliardi di yuan (1,3 miliardi di euro). Ma Bloomberg calcola un calo del 13,9% nell’export cinese a marzo: a febbraio era stato del 17.2%. Per l’Organizzazione mondiale del commercio, il commercio mondiale avrà nel 2020 un crollo tra il 13 e il 32% a causa della pandemia.

Secondo la maggior parte degli analisti, il Pil cinese scenderà al meno 6% nel primo trimestre dell’anno. Una ripresa è prevista solo nel terzo trimestre, ma la crescita dell’economia rallenterà sotto al 3% a fine anno, il dato peggiore in decenni. I prezzi bassi del petrolio hanno favorito in parte i produttori cinesi. L’accordo firmato ieri dall’Opec e la Russia, che hanno trovato l'intesa per un taglio della produzione di 10 milioni di barili al giorno, potrebbe arrestare però il crollo del valore del greggio.  

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