04/07/2012, 00.00
INDIA
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Cristiani in India, nuovi attacchi alla libertà religiosa

di Nirmala Carvalho
Il Global Council of Indian Christians (Gcic) denuncia aggressioni anticristiane in Uttar Pradesh e in Karnataka, perpetrati da ultranazionalisti indù. In entrambi i casi, la matrice comune è la complicità di polizia e autorità con gli aggressori.

Mumbai (AsiaNews) - Non si fermano le aggressioni contro i cristiani dell'India, perpetrate da ultranazionalisti indù con la complicità della polizia. Gli ultimi episodi in ordine di tempo sono avvenuti in Karnataka e in Uttar Pradesh. Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), denuncia una situazione "non più tollerabile per l'India laica", dove "sempre più spesso i cristiani non godono della libertà costituzionale di professare e praticare la propria religione, nei loro luoghi di culto".

Il primo luglio scorso a Vijayapura (Karnataka) il rev. Kantharaj Hanumanthappa, pastore della Chiesa pentecostale Zion Prarthana Mandira, stava conducendo un servizio di preghiera nella sua abitazione. All'improvviso, circa 20 attivisti del Bajrang Dal (gruppo ultranazionalista indù) hanno interrotto il raduno, insultando i fedeli presenti e accusandoli di fare proselitismo tra gli indù. Per non far degenerare la situazione, il pastore ha deciso di interrompere il servizio. Poi, insieme ad alcuni dei presenti si è recato alla stazione di polizia di Burmasagar per sporgere denuncia, ma gli agenti non hanno effettuato ancora alcun arresto.

Una situazione analoga si è verificata nel villaggio di Rahika (distretto di Sitapur, Uttar Pradesh), durante un raduno di tre giorni (26-28 giugno) di una Chiesa pentecostale della zona. Intorno alla mezzanotte del primo giorno, alcuni poliziotti si sono introdotti nella casa del pastore Ramgopal, gli hanno sequestrato il cellulare e lo hanno portato alla stazione di polizia. Gli agenti lo hanno minacciato: "O ve ne andate via da qui e non tornate mai più, o ti arrestiamo". Inutili gli interventi di funzionari locali del Gcic: la polizia ha rilasciato il pastore solo dopo avergli fatto firmare una dichiarazione, in cui prometteva di non condurre più alcun servizio di preghiera nella zona.

"Episodi come questi - sottolinea Sajan George - sono ormai una consuetudine, soprattutto negli Stati guidati dal Bharatiya Janata Party (Bjp, partito ultranazionalista indù, ndr). Membri del Sangh Parivar attaccano la vulnerabile comunità cristiana, nel silenzio e nella protezione delle autorità. I nostri appelli per garantire maggiore sicurezza sono inutili".

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