10/04/2015, 00.00
CINA
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Cresce l’influenza dei generali cinesi nella diplomazia

di Willy Lam
Alcuni generali dei più alti livelli siedono “di diritto” nel Politburo e in altre commissioni chiave. Il “gruppo dei Principini” è quello più vicino al presidente e ne influenza le decisioni. Il personale militare deve “sostenere in modo incrollabile la leadership assoluta del partito nelle relazioni diplomatiche”. La rinascita delle rivendicazioni territoriali nei confronti di Giappone, Vietnam e Filippine e la visione “del controllo dell’aria e dello spazio”. I militari difensori “della quintessenza della cultura cinese”.

Pechino (AsiaNews) - Di recente i media cinesi hanno lanciato un dibattito sulla politica estera che va in palese soccorso della estensione dell’influenza esercitata dai generali dell’Esercito di Liberazione del Popolo (PLA) sulla diplomazia del Paese. Alla fine del 2014 Wang Zhanyang, uno studioso liberale del Central Institute of Socialism [un istituto di cultura politica che dichiara di non avere affiliazioni con il Partito Comunista - ndr], ha provocato un vero trambusto quando ha affermato - in un articolo pubblicato sul Global Times - che “per il Giappone è impossibile diminuire la vecchia via della politica militare”.

Il prof. Wang sostiene che “entrambe le teorie della ‘minaccia del Giappone’ e della ‘minaccia della Cina’ non corrispondono alla realtà”. Egli ha anche aggiunto che coloro che credono in una nuova militarizzazione del Giappone, inclusi gli ufficiali militari più interventisti del Paese, “si sono smarriti nel regno dell’errore  metodologico” [Global Times, 9 ottobre 2014].

Lo scorso novembre il tenente generale Wang Hongguang ha contestato in maniera dura la visione espressa dal prof. Wang sull’articolo del Global Times. Il generale Wang, vice-comandante della strategica Regione militare di Nanjing, ormai in pensione, ha citato gli sforzi compiuti dall’amministrazione di Shinzo Abe nel tentativo di reinterpretare la Costituzione giapponese e sviluppare armi all’avanguardia per dimostrare che “rimane invariata l’ambizione millenaria del Giappone nel conquistare la Cina”. Il generale Wang ha insinuato che una nuova guerra con il Giappone è una chiara possibilità [Global Times, 14 novembre 2014].

I sostenitori dell’uno e dell’altro - professore e generale - si sono scontrati a gran voce sui social media cinesi. Xu Sen, colonnello capo, ha affermato che “i soldati hanno tutto il diritto di fare dichiarazioni pubbliche su questioni che riguardano la difesa e la sicurezza nazionale” e sembra sostenere un accresciuto coinvolgimento del PLA nella politica estera. Xu, un veterano ricercatore all’Università della Difesa Nazionale, nega ogni accusa sulla possibilità che i generali “stiano alimentando le fiamme dei sentimenti nazionalistici”. “Se i soldati non devono parlare della guerra, di cos’altro possono parlare?”, ha chiesto retorico in un commento sul Global Times [Global Times, 28 agosto 2014; Chinaiiss.com, 28 agosto 2014].

Oltre che a stupire, le parole di Xu hanno sollevato la grande questione se la crescita di commenti da parte dei generali su temi che riguardano diplomazia e sicurezza nazionale non significhi che il Presidente e Comandante in capo Xi Jinping, numero uno della politica estera della Cina, stia dando loro maggiore possibilità di espressione in questo ambito strategico.

Le strade per l’influenza del PLA sulla politica estera

Il personale militare esercita una grande influenza sulle politiche di sicurezza nazionale ed estera in due modi. Il primo attraverso lo “junshi waijiao” (“diplomazia militare”), cioè la possibilità per i funzionari del labirintico sistema si difesa cinese di essere coinvolti in attività che vanno dal promuovere i rapporti tra i diversi gradi militari con i governi stranieri e le forze di difesa, alla partecipazione del personale del PLA a conferenze internazionali o a missioni di peace-keeping a livello mondiale. Il secondo modo con cui gli alti ufficiali possono avere voce nella diplomazia è offrendo consigli alla leadership - il Presidente Xi e i membri del Politburo che detengono le decisioni - in modo ufficiale e non ufficiale.

All’interno del Partito comunista cinese (Pcc), i generali fanno parte dei due organi decisionali di più alto livello: il Foreign Affairs Leading Small Group (FALSG) e la Commissione centrale per la Sicurezza nazionale (Ccsn). Membri anziani del PLA - cari amici del presidente Xi, che hanno servito come segretari giovani all’interno della Commissione militare centrale (CMC) tra il 1979 e il 1982 -, contribuiscono alla formazione delle politiche sulla sicurezza nazionale del Paese mediante conversazioni informali con il presunto capo del “gruppo dei Principini” (un titolo accordato ai figli degli anziani del partito). [1]

Il giudizio del presidente Xi sul modo in cui lo “junshi waijiao” va attuato getta luce sul grande tema dell’influenza dei generali nella politica estera. A fine gennaio la CMC e il Ministero della difesa nazionale hanno tenuto una speciale conferenza sulla diplomazia dei generali del PLA. Xi ha esaltato il ruolo giocato dai dirigenti della difesa nel “portare avanti gli obiettivi diplomatici generali del Paese e nel sostenere la sicurezza nazionale”. Egli ha anche detto che i generali, così come le dozzine di funzionari militari sparsi nelle ambasciate cinesi di tutto il mondo, devono migliorare il tono e la qualità dei loro sforzi diplomatici.

Per Xi il personale militare deve “sostenere in modo incrollabile la leadership assoluta del partito sullo ‘junshi waijiao’”. Egli ha aggiunto che i funzionari del PLA, che agiscono in ambito diplomatico, devono “incrementare in modo risoluto le direttive politiche della leadership del partito e della CMC, e devono sostenere in maniera ferma un corretto orientamento politico quando fanno osservazioni, considerazioni e operazioni che riguardano i temi diplomatici” [Liberation Army Daily, 30 gennaio; Xinhua, 29 gennaio].

Lo scorso anno l’esercito cinese è stato attivo in operazioni umanitarie internazionali, inclusa la ricerca dei dispersi del volo MH370 della Malaysian Airlines, l’invio di un numeroso gruppo medico per combattere l’epidemia di ebola in Africa occidentale. L’esercito ha anche partecipato a diverse missioni di peace-keeping sotto il mandato delle Nazioni Unite.

Le autorità del PLA hanno organizzato anche due importanti conferenze internazionali: il Simposio navale del Pacifico occidentale e il Forum di Xiangshan, che hanno trattato tematiche quali la costruzione della sicurezza collaborando insieme ad altre forze di difesa della regione Asia-Pacifico. Inoltre esponenti degli alti livelli hanno partecipato a conferenze sulla sicurezza regionale, come lo Shangri-La Dialogue che si svolge a Singapore ogni anno. La scorsa estate una taskforce della Marina militare del PLA ha visitato otto Paesi africani, a testimonianza della capacità di proiezione a livello mondiale della forza della quasi super-potenza in rapida crescita [Xinhua, 26 dicembre 2014; People’s Daily, 26 dicembre 2014].

In ogni caso, alcuni generali pare abbiano confuso le acque sugli sforzi della Cina per disinnescare le crisi diplomatiche e minimizzando la teoria della ‘minaccia cinese’. I generali in servizio e quelli in pensione fanno spesso ricorso ad una retorica provocatoria quando sostengono la sovranità della Cina nelle dispute con Paesi come il Giappone, il Vietnam e le Filippine. Luo Yuan, Generale maggiore in pensione, e “Long Tao”, forse lo pseudonimo di Dai Xu, hanno parlato di “dare una lezione” - parola d’ordine per una guerra limitata - a Vietnam e Filippine [Junshi.xilu.com, 2 marzo 2012; Chinaiiss.com, 28 ottobre 2011]. Lo scorso anno, impegnato in un confronto diplomatico con gli Stati Uniti durante la visita a Pechino del segretario della Difesa Chuck Hagel, il generale Chang Wanquan, ministro della Difesa, la lanciato minacce di guerra quando ha detto ad Hagel che “l’esercito cinese è in grado di radunarsi subito, combattere ogni tipo di battaglia e vincere”. Sulle dispute di sovranità nel Mar Cinese meridionale e orientale, il generale Chang ha poi affermato: “[La Cina non farà] alcun compromesso, concessione o trattato” Xinhua, 8 aprile 2014; China Daily, 8 aprile 2014].

Per la poca chiarezza della politica della Cina, è difficile verificare in quale area il comandante in capo Xi vuole che sia migliorato lo “junshi waijiao”. Non è nemmeno facile capire se le espressioni orgogliose dei commentatori del PLA rappresentino le reali intenzioni della leadership del Partito comunista cinese - o se la loro retorica serva alla pratica consolidata della guerra psicologica.

L’impatto dei generali si può avvertire in modo più chiaro mediante la loro influenza diretta negli organi decisionali di alto livello. Mentre il personale del PLA - e la para-militare Polizia armata del Popolo (PAP), il cui ruolo più importante è mantenere la stabilità interna - è composto da oltre 3,5 milioni, i membri senior delle due unità hanno sempre garantito il 20% dei 200 seggi del Comitato centrale del Partito comunista cinese. Due persone degli alti ranghi - di solito i due vice-presidenti della CMC - hanno sempre un seggio assegnato all’interno del potente Politburo. Al contrario, dal 2002 nessun diplomatico del personale di politica estera ha mai fatto parte del Politburo.

Chang Wanquan, consigliere di Stato e ministro della Difesa, siede nel FALSG; diversi esperti dell’intelligence militare del Dipartimento generale (GSD) del PLA sono rappresentati in due sotto-gruppi del FALSG. Un numero maggiore di membri degli alti livelli sono stati introdotti nella CNSC, formata due anni fa. Sia Fang Changlong, vice-direttore generale della CMC, che il generale Chang sono membri del Comitato permanente della Commissione, mentre Wang Ning, comandante generale della PAP, e Meng Xuezheng, generale maggiore del servizio di intelligence del GSD, sono membri ordinari [Sina.com.cn, 23 giugno 2014; Ta Kung Pao, 15 aprile 2014].

La fiducia dei funzionari militari nel loro contributo alla politica estera si esprime in questa frase citata di frequente nei media del PLA: “Quello che i soldati non riescono ad ottenere con le armi in guerra è impossibile che i diplomatici lo ottengano usando la loro eloquenza al tavolo dei negoziati” [Liberation Army Daily, 28 luglio 2014].

I “Principini” del PLA agiscono come think tank privato di Xi

Una dozzina di generali “principini” che fanno parte del think tank informale e personale del Presidente Xi possiede ancora più potere. Il generale Liu Yuan - figlio Liu Shaoqi, primo capo di Stato cinese - è un consulente chiave di Xi per quanto riguarda gli affari interni del PLA. È stato proprio il generale Liu, attuale commissario politico del Dipartimento di logistica generale (GLD), ad aver avviato nel 2011 la campagna anti-corruzione all’interno dell’Esercito di liberazione del Popolo con la denuncia dei reati economici del sotto-tenente generale Gu Junshan, vice comandante del GLD [Phoenix TV, 3 novembre 2014].

Il generale Liu Yazhou, autore affermato e commissario politico dell’Accademia delle scienze militari del PLA, è tra i vari “principini” militari che discutono periodicamente con Xi sulla strategia di sicurezza nazionale. Nel 2014 il generale Liu, genero dell’ultimo presidente Li Xiannian, ha pubblicato il volume intitolato “Victories Based on Control of the Skies” (“vittorie basate sul controllo dei cieli”). “Lo spazio rappresenta l’ultima frontiera della guerra”, scrive Liu. “Il controllo dello spazio è la premessa per il controllo dell’aria, dei mari e della tecnologia dell’informazione” [Nanning Evening News, 9 giugno 2014].

Nello stesso periodo Xi ha iniziato a fare richiami “alla sintesi dell’aria e dello spazio”. Durante una visita al quartier generale dell’Aviazione del PLA (PLAAF) nell’aprile 2014, Xi ha esortato il personale ad “accelerare la costruzione di una potente forza aerea del popolo basata sulla premessa della sintesi del controllo dell’aria e dello spazio…in modo da fornire un efficace sostegno al Sogno Cinese e al Sogno del Grande Esercito” [Xinhua, 14 aprile 2014].

Il sostegno dei generali al sogno di Xi di un “Grande Esercito”

Se si fa un confronto con i predecessori Deng Xioping, Jiang Zemin e Hu Jintao, sembra che Xi sia molto più disposto ad usare la forza militare per sostenere le proiezioni di potenza globale della Cina. Una delle prime affermazioni di Xi in tema di sicurezza nazionale è stata che l’apparato militare del Partito-Stato “deve assicurare che le truppe siano pronte alla chiamata e che esse possano combattere in modo effettivo e vincere le guerre” [People’s Daily, 7 agosto 2014]. Egli ha ripetutamente invitato i generali a “destinare il massimo sforzo per espandere e approfondire la preparazione per la battaglia militare”, ripetendo un richiamo comune fin dai primi anni ’90 [China News Service, 12 marzo 2013; Xinhua, 6 febbraio 2013].

Lo scorso aprile, durante una non comune dimostrazione di lealtà nei confronti del pensiero militare di Xi, 18 generali anziani hanno pubblicato degli articoli “biaotai” (“di aperto supporto”) sul Liberation Army Daily. Gli alti ufficiali hanno riassunto la visione sulla sicurezza nazionale del comandante in capo come “una sfida a brandire la spada e a schierare quella più tagliente” [Liberation Army Daily, 2 aprile 2014].

La conclusione logica è che Xi voglia accordare ai generali maggior voce in politica estera, a causa delle crescenti aspettative verso un ruolo di primo piano delle forze militari nella realizzazione degli obiettivi nazionali nella diplomazia e nella sicurezza.

Infatti l’influenza dei generali è avvertita non solo nelle questioni sulla sicurezza nazionale, ma in tutto ciò che riguarda una rimodulazione della politica e della civiltà cinesi secondo lo “Spirito di Xi Jinping” [vedi China Brief, 6 marzo]. Mentre riflette sul “Sogno Cinese”, Xi ipotizza spesso un “grande esercito” come prerequisito della “rinascita del popolo cinese” [Beijing Youth Daily, 16 aprile 2014]. Come sottolinea anche il principino Liu Yuan, “senza una forte difesa nazionale, i Paesi ricchi diventeranno una pecora grassa pronta per essere macellata” [Xinhua, 16 marzo, 2013]. Forse alla luce delle pesanti componenti nazionalistiche - e militaristiche - del mantra del “Sogno cinese”, il principino generale Liu ha esortato ad una sorta di “guerra culturale” da inculcare in modo particolare tra i giovani cinesi. In un controverso articolo del 2010 intitolato “Why We Need to Retool Our Views on Culture and History” (“Perchè dobbiamo riorganizzare la nostra visione della cultura e della storia”), Liù sosteneva che la “guerra culturale” ha “consolidato l’intelligenza umana più radicata nel tempo e più critica”. Egli ha detto: “Dobbiamo nutrire un cuore devoto e la fedeltà di un devoto verso la guerra e gli attori della guerra”. “Sono troppo splendidi, troppo grandi!” [Seeking Truth, 1 settembre 2010; People’s Daily, 3 agosto 2010]. Se gli attori della guerra sono visti come salvatori della Cina e custodi della quintessenza della civiltà cinese, il ruolo dei generali nella politica estera e nella sicurezza nazionale aumenterà in modo inevitabile.

 (Per gentile concessione della Jamestown Foundation)

 


Note

[1]  Per maggiori informazioni sul ruolo dei generali nella formulazione della politica estera della Cina vedi, per esempio, You Ji, The PLA and Diplomacy: Unraveling Myths About The Military Role in Foreign Policy Making, Journal of Contemporary China, Volume 23, Issue 86, 2014, pp. 236-254. Confronta anche Michael Swaine, China’s Assertive Behavior Part Three: The Role of the Military in Foreign Policy, China Leadership Monitor, No. 36, 2012; Willy Lam, China Politics in the Era of Xi Jinping, New York, Routledge, 2015, pp. 227-233.

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