17/08/2012, 00.00
INDONESIA
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Corruzione e nepotismo frenano la crescita dell’Indonesia

di Mathias Hariyadi
Nel 67mo anniversario dell’indipendenza, il Paese è ancora bloccato da problemi endemici e irrisolti. La classe dirigente e il presidente Yudhoyono non sono andati oltre vuoti slogan di facciata. Leader di partito coinvolti in scandali e inchieste. Pure in tema di libertà religiosa la nazione regista gravi battute d’arresto.

Jakarta (AsiaNews) - Corruzione e nepotismo sono ancora oggi un elemento peculiare della vita politica, sociale ed economica in Indonesia. Mentre il Paese festeggia il 67mo anniversario dell'indipendenza, la nazione resta ancorata a problemi irrisolti che si trascinano dalla caduta del regime di Suharto, presidente dal 1967 al 1998. Negli ultimi 14 anni, infatti, non si sono registrati cambiamenti o inversioni di rotta. Anche l'attuale legislatura, guidata dal capo di Stato Susilo Bambang Yudhoyono al suo secondo mandato (2004 e 2009), non è riuscita a contrastare con efficacia i mali storici del Paese: nepotismo e corruzione endemica e sistematica. A questo si aggiunge il fatto che gli stessi "uomini del presidente", esponenti del Partito democratico, sono coinvolti a più riprese in corruttele, abuso d'ufficio ed episodi di malaffare.

Oggi l'Indonesia celebra l'indipendenza, proclamata il 17 agosto 1945 dal generale Sukarno  sebbene l'ingresso a pieno titolo alle Nazioni Unite arriverà solo cinque anni più tardi. La festa diventa occasione per un bilancio dell'attuale governo e dei problemi che frenano lo sviluppo. In primis, alcune figure chiave del partito sono implicate in episodi gravi di corruzione. Fra questi, vi è la tesoriera Hartati Mudaya Po, una "potentissima" all'interno della leadership dei democratici, più volte oggetto di indagine e accusata pure di abuso di ufficio. È stata lei a erogare i finanziamenti per la doppia campagna elettorale che ha portato alla vittoria Yudhoyono. Sempre lei risulta essere una "figura chiave" in seno all'Associazione buddista nazionale, la Walubi, che ha anche guidato per diversi anni dalla poltrona di presidente.

Tra gli altri problemi che affliggono la società indonesiana e, di conseguenza, la sua economia, vi è anche una eccessiva burocratizzazione, che finisce pure per scoraggiare gli investimenti dall'estero. "Dobbiamo ridurre le lungaggini burocratiche" ha annunciato Yudhoyono, ma le sue parole vengono percepite dalla popolazione come un vuoto slogan piuttosto che una promessa concreta o un'opportunità di sviluppo. Il capo di Stato aggiunge che i giorni per ottenere una licenza per imprese estere si è "ridotto da 60 a 17"; tuttavia, rispondono i critici, restano i problemi relativi al rilascio dei permessi, la cui velocità è spesso legata a mazzette o altri favori.

Da ultimo, resta critica la situazione anche per quanto concerne la libertà religiosa nel Paese; continuano infatti gli episodi di abusi, se non vere e proprie violenze, ai danni delle minoranze che vedono in molti casi ridotta - se non del tutto negata - la professione del culto. Fra i molti esempi, vi è la recente chiusura della chiesa cattolica di San Giovanni Battista, a Bogor, utilizzata da migliaia di fedeli per le funzioni domenicali (cfr. AsiaNews 14/08/2012 Bogor, fronte di islamici radicali fanno chiudere la chiesa di San Giovanni Battista in uso da sei anni). Le autorità locali hanno messo i sigilli all'edificio per presunte irregolarità nei permessi di costruzione; una violazione perpetrata nel silenzio del governo centrale. 

 

 

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