10/11/2020, 13.54
ISRAELE - PALESTINA
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Covid-19, morto lo storico capo-negoziatore palestinese Saeb Erekat

Era stato uno degli artefici degli “Accordi di Oslo” e fra i più duri critici dei recenti “Accordi di Abramo”. Ricoverato in un ospedale di Gerusalemme, era intubato e in coma. Tre anni fa aveva subito un un trapianto polmonare. Il ricordo di palestinesi e israeliani.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Saeb Erekat, una delle figure principali della diplomazia palestinese, mediatore ai tempi degli “Accordi di Oslo” del 1993 e strenuo oppositore dei più recenti “Accordi di Abramo”, è morto oggi per il Covid-19 all’età di 65 anni. Sposato, padre di quatto figli (due gemelle, e due maschi), egli è deceduto all’Hadassah Medical Center di Gerusalemme, dove era ricoverato da qualche settimana a causa di un progressivo deterioramento delle condizioni di salute. A nulla sono valse le cure dei sanitari, che non sono bastate per fermare l’avanzata del virus su un fisico già provato dalle malattie. 

Erekat (nella foto, con Arafat e Clinton), capo negoziatore palestinese e segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), si era infettato il mese scorso e si trovava nel reparto di terapia intensiva. Egli era considerato un paziente ad alto rischio per le condizioni di salute pregresse: tre anni fa aveva subito un trapianto polmonare a causa di una fibrosi. 

L’Autorità palestinese (Ap) ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale, esaltando l’uomo che negli ultimi 25 anni ha cercato la pace, o quantomeno una intesa con Israele. Ricordando la sua figura e il suo impegno, il presidente Abu Mazen ha elogiato il “nostro caro fratello e amico, il grande combattente” la cui morte rappresenta “una grande perdita per la Palestina e il nostro popolo”, in special modo in questi "tempi difficili per la causa palestinese”. 

Nato a Gerusalemme nel 1955, egli è cresciuto fin da piccolo a Gerico. Nel 1972 il trasferimento negli Stati Uniti per studi universitari, dove si è laureato e ha ottenuto un master in relazioni internazionali all’università statale di San Francisco. Rientrato in Cisgiordania, egli ha insegnato alla Al-Najah University di Nablus, prima di vincere un concorso e conseguire un dottorato in risoluzione dei conflitti e studi per la pace all’università di Bradford, nel Regno Unito.

All’inizio degli anni ’90 Yasser Arafat lo ha scelto come volto internazionale della causa palestinese, anche per la perfetta padronanza dell’inglese, il profilo accademico e l’allora affiliazione marginale all’Olp, in un’epoca di tensioni e conflitti. Egli era il profilo più neutrale che la leadership palestinese potesse giocare, in una fase in cui i dialoghi erano aperti e si profilava all’orizzonte lo storico incontro di Oslo. Sui recenti “Accordi di Abramo” aveva speso parole durissime, criticando la decisione degli Emirati Arabi Uniti (Eau) di riconoscere Israele, perché di fatto affossa ogni flebile speranza di soluzione a due Stati, mentre vedeva gli Usa di Donald Trump come “parte del problema”. 

L’8 ottobre scorso era risultato positivo al coronavirus e le sue condizioni sono precipitate in fretta, tanto da dover essere trasferito - accompagnato da moglie e figli - in un ospedale attrezzato di Gerusalemme dove è stato intubato. Dal 19 ottobre egli era in coma e non si è più risvegliato. Fin dall’inizio i dottori che lo hanno avuto in cura hanno parlato di “sfida enorme” per il precedente trapianto polmonare, per il sistema immunitario debole e una infezione batterica sopravvenuta in aggiunta al coronavirus. 

Commentando la sua scomparsa Hanan Ashrawi, membro di primo piano dell’Olp, parla di “transizione significativa nella storia e nella realtà palestinese”. Egli era impegnato a difesa dei diritti del popolo e nella ricerca di “una pace giusta”, basata sulle libertà e i diritti. “Riposa in pace - ha aggiunto la leader palestinese - e nella gloria amico mio”. Ahmad Tibi, parlamentare arabo-israeliano di primo piano, piange la morte “di un amico e di un leader coraggioso”. Condoglianze arrivano anche da Israele, con l’ex ministro degli Esteri Tzipi Livni che si dice “addolorata” per il decesso. A lei lo stesso Erekat avrebbe scritto dal letto di ospedale: “Non ho finito ciò per cui sono nato”. Yossi Beilin, ex ministro israeliano e negoziatore di pace, parla di “perdita enorme per quanti credono nella pace, siano essi palestinesi o israeliani”.

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