26/11/2003, 00.00
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Cristiani e musulmani più fragili e più uniti di fronte al terrore

Testimonianza di una cristiana nel paese sconvolto dagli attentati

Istanbul (AsiaNews) -Da giorni, spenti i riflettori del mondo sugli attentati che hanno colpito il suo cuore, una fitta nebbia avvolge la grande metropoli di Istanbul. Come un velo che copre e protegge, attenuando suoni e rumori. Quasi a voler custodire nel suo silenzio il dolore straziante di numerose famiglie di ogni religione, cultura e ceto sociale.

Il silenzio, denso di emozioni contrastanti, è calato su tutta la Turchia.

Silenzio chiesto ai massmedia dal primo ministro Erdogan perché le indagini non siano intralciate con fughe di notizie e il tribunale per la sicurezza ha imposto il segreto istruttorio.

Silenzio voluto dai sindacati e dalle organizzazioni non governative e attuato con una silenziosa protesta per la pace, svoltasi nelle piazze delle principali città del Paese. Non urla arrabbiate, non rivendicazioni di vendette, non scene di isterismo, ma folle di migliaia di giovani, anziani, donne, lavoratori e bambini, composte e compatte in una presenza muta da mozzare il fiato.

Un silenzio denso, per ribadire il rifiuto di ogni violenza terroristica. Violenza senza volto che ha mietuto vittime tra i turchi di religione musulmana, ebraica e cristiana. Uno spettro che – non si sa quando, dove e come tornerà a colpire -  si aggira ancora e che ha minato una pace a fatica costruita negli anni.

Commentando i fatti di questi giorni, Kenan Gürsoy, docente all'Università Galatasaray di Istanbul ha detto: "La Turchia ha intrapreso ormai da due secoli la sua occidentalizzazione, direi la sua de-ottomanizzazione, attraverso enormi problemi e rivoluzioni che hanno lasciato tracce nel nostro sistema di politico, sociale e culturale. Fino all'anno scorso, in Turchia non vi era una vera pace interna, una riconciliazione tra i differenti gruppi. Di fronte alla modernità il popolo turco non si era definito come musulmano. Adesso, invece, grazie alla vittoria elettorale dell'Akp di Erdogan, ha avuto la possibilità di essere insieme moderno e radicato in una tradizione che gli appartiene. Anche coloro che non hanno votato l'Akp – e io sono tra questi –ritengono ora che un governo islamico moderato rappresenti un'opportunità unica e un ponte tra laicità e islam.  Certamente, questo islam non piace agli estremisti i quali, con le bombe, puntano a intralciare questo cammino di riconciliazione interna ed esterna".Dopo gli attacchi del 15 e del 20 novembre la Turchia non è più la stessa: mai avrebbe immaginato un affronto di tale portata. Visitando diversi luoghi il paese sembra si sia indebolito terribilmente. Nello stesso tempo si è rafforzato il desiderio di mostrare il volto fraterno e pacifico dell'islam.

Oggi è il primo giorno di festa del dopo Ramadan. Dopo l'attentato molti rimanevano barricati in casa. Ora le famiglie a poco a poco si sono fatte coraggio e hanno invaso i mercati per comprare i cibi indispensabili al tradizionale pranzo, i regali da distribuire a bambini, amici e parenti che si vanno a visitare, i vestiti da indossare per l'occasione e soprattutto i dolci che non possono mancare sulla tavola in questi giorni di Seker Bayram ("festa dello zucchero").

Durante questo speciale pasto in comune, i membri della famiglia e gli amici si riuniscono in un'atmosfera di gioia e in molti casi, senza alcuna discriminazione, persone di altre religioni, soprattutto se vicini di casa e colleghi di lavoro, sono invitate a condividere questo momento conviviale: segni di amicizia preziosi, specialmente in questo momento in cui si vivono tante inquietudini e si percepisce nell'aria un senso di paura e di morte, che attanaglia gli animi ed è difficile da scrollarsi di dosso.

La novità è evidente soprattutto ad Antiochia , conosciuta come "la città della pace e della comunanza fra le religioni". In questi giorni di vacanza essa è diventata meta di viaggi di famiglie e gruppi, quasi a testimoniare che si vuole vincere la paura.

Guerre e di violenza sono una ferita aperta nel cuore dell'umanità; i conflitti che fanno vittime innocenti spingono i popoli popolazione a perdere la speranza.

Ma è proprio in questo momento di estrema fragilità e debolezza, che ci si ritrova uniti intorno all'unico Signore del Cielo e della Terra.

Sabato scorso, la "notte della discesa del Corano sulla terra" le moschee erano straripanti di persone ad invocare la pace e la luce. La domenica è stata la volta dei cristiani per la festa di Cristo Re .

Nell'augurio di quest'anno a conclusione del Ramadan 2003 Mons. Fitzgerald, il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ricorda le parole di Giovanni Paolo II: "Se la pace è dono di Dio ed ha in Lui la sua sorgente, dove è possibile cercarla e come possiamo costruirla se non in un rapporto intimo e profondo con Lui? Edificare la pace nell'ordine, nella giustizia e nella libertà richiede, pertanto, l'impegno prioritario della preghiera, che è apertura, ascolto, dialogo e ultimamente unione con Dio, fonte originaria della pace vera". (Discorso>, 24 gennaio 2002).

In questo momento di tenebra che oscura l'umanità in numerosi luoghi del Medio Oriente gli uomini e le donne di qualunque fede in Turchia credono e sperano in questa pace.

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