28/04/2005, 00.00
CINA – ASIA CENTRALE
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Crescono gli interessi di Pechino nell'Asia Centrale

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Interessi economici, in primo luogo di approvvigionamento energetico, e politici, soprattutto di stabilità della regione, spingono la Cina a continuare ad incrementare i rapporti con gli Stati ex sovietici dell'Asia centrale: Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan. Pechino si preoccupa anzitutto della sua sicurezza interna: vuole evitare ogni fermento che potrebbe incoraggiare il separatismo dei musulmani uiguri nello Xinjiang (regione di confine ricca di giacimenti petroliferi) , nella quale da decenni è in atto una persecuzione fatta di carcere, soppressione della loro lingua e cultura e di una massiccia immigrazione della etnia Han, allettata con concessioni e incarichi dirigenziali. Popolazioni uigure, talvolta maggioritarie, vivono infatti anche negli Stati circostanti.

La Cina è membro del "gruppo di Shangai" (Shanghai Cooperation Organization, SCO), creata nel 1996 dopo la guerra civile nel Tagikistan, la presa di potere dei talebani in Afghanistan, gli attentati terroristici islamici nel Xinjiang e il diffondersi di movimenti fondamentalisti islamici in Uzbekistan, proprio per combattere i "tre mali" dell'estremismo, dl terrorismo e del fondamentalismo e promuovere il commercio regionale. Il "gruppo" raccoglie i quattro Stati dell'Asia centrale (tranne il Turkmenistan) e la Russia. La SCO è diventato anche un importante veicolo diplomatico e l'India ha chiesto la ammissione.

In secondo luogo, la Cina pensa alle sue necessità energetiche e cerca di realizzare una nuova "Via della seta" costituita di ferrovie e di oleodotti, per trasportare le ricchezze delle montagne e del Mar Caspio fino allo Xinjiang. Una rete di trasporti utile anche per i rapporti con Iran e Paesi arabi e persino con la lontana Europa. La regione del Mar Caspio è ricca di giacimenti petroliferi, minerali, gas. I paesi dell'Asia centrale non sono in grado di sfruttarli autonomamente per mancanza di risorse economiche, competenze tecniche e infrastrutture per il trasporto a mercati migliori che li affranchino dalla reti di trasporto russe.

In terzo luogo, Pechino vede con allarme la presenza militare di altre potenze in questa zona: oltre alla Russia, dopo l'11 settembre 2001 e la guerra in Afghanistan anche gli Stati Uniti hanno stanziato truppe nell'Asia centrale.

Questi Stati, infine, sono un mercato in espansione che hanno necessità di acquistare tutto: tecnologia ma anche alimentati e materie prime, competenze tecniche e prodotti finiti. Oltre a Usa e Russia, nella zona sono molto attive l'India e molti Stati europei, ma anche Arabia Saudita e Pakistan che fanno perno sui comuni legami religiosi, Turchia e Iran sui vincoli culturali, Giappone e Sud Corea.

La Cina ha instaurato buoni rapporti soprattutto con il Kazakistan. Secondo l'ambasciata kazaka in Cina, gli scambi commerciali tra i due Stati hanno avuto un volume di 3,29 miliardi di dollari Usa nel 2003, con una crescita del 68,1% rispetto all'anno precedente e la previsione di raggiungere i 5 miliardi per il 2010. Il governo kazako vede con favore i benefici economici e diplomatici portati dalla presenza cinese, anche per le difficoltà nei rapporti con gli Usa dopo il "Kazakhgate", con l'accusa contro il presidente Nazarbayev che 78 milioni di dollari provenienti dalle aziende petrolifere occidentali sono giunti su conti bancari svizzeri collegati a lui e altri personaggi del suo governo. Nel giugno 2003 il presidente cinese Hu Jintao è stato in visita nello stato e gli incontri tra membri dei governi sono stati poi frequenti. E' in costruzione un oleodotto di 3000 km per portare il petrolio kazako dalla città di Atasu allo Xinjiang. (PB)

 

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