16/03/2020, 09.10
LIBANO
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Coronavirus: stato d’urgenza sanitaria nazionale. Chiusi i confini terrestri

di Pierre Balanian

Sanzioni di 5 milioni di lire (circa 2500 dollari Usa) per ristoranti, caffe o negozi di bibite che accolgono clienti seduti. Banche, farmacie, negozi alimentari, uffici pubblici resteranno aperti ed i cittadini sono obbligati a partire da domani e per 14 giorni al confinamento domiciliare salvo obblighi maggiori. Potrebbe chiudere anche l’aeroporto di Beirut. Hassan Nasrallah: Cristiani e musulmani, state a casa. Dio vuole la vostra salute, non la preghiera comune. La riscoperta della preghiera in famiglia.

Beirut (AsiaNews) – Da ieri sera in Libano, è entrato in vigore lo stato “d’urgenza sanitaria nazionale”, dichiarato dal Presidente della repubblica Michel Aoun per contrastare il coronavirus in rapida espansione. Preso inizialmente alla leggera, in una sola settimana i casi di contagio sono saliti da tre a oltre 100, con un decesso registrato. Abituati all’istinto di sopravvivenza dopo anni di guerra, di crisi economica e di privazioni, i libanesi non hanno aspettato le decisioni del governo per rispondere a quella che considerano ormai “una nuova guerra di invasione contro un nemico invisibile”. Già tre giorni fa, molte persone indossavano mascherine, mentre i comuni avevano ordinato il divieto di accogliere clienti seduti nei ristoranti, nei caffe o negozi di bibite, con una sanzione di 5 milioni di lire (circa 2500 dollari Usa) per ogni infrazione.

Come conseguenza, due giorni fa tutti i negozi e gioiellerie hanno chiuso volontariamente i battenti. Le strade erano meno affollate già da ieri. Tutti i venditori di beni di prima necessità indossano guanti. Quattro giorni fa il Primo ministro Hassan Diyab aveva dichiarata il divieto d’ingresso in Libano di viaggiatori provenienti da Cina, Iran, Italia, Egitto, Francia, Spagna e Siria, sebbene finora in quel Paese non sia stato registrato alcun caso di infezione. I cittadini libanesi avevano un termine di quattro giorni per rientrare dalla Siria; a partire da oggi tutti i confini terrestri del Libano sono ufficialmente e totalmente chiusi. Banche, farmacie, negozi alimentari, uffici pubblici resteranno aperti ed i cittadini sono obbligati a partire da domani e per 14 giorni al confinamento domiciliare salvo obblighi maggiori. Notizie non confermate ottenute da AsiaNews, parlano della possibilità di chiudere l’aeroporto di Beirut (l’unico del paese) a fine mese.

La popolazione abituata a sopravvivere in casa da lunghe esperienze di bombardamenti e guerre passate si è già attrezzata da giorni con scatole di conserve, pasta, riso, legumi secchi ed acqua potabile.

Due giorni fa in un discorso televisivo il Segretario generale di Hezbollah  Hassan Nasrallah ha invitato tutti i libanesi a ritenere il Coronavirus “una nuova forma di resistenza” che come tutte le battaglie ha bisogno di una strategia. In questo caso, ha detto, “i Capi della resistenza sono il governo, il ministero della Sanità ed I medici”; i volontari combattenti “devono essere gli studenti universitari di medicina”. Nasrallah ha invitato le banche libanesi: “Loro che si sono arricchite durante la pace assicurata dai combattenti, devono avere un ruolo nel contribuire economicamente alla lotta contro il coronavirus”.

Egli ha infine rivolto un appello a tutti i credenti, cristiani e musulmani, di “non radunarsi per le preghiere” dal momento che al Creatore interessa soprattutto la tutela della nostra vita, più che la preghiera collettiva”.  Stesso concetto è stato espresso in contemporanea dal Patriarca Al Rai e da tutti I patriarchi cristiani in Libano. Ieri la passeggiata del lungomare di Beirut, la famosa Corniche è stata chiusa al pubblico: la polizia municipale ha sgombrato tutti coloro che volevano passeggiare o bagnarsi.

I libanesi ritengono che il Paese dei Cedri sia una terra santa che ha visto il passaggio di profeti e santi, e dove avvenne il primo miracolo di Cristo, a Cana nel sud Libano. Questo fa loro credere che con la grazia divina, il Paese riuscirà a salvarsi dalla pandemia. Tekla Yazdgi, una signora maronita, abituata a recarsi tutti i giorni alla messa, trova consolazione nella preghiera coi figli e il marito in casa: “Sono contenta – dice ad AsiaNews - di pregare di nuovo a casa, insieme a tutta la famiglia, come facevamo un tempo”.

Nel discorso di ieri, Aoun ha detto “che il momento non è per le polemiche politiche e che il virus non fa distinzione fra le confessioni”. In una riunione di emergenza ieri sera, il Consiglio dei ministri ha decretato la mobilitazione pubblica prevista dalla legge, dando alle Forze armate l’ordine di intervenire per far rispettare lo stato di emergenza sanitario.  Questo è il “livello di allerta più alto“, ha dichiarato il Premier Hassan Diyab.

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